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Quelli che vanno, quelli che restano...

Immigrati in Italia: i permessi di soggiorno, le richieste d'asilo, gli espulsi...

01 aprile 2009

I permessi di soggiorno concessi ai cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, dal 1° gennaio 2008 a oggi, sono oltre due milioni (per la precisione 2.063.127, rilasciati a 1.064.673 uomini e 998.454 donne). Sono, dunque, 351.845 (pari a -14,5%) in meno dell'anno precedente (quando al primo gennaio 2007 risultavano 2.414.972 permessi (rilasciati a 1.198.452 uomini e 1.216.520 donne). A renderlo noto nei giorni scorsi è stato l'Istat, che sottolinea come dal conteggio siano esclusi i cittadini appartenenti ai 27 paesi dell'Unione Europea. L'Italia, infatti, nel 2007 ha recepito la direttiva comunitaria che prevede per i cittadini dei paesi membri il diritto di libera circolazione e soggiorno nel territorio degli stati membri.

La maggior presenza è rappresentata da immigrati che arrivano da paesi europei non comunitari, con oltre 715mila permessi, seguiti da quelli provenienti dall'Africa (607.141), dall'Asia (474.272), dall'America (264.293) e dall'Oceania (2.103). Quanto ai singoli paesi, al primo posto c'è l'Albania con 303.818 permessi di soggiorno, seguita dal Marocco (277.329), dall'Ucraina (139.711), dalla Cina (137.912), dalle Filippine (83.589), dalla Moldova (72.399), da Tunisia (67.069) e India (65.857), dalla Serbia e Montenegro (61.111), e infine dal Perù (57.800). Con oltre 50mila cittadini presenti in Italia ci sono anche Ecuador, Egitto, Sri Lanka, Bangladesh e Senegal. Sotto le 40mila presenze, invece, quelli che arrivano dal Pakistan, dal Brasile, dalla Nigeria e dal Ghana.
Il maggior numero di extracomunitari si concentrano al nord: 737.620 nelle regioni nord occidentali e 599.207 in quelle del nord est. La regione che dal 1° gennaio 2008 ha concesso il numero più alto di permessi di soggiorno è la Lombardia, con 521.295 concessioni contro le 250.734 dell'Emilia Romagna. Seguono quelle del Veneto (243.886) e del Lazio (200.574).

Se è sceso il numero di permessi di soggiorno richiesti, sono invece aumentate le domande di asilo: le richieste presentate in Italia nel 2008 sono state 31.200. Più del doppio dell'anno precedente. Le richieste di asilo sono aumentate del 12% rispetto all'anno precedente, non solo in Italia, ma nei 51 paesi industrializzati, europei e non: si stima infatti che siano state 383 mila le richiesta di asilo registrate durante l'anno, 41.600 in più rispetto al 2007. Un valore elevato ma ancora distante da quello del 2001, quando furono 623 mila i richiedenti asilo. E mentre nel 2007 l'aumento delle persone in cerca di protezione viene attribuito soprattutto all'aumento dei richiedenti asilo provenienti dall'Iraq, nel 2008 l'aumento è in parte attribuibile al più alto numero di richiedenti asilo che scappano da Somalia e Afghanistan.
Tendenze e numeri sull'andamento delle domande di asilo sono illustrate nel report dell'UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, "Asylum Levels and Trends in Industrialized Countries" pubblicato due settimane fa.

Secondo l'Unchr, l'andamento dei dati e l'aumento del numero di paesi che vedono crescere le domande di asilo presentate "suggerisce non solo che il numero complessivo di richiedenti asilo sta aumentando, ma anche che c'è una grande differenza nei paesi dove le persone cercano protezione umanitaria, forse in risposta all'introduzione di nuove politiche di asilo". I paesi che hanno registrato l'aumento più elevato sono l'Italia (più 122%), la Norvegia (più 121%), i Paesi Bassi (più 89%), la Turchia (più 70%), la Svizzera (più 53%), il Canada (più 30%) e la Francia (più 20%) mentre le diminuzioni maggiori sono state a Cipro (meno 42%), in Spagna (meno 42%), in Svezia (meno 33%) e Grecia (meno 21%).

LA SITUAZIONE ITALIANA - L'Italia, evidenzia il rapporto UNHCR, ha registrato nel 2008 31.200 richieste di asilo, più del doppio dell'anno precedente, numeri che rendono l'Italia il quarto paese per destinazione nel mondo industrializzato. Solo nel 1999 c'era stato un numero di richieste più numerose. I paesi di provenienza dei richiedenti asilo in Italia sono soprattutto la Nigeria, con 5300 nuove richieste e un aumento del 300%, seguita da Somalia (4500 nuove domande, più 491%), Eritrea (2700 domande, più 21%) e Afghanistan (2000 richiesta, più 202%). L'aumento è dovuto all'elevato numero di arrivi via mare attraverso Lampedusa: la grande maggioranza dei 36 mila arrivi stimati nel 2008 ha presentato richiesta di asilo e oltre la metà è stato trovato nello stato di necessità di protezione internazionale.

Gli immigrati in Sicilia si danno all'imprenditoria - Tra gli immigrati presenti in Sicilia, oltre tredicimila sono titolari d'impresa e resistono alla crisi. Il bilancio del 2008 conferma una vitalità dell'imprenditoria immigrata, che continua a crescere, malgrado la tendenza alla diminuzione complessiva delle micro-aziende condotte da nostri connazionali. Nonostante l'apporto positivo dell'imprenditoria immigrata, infatti, il bilancio demografico complessivo delle piccole aziende negli ultimi dodici mesi è stato deficitario in Sicilia di 6.305 unità. Di contro quelle con titolare non Ue sono aumentate di quasi 600 unità.
Sono questi, i dati più significativi diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta sul Registro delle Imprese da InfoCamere - la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane.
"Esiste una forza lavoro e una capacità imprenditoriale tra gli immigrati - commenta il Presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace - che mostra tenacia e resistenza. Chi produce nel nostro Paese, nella nostra isola, è una risorsa che va valorizzata e difesa, perché contribuisce in modo efficace alla tenuta del sistema economico e produttivo. Ciò che si chiede agli immigrati, così come indifferentemente a tutti i cittadini italiani e stranieri che operano sul territorio, è il pieno rispetto delle regole e delle norme vigenti". [Informazioni tratte da Help Consumatori, AGI, Ansa.it, Adnkronos/Ing]

Su 3.332 "fogli di via" 2.800 non sono stati rispettati
SOLO UN CLANDESTINO SU 5 LASCIA L'ITALIA

di Michele Focarete (Corriere.it, 21 marzo 2009)

Henry Jose Villarroel Centellas, boliviano di 32 anni, è alla guida di un camion su una grande arteria milanese. In tasca ha una patente falsa e un decreto di espulsione del 2005 che il questore di Bergamo gli aveva notificato, ma che il Sudamericano si era ben guardato da prendere in considerazione. Di più. Centellas era già stato rimpatriato, scortato da due agenti e consegnato alla polizia di Cochabamba. E, l'altro giorno, quando i vigili urbani lo hanno fermato, hanno scoperto che era ancora qui. A guidare con una patente falsa. E, come lui, tre giorni più tardi, anche Arie Sharon, 60 anni, israeliano di origini romene, in auto senza patente né assicurazione, era stato pizzicato a Milano. Dopo le verifiche di prassi, la sorpresa: l'extracomunitario era clandestino ed era già stato espulso il 30 ottobre 2008 e rimpatriato. Non casi isolati, ma quasi la norma. Come un marocchino di 31 anni arrestato dalla polizia locale di Milano lo scorso 13 settembre per non avere rispettato due provvedimenti di espulsione. Non solo: era già stato fermato per identificazione o per reati vari 34 volte in diverse città d'Italia. Tra le motivazioni: spaccio di droga, furto aggravato, occupazione abusiva, resistenza a pubblico ufficiale, guida senza patente. Ma c'è dell'altro: nel novembre 2005 era stato fisicamente messo su un aereo con volo diretto per Casablanca.
Tre dei tanti episodi che avevano fatto tuonare il vicesindaco e assessore alla sicurezza, Riccardo De Corato, Pdl. «Uno sperpero delle risorse dello Stato. Nonostante i decreti di espulsione e i rimpatri coatti, ce li ritroviamo a circolare per la città. Così come stanno le cose lo Stato paga solo gite turistiche a migliaia di clandestini».

I NUMERI - E snocciola i numeri. «Gli agenti della polizia locale, solo lo scorso anno, hanno fotosegnalato 1.013 clandestini, di cui 90 avevano già ricevuto il foglio di espulsione. Uno su dieci». Sempre a Milano, nel 2007 l'espulsione è scattata per 3.088 stranieri, ma solo 653 erano stati imbarcati su un aereo e rimpatriati: uno su cinque. Tutti gli altri sono rimasti in Italia. Nel 2008 il questore Vincenzo Indolfi ha firmato 3.332 decreti di espulsione e la polizia ha arrestato un migliaio di clandestini, perché non avevano rispettato il decreto. Anche i carabinieri, sempre lo scorso anno, hanno arrestato 2.800 stranieri che non avevano rispettato il decreto di espulsione e ne avevano denunciati 2.900 senza documenti. Numeri importanti anche a Roma. Sempre nel 2008, 6.216 cittadini extracomunitari sono stati raggiunti dal provvedimento di espulsione, 1.026 arrestati per non aver lasciato l'Italia, il 16 per cento. Mentre 1.197 sono stati trattenuti presso il Cie (centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria. E più di mille cittadini comunitari sono stati allontanati per motivi di sicurezza. Bulgari e romeni espulsi sono ritornati automaticamente grazie all'adesione dei loro rispettivi Paesi all'Unione europea. Perché le cose non vanno? Bizze legislative, un numero insufficiente di centri di identificazione, scarsa collaborazione da parte dei consolati stranieri, giudici buonisti. Al decreto di espulsione segue un ordine di "soggiorno" in un Cie in attesa che sia eseguito il decreto di espulsione, cioè di essere identificati tramite ambasciata e riportati al proprio Paese.

L'ITER - Nell'impossibilità di trattenere lo straniero e rimpatriarlo (spesso capita che i centri siano pieni o che non ci sia la disponibilità di aerei nelle settimane seguenti) al decreto di espulsione fa seguito un invito a lasciare l'Italia entro 5 giorni. Nessuno lo rispetta. Se rimane e viene ricontrollato dalle forze dell'ordine, c'è l'arresto: però al massimo è condannato a qualche mese e rilasciato a piede libero. Se viene ripreso, non può essere giudicato due volte per lo stesso reato. Così il clandestino rimane in Italia, nell'illegalità, senza potersi regolarizzare per 10 anni, in quanto schedato: sarà preda di caporali e compromessi per sopravvivere. Chi deve far rispettare la legge, allarga le braccia. Non se la sente di esternare in pubblico, ma il coro è pressoché unanime: «Vengono espulsi e non se ne vanno. Li arrestiamo e non stanno dentro. Li riprendiamo e non possiamo più farci niente». L'ultimo esempio, in ordine cronologico, è quello dei fratelli albanesi di 25 e 27 anni. Entrambi clandestini e con una sfilza di precedenti. Già espulsi e arrestati, sono stati di nuovo trovati per strada, ammanettati, condannati, espulsi e, alla fine, rimessi in libertà perché non c'era posto nel centro di identificazione di Milano. I due - e questo è il paradosso - erano stati arrestati di venerdì sera, condannati sabato e rilasciati subito dopo per la sospensione della pena. Ritornati all'ufficio immigrazione sono stati liberati per mancanza di posti al Cie. Se il clandestino non viene riconosciuto entro 60 giorni dal fermo, torna libero. Addirittura, per i brasiliani, è necessario il consenso dell'espulso.

LE RIAMMISSIONI - «Così - sottolinea un poliziotto dell'ufficio immigrazione di Roma - riusciamo a rimpatriarli solo a Natale e a carnevale, quando sono contenti di ritornare in famiglia. A spese nostre». Allora ci si può chiedere: è valida la Bossi-Fini? Spiega Saturno Carbone, segretario generale provinciale di Roma del Siulp, il sindacato di polizia: «Dobbiamo ragionare sulle cifre che si conoscono. Ad esempio le espulsioni in Italia nel 2008 sono state oltre 6.000, il 28 per cento in più rispetto all'anno prima. Ma le riammissioni per vari motivi sono state 6.424. Altro dato sconfortante è quello relativo agli sbarchi: 67.000 nei paesi Ue, 36.952 in Italia, più del 50 per cento». E va giù duro anche il segretario nazionale del Siulp, Giuseppe De Matteis: «La soluzione va oltre gli slogan. Quando uno straniero riceve il decreto di espulsione, non se ne va. E quando viene espulso, accompagnato alla frontiera e consegnato alle polizie locali, il più delle volte, dopo appena 48 ore, è già rientrato in Italia. Quando qualche tempo fa si è scatenata l'indignazione pubblica dopo il barbaro omicidio a Roma della signora Reggiani, la politica ha promesso migliaia di espulsioni. A tutt'oggi posso dirvi che le espulsioni reali sono state trentuno, a fronte degli oltre 6.000 decreti di espulsione, dal periodo 1 dicembre 2007 al 20 marzo 2008. E dei trentuno espulsi, quasi tutti sono già rientrati in Italia».

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01 aprile 2009
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