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Rahmatullah Hanefi non rischia la pena di morte. A dirlo l'ambasciatore dell'Afghanistan in Italia, Musa Maroofi

30 aprile 2007

Rahmatullah Hanefi, il mediatore di Emergency che entrando in contatto con i talebani ha reso possibile la liberazione del giornalista Daniele Mastrogiaco, non rischia la condanna a morte.
E' quello che ha detto l'ambasciatore dell'Afghanistan in Italia, Musa Maroofi, in un'intervista al Tg1.
Alla domanda se Hanefi rischia la pena capitale, il diplomatico ha infatti risposto: ''Non penso che ci sarà alcuna esecuzione''. Nel rilevare che il processo a Hanefi si svolgerà ''molto presto'', l'ambasciatore Maroofi ha sottolineato che ''Rahmatullah è in prigione perché è sospettato di aver violato la legge, le sue azioni hanno spinto la polizia ad aprire un'inchiesta per accertare se ha avuto un ruolo nel rapimento e nelle due uccisioni''. ''Tutti sanno - ha subito aggiunto il diplomatico - che sono stati i taleban ma ci sono domande a cui deve dare delle risposte alle autorità afghane. Ogni cosa verrà alla luce in un processo''. Alla domanda se al processo Hanefi potrà contare su una difesa il diplomatico ha affermato: ''La Costituzione afgana prevede un legale difensore e lo avrà, se non può permetterselo avrà un avvocato d'ufficio''.

Ribadendo poi le accuse nei confronti di Hanefi, il diplomatico ha aggiunto: ''Per noi è difficile capire perché ci sia tanta simpatia per una persona che ha violato la legge piuttosto che per le vittime di un crimine brutale'' riferendosi alla Ong di Gino Strada. Maroofi ha ricordato che ''persone innocenti hanno perso la vita'' e si chiede perché ''ci si dimentichi di loro''.
A chi gli ha chiesto cosa pensasse della decisione di Emergency di lasciare l'Afghanistan proprio in seguito all'arresto di Hanefi, l'ambasciatore ha replicato: ''Ci dispiace, ma lo hanno deciso loro e spero che cambino idea; abbiamo rispetto per Emergency, che ha fatto tanto per aiutare gli afgani, ma il nostro obiettivo - ha concluso - è di fornire un ambiente sicuro per il personale di organizzazioni umanitarie come Emergency''.

L'Organizzione non governativa ha replicato contestando le dichiarazioni dell'ambasciatore: ''Non fanno altro che riconfermare la politica di diffamazione'', ha detto il portavoce di Emegency, Vauro. ''Quel 'criminale' che per l'ambasciatore sarebbe Rahmatullah Hanefi - ha continuato il vignettista - altro non è quella persona che si è prodigata in ogni modo per far funzionare un ospedale, che si è prodigata per i suoi connazionali così da essere stati curati gratuitamente ed efficacemente. E' la persona che ha rischiato la propria vita per salvare quella di Torsello e Mastrogiacomo''.
Vauro non ha dubbi: ''Rahmatullah non è un criminale e lo sappiamo perché lo conosciamo da sette anni. E' cresciuto nello spirito che muove Emergency secondo il quale anche una sola vita ha un valore altissimo. L'ambasciatore lo definisce criminale prima ancora che sia un processo a dirlo e questo è molto grave visto che l'affermazione viene da un'istituzione''. ''E' una menzogna poi dire che - ha proseguito il portavoce dell'organizzazione umanitaria - è stata Emergency a decidere di chiudere gli ospedali. Come si fa a dire questo quando un governo, il capo della sicurezza di un paese accusa un'organizzazione di essere fiancheggiatrice di Al Qaeda. E' evidente che tutto ciò equivale, nei fatti e nella forma, ad un decreto di espulsione''.

- ''Hanno fatto di tutto per cacciarci''. Intervista a Gino Strada (PeaceReporter)

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30 aprile 2007
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