Raffaele Lombardo si fa difendere da Gioacchino Genchi
Il governatore siciliano commenta la nuova "fuga di notizie" e rivela di essersi rivolto a Genchi per dimostrare la sua innocenza
"Prendo atto che con cronometrica puntualità il giorno delle amministrative in Sicilia e dei ballottaggi nazionali, grazie alla consueta fuga di notizie in violazione del segreto istruttorio, si fa sapere all'opinione pubblica l'ipotetica esistenza di un atto interno, di nessuna rilevanza procedurale, allo scopo di creare un artificioso clima di pressione sull'opinione pubblica e sulla necessaria serenità che caratterizza il lavoro della magistratura". Questa la reazione del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo alle indiscrezioni della stampa sul deposito, da parte di quattro sostituti della Procura di Catania, di una richiesta di rinvio a giudizio dei 56 indagati dell'operazione Iblis, tra i quali lo stesso governatore, accusato di concorso esterno all'associazione mafiosa.
"Non c'e alcuna richiesta depositata nella cancelleria del Gip per l'inchiesta Iblis. Ogni altra valutazione è prematura, il nostro ufficio sta lavorando e continua a farlo con serenità". Lo ha affermato la Procura di Catania commentando indiscrezioni di stampa su sviluppi nell'operazione. Dagli uffici giudiziari si è ricordato inoltre che "in questa fase documenti e atti sono coperti dal segreto istruttorio".
L'inchiesta è alle fase finali, anche perché deve essere chiusa entro il 3 novembre prossimo per scadenza termini, visto che ci sono indagati detenuti, e un'eventuale decisione del Gip non arriverebbe, verosimilmente, prima del prossimo ottobre. Per questo i sostituti che si occupano dell'inchiesta hanno portato alla valutazione del procuratore capo facenti funzione, Michelangelo Patané, e del loro coordinatore, l'aggiunto Carmelo Zuccaro, una loro ipotesi di lavoro che prevederebbe il rinvio a giudizio di tutti i 56 indagati.
Secondo l'accusa, Raffaele Lombardo, attraverso altre persone tra le quali suo fratello Angelo, avrebbe "sollecitato Cosa nostra catanese a reperire voti per loro, e per i partiti in cui militavano durante competizioni elettorali ingenerando nella mafia la convinzione che loro fossero a disposizione per assecondare le esigenze della cosca Santapaola nel controllo di appalti, attività economiche, concessioni e servizi pubblici". Tra gli indagati ci sono anche il deputato regionale del Pid ed ex sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, per il quale la Cassazione ha rigettato ieri una richiesta di scarcerazione; il consigliere della Provincia di Catania dell'Udc, ma prossimo a passare al Pid, Antonino Sangiorgi; l'ex assessore del Comune di Ramacca, Giuseppe Tomasello; il consigliere dello stesso Ente, Francesco Ilardi e il deputato regionale ex Pdl Sicilia e adesso Gruppo misto, Giovanni Cristaudo. Nel fascicolo confluiscono le indagini dei carabinieri del Ros di Catania, culminata con decine di arresti nella notte tra il 2 e il 3 novembre 2010.
Il governatore Lombardo ha intanto rivelato di aver assegnato il 20 aprile scorso, dopo essere entrato in possesso degli atti del procedimento Iblis, un mandato difensivo all'esperto di telecomunicazioni Giacchino Genchi e al suo staff. "Il dottor Genchi - ha detto il governatore - ha già ultimato l'informatizzazione degli atti del procedimento e ha iniziato l'estrapolazione di elementi che in modo oggettivo e incontrovertibile dimostrano la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati". "Penso di non dovere aggiungere alcunché sulla professionalità del dottore Genchi - ha aggiunto il presidente della Regione siciliana - di cui si è pure servita anche di recente la magistratura di Catania: dal processo per la costruzione del nuovo ospedale Garibaldi di Nesima a quello di mafia conclusosi con una sentenza di condanna emessa qualche settimana fa dal tribunale etneo. Ho seguito il lavoro da lui svolto in queste settimane, condividendo la sua metodologia, l'obbiettività e il rigore logico e scientifico con cui procede nelle analisi e accompagna le conclusioni".
Da parte sua Genchi ha confermato: "Ho accettato l’incarico di consulenza difensiva dell’On. Lombardo, nel procedimento Iblis che lo vede indagato alla Procura di Catania. Non conoscevo l’On. Lombardo. Sono note, per il resto, le mie posizioni e tutti sanno che non mi identifico per nulla nel 'presente' politico dell’On. Lombardo (nonostante la benedizione del PD) e ancora meno nel suo 'passato'. L’unica cosa di cui sono certo - specie dopo avere analizzato l’intero fascicolo processuale - è l’assoluta estraneità dell’On. Lombardo ai fatti che gli vengono contestati. C’è una tempistica nelle accuse raccolte contro Lombardo che già da sola induce non poche riflessioni. E’ da novembre 2009 che si raccolgono 'prove' contro di lui grattando il fondo del barile, ripescando fatti e circostanze che la stessa Procura di Catania aveva già ritenuto non vere. Per il resto le accuse del ROS abbracciano un periodo di oltre 10 anni ed incrociano vicende che conosco molto bene. Nelle informative vengono più volte indicate in modo errato le cariche istituzionali ed elettive ricoperte nel tempo dall’On. Lomabrdo, grazie alle quali egli avrebbe favorito la mafia. Viene fatto passare per deputato regionale, ad esempio, in un’epoca in cui l’On. Lombardo era parlamentare europeo. Per il resto la destrutturazione degli elementi di accusa mi ha già consentito di estrapolare fatti che in modo oggettivo ed incontrovertibile dimostrano l’assoluta infondatezza delle accuse del ROS e di taluni aspiranti mafiosi, già accreditati come tali negli atti di indagine, al solo fine di provare che anche Lombardo è mafioso. Sono già in condizione di provare, ad esempio, che la notte precedente alle elezioni europee del 12 giugno 2004, quando Lombardo sarebbe andato a trovare a casa un presunto mafioso (già sottoposto alla sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza) per ottenere il suo appoggio elettorale, l’On. Lombardo si trovava in tutt’altra località della Sicilia. Non posso dimostrare se e quante sigarette abbia mangiato quella notte. Ma sono certo di potere dimostrare che le accuse del ROS sono del tutto infondate. Dall’alba all’apertura dei seggi, senza nemmeno dormire, quel mafioso sarebbe riuscito a fare avere a Lombardo i circa 100 mila voti che ha riportato in quella competizione elettorale, che nemmeno gli consentirono di venire eletto".
[Informazioni tratte da Ansa, GdS.it, Lasiciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com]