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Quello tra Italia e Malta non è stato un ''disguido tra amici''...

Il ministro Maroni: ''Chiediamo un intervento definitivo alla Commissione Europea''

21 aprile 2009

Il caso dei migranti raccolti dal cargo turco 'Pinar' rimasto per giorni in mare e poi accolti dall'Italia, è finito oggi sul tavolo della riunione settimanale della Commissione europea.
La decisione è stata stabilita alla riunione dei capi di gabinetto Ue che preparano i lavori del collegio. I commissari avranno dunque un confronto sulla questione, che ha visto il braccio di ferro tra Italia e Malta, per valutare l'eventuale contributo europeo per risolvere il problema dei clandestini. Il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha già predisposto un dettagliato dossier sul caso, che sarà portato alla diretta attenzione della Commissione Europea.

Il ministro degli Esteri maltese Tonio Borg ha tentato ieri di stemperare i toni: "E' stato un disguido tra amici, la decisione dell' Italia di accettare gli immigrati è stata buona, visto che la situazione è degenerata in una crisi umanitaria". Ma per l'Italia non si è trattato per niente di un semplice disguido. "Chiediamo un intervento definitivo alla Commissione Europea - ha detto Maroni - che serva ad accertare le responsabilità e costringere ciascuno a fare quello che deve cioè ad intervenire nella aree di sua competenza. Ragioni di carattere umanitario ci hanno indotto ad accogliere questi immigrati. Ma la nostra posizione non cambia".
Il ministro Maroni ha poi detto: "Malta prende contributi come tutti i Paesi per fare interventi che dobbiamo fare noi: da questo momento intendiamo, con rigore e senza eccezioni, applicare le regole". "Ragioni di carattere umanitario ci hanno indotto ad accogliere questi immigrati, ma la posizione non cambia: noi siamo molto fermi su questo, pretendiamo che la Commissione Europea intervenga per far rispettare le regole a tutti e non intendiamo più andare a occuparci di questi problemi nelle acque di competenza di altri - ha ribadito Maroni - Per evitare contenziosi che mettono di mezzo persone che non c'entrano nulla serve un intervento della Commissione Europea, è quello che chiediamo, perché tutti rispettino gli impegni che si sono presi". [Informazioni tratte da Aise, Adnkronos/Ing]

IL DOSSIER DI MARONI CONTRO MALTA
di Fiorenza Sarzanini (Corriere.it, 21 aprile 2009)

Lo scontro più duro risale a un mese fa, quando alla nave della Marina Militare italiana "Minerva" fu impedito di entrare nel porto de La Valletta. A bordo c'erano 76 clandestini soccorsi in acque maltesi, ma nonostante questo il comandante non ottenne il via libera e fu costretto a fare rotta verso Porto Empedocle.
Era già accaduto. Più volte l'Italia ha accusato Malta di aver "dirottato" verso la Sicilia le carrette del mare partite dalla Libia per trasportare in Europa extracomunitari. Successe anche nel 2004, con l'odissea dei 13 curdi che si erano nascosti in un container vuoto imbarcato su un mercantile in partenza dalla Turchia, furono respinti a Gioia Tauro, rifiutati a La Valletta e infine approdarono ad Augusta, in provincia di Siracusa, perché pure il governo dell'epoca scelse di far prevalere le ragioni umanitarie.
Elenca dati e circostanze il dossier che il ministro dell'Interno Roberto Maroni consegnerà al commissario europeo alla Giustizia Jacques Barrot. E contiene una denuncia precisa: sono 600 i "mancati interventi" di Malta che hanno costretto l'Italia a soccorrere 40.000 persone che invece avrebbero dovuto essere ospitate nei loro centri. Secondo i numeri forniti al Viminale dalle motovedette della Guardia Costiera coordinate dall'ammiraglio Vincenzo Melone nel 2008 i mezzi italiani hanno effettuato 186 operazioni in area Sar maltese mettendo in salvo 12.900 migranti. Meglio, ma non molto, era andata nel 2007 quando c'erano stati 148 abbordaggi con 6.255 stranieri accolti.
Non è stata casuale la scelta del capo della polizia Antonio Manganelli di affidare al prefetto Rodolfo Ronconi, direttore centrale dell'Immigrazione, il compito di preparare la relazione. Perché si tratta di un esperto di questioni internazionali, profondo conoscitore dei trattati sui diritti in mare e dunque puntuale nell'elencare le "violazioni" che sarebbero state compiute. Nel dossier si citano in modo particolare la convenzione di Montego Bay del 1982, ma soprattutto il Trattato di Solas del 1974, che obbliga i Paesi contraenti a garantire la sicurezza della navigazione.

L'ipotesi formulata dall'Italia è che le autorità de La Valletta abbiano accettato il controllo di un tratto di mare troppo ampio rispetto alle proprie capacità, pur di avere maggiori finanziamenti da parte dell'Europa. Non a caso Maroni ha affermato ieri: "Pretendiamo che la commissione europea intervenga per far rispettare le regole a tutti e non intendiamo più occuparci di questi problemi nelle acque di competenza di altri, in particolare di Malta, che prende un contributo per fare questi interventi, così come tutti gli altri Paesi".
Questione di soldi, ma non solo. Perché la partita tra i due Stati comprende la gestione dei clandestini che, una volta accolti, non possono poi essere trasferiti altrove.

 

 

 

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21 aprile 2009
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