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Quelle pagine segrete che Benito Mussolini scrisse contro la guerra... Gli storici divisi sulla loro autenticità

15 febbraio 2007

Un annuncio che ha fatto sussultare storici e nostalgici del ventennio. Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia e grande amante di libri antichi, nei giorni scorsi, durante la presentazione di uno dei circoli del ''Buon governo'', ha rivelato di essere in possesso dei diari autentici di Benito Mussolini dal 1935 al 1939. Il senatore di Forza Italia ha ribadito di esserne entrato in possesso a Bellinzona, in Svizzera. ''Sono stato contattato dai figli di uno dei partigiani che a Dongo arrestarono il Duce e che aveva trattenuto cinque agende manoscritte di Mussolini. Le ho lette con cura e sono rimasto molto colpito dalle osservazioni che il Duce faceva quotidianamente''. Dell'Utri ha poi aggiunto che i diari dal 1935 al 1939 saranno pubblicati a breve da una casa editrice italiana.
Dell'Utri ha quindi letto due riflessioni di Mussolini, sulla guerra e sul Papa. In una riflessione del '39, riferita presumibilmente alla politica di guerra di Hitler, il Duce scriverebbe: ''Non dobbiamo e non possiamo prendere le armi, che poi non abbiamo'', aggiungendo - nel racconto di Dell'Utri - considerazioni sui tedeschi ''che sono alleati ma potrebbero essere da un momento all'altro nemici''.
L'altra riflessione è del 10 febbraio del '39, giorno della morte di Papa Pio XI. ''Il Papa è morto. Volle la conciliazione. Ebbi l'onore di essere esecutore e parte. E' stato un papa straordinario, devo ammetterlo. Non posso prevedere chi sarà il nuovo papa, ma spero in un "Pastor Angelicus", e non un politicante o in intrigante. Lo siamo già noi''.
La scoperta è sicuramente interessante ma sono diversi gli storici ad essere scettici...


Veri o falsi? È giallo sui diari del duce.
di Dino Messina (Corriere.it, 12 febbraio 2007)

Nel secondo dopoguerra, con una cadenza decennale, spunta qualcuno che dice di avere i veri diari di Mussolini.
Avvenne nel 1957, con i ''falsi'' costruiti molto abilmente da Amalia e Rosa Panvini e venduti alla Mondadori; nel 1967, quando i diari annotati su agende della Croce Rossa, proprio come quelle di cui ha parlato l'altro ieri il senatore Marcello Dell'Utri, furono offerti da emissari londinesi ad Angelo Rizzoli; avvenne alla metà degli anni Ottanta quando spuntò anche il falso diario di Hitler; infine nel 1994, quando il ''Sunday Telegraph'' anticipò alcuni brani di Mussolini, scritti sempre su agende della Croce Rossa, riguardanti gli stessi anni dei diari depositati secondo Dell'Utri dal figlio di un partigiano presso un notaio di Bellinzona, in Svizzera: 1935-1939.
Questa ripetitività dovrebbe rafforzare lo scetticismo, invece nella comunità degli storici accanto ai dubbiosi c'è un nutrito gruppo di ''speranzosi'', di esperti cioè convinti dell'esistenza dei diari di Mussolini e del fatto che prima o poi verranno fuori.

La posizione degli scettici è ben rappresentata da Giovanni Sabbatucci, il quale si chiede perché mai ''documenti così importanti dovevano restare per più di sessant'anni, dalla fucilazione di Mussolini a Giulino di Mezzegra, nell'aprile 1945, nascosti. Nei passi del diario trapelati si parla di un duce critico verso i tedeschi nel 1939, quasi pacifista, dei suoi giudizi molto positivi su Pio XI, nel giorno della scomparsa del papa, dei suoi attacchi ai gerarchi. Questi ultimi due elementi ci possono stare, quanto al primo mi vien da osservare: ma andiamo, aveva da poco firmato il Patto d'acciaio. Questi diari devono essere stati scritti da qualcuno che ha un chiaro intento apologetico''.
Lo storico Eugenio Di Rienzo osserva invece che se si tratta di un falso, come tutti i falsi è basato su qualcosa di vero: ''la riottosità a entrare in guerra era molto diffusa in tutta la nomenklatura fascista''. Altra ipotesi, per Di Rienzo, è l'autenticità: ''testi scritti da Mussolini a scopo difensivo, da utilizzare in vista di un eventuale processo''.

Secondo Francesco Perfetti, direttore della rivista ''Nuova Storia Contemporanea'', bisogna fare tre considerazioni. ''La prima - dice lo studioso - è che siamo certi dell'esistenza dei Diari di Mussolini. Ne esistono prove dirette, come una pagina regalata al caporedattore del Popolo d'Italia, Giorgio Pini, o un'altra al figlio Romano riguardante il giorno della sua nascita, o i cenni contenuti nei colloqui con il giornalista tedesco Emil Ludwig. Ecco la seconda considerazione: il fatto che si parli soltanto di cinque agende rende più plausibile la circostanza. Non ci troviamo, come in casi precedenti, davanti a materiale riguardante tutti gli anni al potere. La terza osservazione concerne i brani trapelati dai diari: la presa di distanza dai tedeschi nel 1939 non mi meraviglia affatto, tutta l'Italia quell'anno era contraria alla guerra. Così mi appaiono logici il giudizio positivo su Pio XI e la critica dei gerarchi, a cominciare da Achille Starace, vera macchietta del regime''.
È evidente, conclude Perfetti, che dietro tutta questa vicenda, ''c'è il tentativo da parte di qualcuno di monetizzare, di fare l'affare. Ma mi chiedo se i proventi delle vendite di un simile diario, ammesso che sia autentico, possano mai compensare i costi delle perizie. Non soltanto quella calligrafica, che in questi casi è sempre la meno attendibile, ma quelle sui materiali e sui fatti citati nei diari''.

La vicenda dei diari, secondo un altro storico, Paolo Simoncelli, biografo di De Felice e suo collaboratore, è strettamente intrecciata con quella di un'altra ''araba fenice' della storiografia contemporanea: il carteggio Churchill-Mussolini. ''Sono convinto - afferma Simoncelli - che a Giulino di Mezzegra Mussolini fu fucilato due volte. Una prima volta dagli inglesi, che gli sottrassero il compromettente carteggio con Churchill, una seconda volta, ormai morto, dai partigiani. Ho motivo di ritenere che Churchill avesse chiesto a Mussolini di entrare nella guerra che nel 1940 sembrava vinta dai nazisti per farlo sedere al tavolo della pace e, in cambio di concessioni coloniali, convincere l'alleato a un comportamento ragionevole. Non so se quelli di cui parla Dell'Utri siano autentici, ma è possibile che copia dei diari di Mussolini così come una copia del carteggio con Churchill sia ancora da qualche parte. Lancio due ipotesi alle quali stavo lavorando con De Felice: Mussolini affidò copia delle sue carte segrete al ministro Carlo Alberto Biggini, il quale poi le consegnò a padre Agostino Gemelli, che le avrebbe messe al sicuro in Vaticano. L'altra pista è che alcune carte di Mussolini consegnate all'ambasciatore del Giappone presso la Rsi, Hidaka, si siano fermate in Svizzera''.

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15 febbraio 2007
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