Quelle mostruose trivelle nel mare siciliano
Preoccupano le trivelle dei petrolieri pronte a sondare a largo delle coste siciliane
La preoccupazione c'è e non soltanto tra le associazioni ambientaliste, alcune create proprio contro le trivelle. Infatti, anche diversi sindaci siciliani sono in apprensione per le richieste di numerose compagnie per effettuare ricerche di petrolio o gas a largo delle coste siciliane. Sarebbe "un danno enorme alla nostra immagine e al turismo", dicono i sindaci, soprattutto per la provincia di Ragusa che "ospita" i luoghi cari a Montalbano nella fiction e che grazie a Montalbano "ha avuto un notevole incremento di presenze turistiche".
L'australiana AuDax sta effettuando esplorazioni per capire quanto petrolio c'è sotto i fondali a largo di Pantelleria. La Northern Petroleum cerca a largo delle isole Egadi. La Transunion Petroleum Italia invece è pronta per sondare di fronte le coste ragusane-siracusane.
Nelle scorse settimane, dopo la nota indirizzata ai ministeri dell'Ambiente, dei Beni Culturali, dello Sviluppo Economico, Regione Siciliana, Provincia di Ragusa e Siracusa, Comuni di Ispica, Modica, Pozzallo, Ragusa, Santa Croce Camerina, Scicli, Pachino, Portopalo di Capo Passero, da parte della Transunion, che chiede di avviare la procedura di valutazione di impatto ambientale al fine di dare seguito all'istanza di "permesso di ricerca", i sindaci di Pozzallo, Santa Croce Camerina, Scicli e il senatore del Pd Giuseppe Lumia hanno espresso la loro preoccupazione.
Giuseppe Sulsenti, sindaco di Pozzallo, ha invitato "i colleghi interessati a fare fronte comune per dire da subito no alla richiesta della Transunion, convinto che quel tipo di ricerca industriale possa mettere a rischio l'ambiente marino e la bellezza delle nostre spiagge".
Il sindaco di Santa Croce Camerina, Lucio Schembari, dice che "simili ricerche sono un danno all'immagine della provincia di Ragusa che ha investito sul turismo". La frazione di PuntaSecca dove si trova la casa del "commissario Montalbano" ripresa dalla fiction televisiva ricade nel suo comune. "Grazie a Montalbano - ha spiegato Schembari - abbiamo avuto un notevole incremento nei nostri territori di presenze turistiche. Se venissero autorizzate questo tipo di ricerche il danno sarebbe enorme. Dobbiamo solo alzare il coro della protesta e per questo concordo col sindaco Sulsenti".
Il sindaco di Scicli Giovanni Venticinque dice: "Il mio comune è patrimonio dell'Umanità per alcuni monumenti dall'enorme valenza architettonica, quindi da tempo ci siamo schierati contro le perforazioni nel nostro territorio".
Il senatore Pd Giuseppe Lumia sostiene che "di fronte alle coste siciliane è in atto una speculazione petrolifera senza precedenti, che rischia di compromettere una delle aree più belle del nostro Paese. Come se non bastasse le compagnie pagherebbero allo Stato italiano royalties ridicole".
Secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero più di cento i permessi di ricerca di idrocarburi richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Le piattaforme, che - secondo quanto riportato dai bollettini pubblicati sui siti delle compagnie petrolifere - potrebbero già entrare in azione tra poche settimane, confermano i timori manifestati negli ultimi mesi dagli ambientalisti: il decreto anti-trivella, firmato e fortemente voluto dal ministro Prestigiacomo, emanato lo scorso 26 agosto, non servirà a proteggere le acque del Mediterraneo. La Northern Petroleum lo sa e lo scrive: "La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia". Così, in barba al no della Regione e a quello dei sindaci, la Northern fa sapere di poter estrarre dai suoi giacimenti ben 4 miliardi di barili che tradotti in quattrini significano 400 miliardi di euro nelle tasche dei petrolieri.
"Al di là dell'aspetto ecologico, per l'Italia le trivelle sono anche antieconomiche" spiega Mario Di Giovanna, portavoce di "Stoppa la Piattaforma". "Se ci adeguassimo agli standard delle royalty degli altri paesi, facendo i conti della serva, potremmo estinguere, solo con una minima parte del canale di Sicilia, il 25 per cento del debito pubblico italiano".
In Italia, la franchigia per le piattaforme off-shore è di circa 50.000 tonnellate di greggio l'anno, equivalenti a 300 mila barili di petrolio. Sotto questo tetto di estrazione, le società non sono tenute a pagare nemmeno l'esiguo 4 per cento di royalty.
[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]