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Raffaele Lombardo e l'inchiesta Iblis

"Non ho aiutato la mafia e contribuirò fino in fondo perché la verità si affermi"

13 aprile 2011

Intercettazioni ambientali di mafiosi che parlano tra loro in carcere, acquisizioni documentali su appalti e affari e dichiarazioni di alcune persone arrestate. Sono le prove, contenute in 70 faldoni e 56 fascicoli, che confermerebbero quanto già emerso durante le indagini dei carabinieri dei Ros sull'inchiesta Iblis (LEGGI), che vede imputati per concorso in associazione mafiosa il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e il fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.
I voti e l'appoggio elettorale sarebbero arrivati in cambio del "controllo diretto e indiretto di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici" offerti ai vertici di Cosa nostra catanese, in particolare alla famiglia Santapaola. Il contributo dei fratelli Lombardo sarebbe stato esercitato anche attraverso "le attività politico-amministrative di esponenti della loro stessa area", disposti ad "agevolare la distribuzione di appalti, concessioni, licenze, finanziamenti anche ad imprese a disposizione dell'associazione mafiosa, posti di lavoro e altre utilità". Quasi dieci anni di "accordi": dalle elezioni europee del 1999 e del 2004 alle provinciali del 2003, alle comunali e regionali del 2008.

L'indagine, guidata dai sostituti Giuseppe Gennaro, Antonino Fanara, Agata Santonocito e Iole Boscarino, coinvolge anche altri politici, tra cui i deputati regionali del Pid, Fausto Fagone, e di Gruppo misto, Giovanni Cristaudo. Tra le intercettazioni agli atti di Iblis, il boss Vincenzo Aiello afferma di aver dato al governatore, per la campagna elettore, il due per cento di una "messa a posto", un'estorsione ai danni di un centro commerciale. Mentre un altro boss, Rosario Di Dio, parla dei propri rapporti diretti e degli incontri con il presidente, avvenuti vicino alle regionali di tre anni fa.
Tra le migliaia di carte, i legali di Raffaele Lombardo dispongono di venti giorni per stabilire una linea di difesa: entro il 29 aprile potranno tornare a chiedere l'interrogatorio del loro assistito o scegliere una memoria difensiva.

Ma, l'ordinanza telematica (un dischetto che contiene i 70 faldoni dei 56 indagati) dell'inchiesta Iblis costa 8.000 euro. Una cifra ritenuta elevata dai legali che hanno deciso di non anticipare la somma per i loro clienti e per questo non è stata ancora ritirata da alcuno degli indagati. Gli atti sono depositati nella segreteria della Procura della Repubblica di Catania. Neppure i legali di Raffaele Lombardo e di suo fratello Angelo hanno ritirato l'ordinanza telematica ritenendola troppo costosa.
La linea scelta degli avvocati Guido Ziccone, Grazia Volo e Carmelo Galati, che assistono il governatore, è di acquisire, tramite l'"indice" conclusivo, gli atti che riguardano soltanto il loro assistito.
E nei confronti di Lombardo, così come confermato da più fonti, sono stati depositati agli atti accertamenti patrimoniali, la testimonianza di due collaboratori di giustizia e le intercettazioni ambientali in carcere di alcuni dei detenuti, che devono però essere ancora interrogati dalla Procura per chiarire i contenuti dei loro dialoghi "ascoltati" da carabinieri del Ros. Secondo quanto si è appreso il quadro indiziario non sarebbe particolarmente mutato rispetto a quanto si era già delineato nella fase delle indagini preliminari, anche se ulteriori accertamenti sono in corso.

Raffaele Lombardo: "Non ho aiutato la mafia e non faro mai come Berlusconi" - Raffaele Lombardo è tornato a parlare dell'inchiesta su mafia e appalti nella quale è indagato per concorso esterno all'associazione mafiosa e lo ha fatto attraverso il suo blog. "Io contribuirò fino in fondo perché la verità si affermi e quello sarà un momento molto importante per me, per il mio impegno e per la mia onorabilità e affidabilità agli occhi dei siciliani e della mia famiglia", ha scritto il presidente della Regione.
"Mi fa piacere che si sia detto autorevolmente che il deposito degli atti non è il rinvio a giudizio - ha sottolineato ancora il governatore - e io sono più che convinto che esaminando gli atti emergerà l'inconsistenza per una accusa che, per carità, si è dovuta portare avanti da parte di una magistratura che fa il proprio lavoro e il proprio dovere".
"Ho appreso da una agenzia e dai miei legali che acquistare i faldoni dell'inchiesta costerebbe 8 mila euro. Si tratta di una sorta di enciclopedia di circa 80 mila pagine, di cui forse poche decine mi riguardano, e vorrei capire come si fa in venti giorni a leggerle tutte", ha scritto poi Lombardo riferendosi alla mole di documenti che compongono l'ordinanza. "Come sempre riprendono vigore le polemiche da parte di una certa politica che comincia una battaglia strumentale e aggressiva per dare addosso al governo regionale e a me. Come è giusto che sia, ormai non replico alle polemiche. Vedremo queste carte e valuteremo se c'è una consistenza e una realtà al di là delle parole. Devo dire di averne viste alcune, quelle che sono state ampiamente distribuite alla stampa e che hanno parlato di mafia, di arresti etc., fino a sentire però che non ci sono elementi per condurre l'accusa nei miei confronti: così abbiamo letto il 3 novembre da parte della Procura di Catania". "Al di là delle carte, che valuteremo, io intanto ho fatto una conferenza durata due ore e mezza nel corso della quale ho detto tutto quello che ho fatto né ho da nascondere nulla. Se avessi incontrato il demonio in persona direi 'ho incontrato il demonio', salvo poi magari verificare, ad esempio, che l'ho incontrato per caso o che è venuto in casa mia sotto le mentite spoglie di una persona per bene". "Nessun faldone, atto o carta potrà contenere il contrario: io alla cosa nostra catanese o internazionale non ho prestato aiuto o sostegno, né per un appalto o un incarico, o un'assunzione, o una raccomandazione o un favore. Questo emergerà tranquillamente e serenamente".
Infine, una nota polemica e politica. Il governatore della Sicilia "non farà come il presidente del Consiglio", cioé: "Non mi farò prendere dalla tentazione che possiede il presidente del Consiglio di sparare a zero e fare comizi attorno alle aule dei tribunali. Io ci sono andato, ho chiesto di essere sentito e ho reso testimonianza, in altre occasioni, quando sono stato invitato e dare ogni contributo perché emerga e si confermi la verità delle cose".

[Informazioni tratte da Ansa, GdS.it, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno, www.raffaelelombardo.it]

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13 aprile 2011
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