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Questa è una storia terribile...

Lorena Cultraro aveva 14 anni e forse era incinta... Per questo è stata ammazzata barbaramente

14 maggio 2008

"E' terribile. Questa è una storia terribile che ancora faccio fatica ad accettare".
Queste sono state le uniche parole che Giuseppe Cultraro, il papà di Lorena, quattordici anni, trovata morta ieri a Niscemi (CL) ha saputo dire...

Lorena, studentessa 14enne al primo anno di ragioneria presso l'istituto commerciale di Niscemi, era scomparsa lo scorso 30 aprile. Era uscita di casa per andare a far visita alla nonna, ma a quell'indirizzo non è mai arrivata.
Passate le ore e perse le sue tracce (il suo telefonino risultava spento), i genitori denunciavano la scomparsa della figlia. Già dalle prime ore, il padre aveva espresso il timore che quello della figlia non fosse un allontanamento volontario.
Fatta la denuncia ai carabinieri, la foto di Lorena era stata appesa in tutti i negozi di Niscemi e nel paese vicino, Vittoria, dove la quattordicenne aveva alcuni amici. Una segnalazione della sua scomparsa era passata anche in tv durante la trasmissione "Chi l'ha visto?". La Procura di Caltanissetta aveva aperto un'inchiesta chiedendo al gestore telefonico la trasmissione dei tabulati del cellulare per cercare di ricostruire gli ultimi contatti della ragazzina.

Dapprima i genitori avevano pensato ad una classica "fuitina", la siciliana fuga d'amore. Alcune compagne di scuola della studentessa, avevano riferito ai carabinieri che Lorena spesso si incontrava con un ragazzo più grande di lei. Insieme erano stati visti più volte a bordo di una Golf. Ma il ragazzo, rintracciato l'altro ieri, aveva detto di non sapere nulla della scomparsa di Lorena. 
Ieri mattina il tragico e epilogo: il corpo della ragazza è stato ritrovato in fondo ad un pozzo, ad un paio di chilometri da casa, nelle campagne di contrada Giummarro. I vigili del fuoco hanno recuperato il cadavere: la ragazzina aveva una fune attorcigliata alla vita e all'altra estremità della corda era stato legato un grosso masso forse per tenere il corpo affondato nell'acqua.
Dalle indagini era emerso che la ragazzina, il giorno della sua scomparsa, si era incontrata con qualcuno che sarebbe passato a prenderla vicino a scuola. Tre amici l'avevano sentita parlare al telefono con un misterioso interlocutore. "Sbrigati a venirmi a prendere", disse Lorena. Da quel momento, non era stato più possibile raggiungerla al telefono cellulare.

Ieri sera, infine, la svolta nelle indagini. E' stato un omicidio premeditato, organizzato in fretta e furia dai tre minorenni, di 15, 16 e 17 anni, arrestati stamani perchè volevano far tacere la quattordicenne Lorena Cultraro. Volevano evitare che dicesse in giro che uno di loro l'aveva messa incinta.
E' quanto emerso dalla ricostruzione fatta ai magistrati dai tre minorenni arrestati. I ragazzi avrebbero ammesso il coinvolgimento nel delitto.
I tre minorenni hanno raccontato di aver dato appuntamento a Lorena Cultraro nel pomeriggio del 30 aprile, il giorno in cui è scomparsa. La ragazza li aveva informati che poteva essere incinta, che "aveva un ritardo", e che il padre era uno di loro e per questo motivo doveva prendersi le proprie responsabilità. Ma i tre ragazzi non ne volevano sentire. A questo punto gli indagati hanno dato appuntamento a Lorena, come spesso era avvenuto in passato. L'hanno presa a bordo di un motorino e si sono allontanati verso la periferia del paese, in aperta campagna, fino ad arrivare ad un casolare abbandonato. Quello è un posto conosciuto molto bene da uno degli indagati, perchè il nonno possiede un appezzamento di terreno proprio accanto al casolare in cui Lorena è stata assassinata. La quattordicenne è stata fatta spogliare e insieme ai tre ragazzi ha iniziato a "giocare". Poi uno di loro le ha stretto una corda attorno al collo, mentre gli altri due la tenevano ferma.
E così è stata uccisa. Il corpo è stato trascinato per circa cinquanta metri fino ad una vasca d'irrigazione. I ragazzi hanno quindi legato un grosso masso al corpo di Lorena e l'hanno buttata in fondo alla cisterna. Prima di lasciare il posto, i tre minorenni hanno bruciato i vestiti della vittima e poi sono tornati a casa.
Per loro l'accusa è di omicidio plurimo aggravato in concorso.

Stamane, i compagni dell'istituto commericale frequentato da Lorena e i loro professori sono scesi in strada, per un corteo spontaneo, un modo semplice e sincero per mostrare solidarietà ai genitori della ragazza e lo sconcerto che è piombato sul paese dopo il ritrovamento del cadavere della loro amica. Lo slogan gridato dai giovani è: "Fuori i mostri di Niscemi". Sugli striscioni hanno scritto: "Giustizia" e "Lorena, hai pagato con la vita per la tua ingenuità".

«Ha detto: sono incinta di uno di voi tre. Abbiamo perso la testa»
di Felice Cavallaro (Corriere.it, 14 maggio 2008)

Dagli occhi rossi e dalle facce sbiancate di tre balordi cresciuti da bulli conquistatori emerge una verità agghiacciante. Quella del ragazzo che passava per il fidanzato di Lorena e di due suoi compagni adesso sospettati di avere strangolato e affogato la ragazza. Anche perché nella notte la prima ammissione è arrivata: «Abbiamo perduto la testa. L'abbiamo perduta quando ci ha detto "Sono incinta di uno di voi"...».
Crollano nella notte in caserma, davanti ai carabinieri. Fra contraddizioni continue. Fino a quando non viene fuori una prima ricostruzione di quel maledetto pomeriggio. Con Lorena che accetta di uscire ancora una volta in compagnia dei tre. Così giurano. Decisi ad allontanarsi dal paese per quella che non sarebbe stata solo una innocente passeggiata in scooter. Lorena con le mani strette al tronco del fidanzato, più grande di lei. E gli altri due sulla loro moto. Fino alla stradella di Vallo Giummarra, fino al casolare di pietra scrostata, rifugio sicuro per spassarsela senza essere spiati. E, mentre il sole già calava fra gli ulivi di campagne abbandonate da contadini mattinieri, Lorena varcava la soglia dell'inferno.

«Non era la prima volta», assicura fra i singhiozzi il ragazzotto indicato come il fidanzato che l'ha tradita e che l'avrebbe ceduta agli altri due compagni. Un gioco, giura. Un gioco rodato con quella bambina cresciuta troppo in fretta. «Consenziente», ripetevano i tre fino a tardi sapendo che la povera Lorena non potrà mai contraddirli.
Ma, stando ai loro racconti, ancora da approfondire, la stessa ragazza, dopo rapporti che si sarebbero riproposti come altre volte, avrebbe tirato fuori la frase per i bulli sconvolgente: «Ho ritardi. Io sono incinta di uno di voi. Lo dirò che è stato uno di voi...». Almeno questo ammette uno dei tre, per primo. Con gli altri due stupiti, pronti a negare, poi incerti nella notte che passa senza tornare a casa, trattenuti in caserma dove arriva da Catania il procuratore dei minorenni. «Incinta di uno di voi...». E lo smarrimento si sarebbe impossessato dei tre balordi trasformandosi in una furia assassina. Con Lorena che deve aver capito e tentato la fuga dall'inferno. Con quella controfigura di fidanzato pronto ad avventarsi, ad afferrarla, aiutato dai due «machi» di provincia. Con brandelli di vestiti rimasti strappati fra le loro dita. Compreso un pezzo di reggiseno poi trovato bruciacchiato nel casolare. Come il resto dei jeans e della camicia indossata dalla ragazza. Perché prima l'avrebbero stretta fino a soffocarla. Le mani sul collo come tenaglie. Poi per la paura d'essere scoperti ecco l'idea di fare un gran falò. Forse di bruciare anche l'amica nell'illusione di cancellare ogni prova.

Ma nella galleria degli orrori avrebbero ripiegato sulla tecnica dell'occultamento. Come ammesso da uno dei tre. Raccontando di quel corpo trascinato fino alla gebbia, assicurato con una corda a due massi e poi lanciato a fatica nell'acqua limacciosa. Nel tonfo di quel corpo affossato dal peso delle pietre, debbono aver pensato ai mafiosi sciolti nell'acido, alle lupare bianche, ai cadaveri dei malacarne spariti per faide di mafia. E, certi dell'impunità, davanti al ricomporsi delle acque melmose di una gebbia trasformata in tomba, i tre se ne sarebbero tornati in paese con le loro moto e con un passeggero in meno. Pronti a negare per dodici giorni d'essere mai stati in compagnia di Lorena quel pomeriggio.

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14 maggio 2008
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