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Rapimento Belluomo: il mistero s'infittisce

I rapitori dell'ingegnere catanese sequestrato in Siria avrebbero chiesto un riscatto...

19 dicembre 2012

S'infittisce il mistero sulla sorte dell'ingegnere catanese, Mario Belluomo, rapito in Siria alcuni giorni fa assieme a due colleghi russi e per il cui rilascio, secondo fonti governative di Mosca, è stato chiesto un riscatto.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha detto di confidare che la vicenda "si possa risolvere molto rapidamente" col suo rientro in Italia, e ha assicurato che l'Unità di crisi della Farnesina e lui personalmente stanno seguendo "minuto per minuto" la questione con l'impegno prioritario di "garantire l'incolumità dell'ostaggio".

Il ministero degli Esteri russo ha diffuso un comunicato nel quale si parla della richiesta di riscatto da parte di non meglio identificati rapitori e si forniscono le generalità dei due colleghi di Belluomo, entrambi col passaporto russo: V.V. Garilov e Abdel Sattar Hassun, titolare anche di cittadinanza siriana.
A differenza di quanto affermato l’altro ieri da fonti diplomatiche, secondo cui i tre erano scomparsi lungo la strada Tartus-Latakia, nella regione costiera pienamente sotto il controllo delle forze governative, il ministero russo ha riferito che i tre sono scomparsi mentre erano a bordo di un'auto che viaggiava lungo la strada Tartus-Homs. Belluomo alloggiava in un albergo di Tartus, sulla costa.
La regione di Homs è una delle più pericolose della Siria, sconvolta da quasi due anni da violenze, che in molte aree hanno assunto tratti di un conflitto interno a sfondo confessionale, sempre più inquinato dall'infiltrazione di gruppi armati stranieri. La strada Tartus-Homs è formalmente controllata dai governativi ma testimoni oculari, interpellati dall'Ansa, assicurano che "al tramonto nessuno si avventura più per quella strada" perché "infestata da cecchini e da posti di blocco di bande" non sempre riconducibili al regime o ai ribelli anti-governativi.

A sostegno dell'ipotesi di un rapimento dal movente non politico c'è il fatto che, secondo quanto sostenuto dal comunicato di Mosca, i rapitori avrebbero telefonato all'azienda per la quale Belluomo e i due colleghi lavoravano, la Hmisho, per chiedere esclusivamente una contropartita in danaro. È pur vero però che ai margini della strada Tartus-Homs si apre l'ormai famigerata "piana dei massacri": la pianura del fiume Oronte, stretta a est dalla superstrada Homs-Hama e a ovest dalle pendici della montagna alawita, è stata teatro anche di recente di stragi commesse da uomini armati, fedeli o ostili al regime, contro civili appartenenti alle rispettive comunità rivali: quella sunnita e quella alawita (branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere). È una regione però dove operano ormai anche bande di criminali, non necessariamente organiche al conflitto politico-confessionale in corso.
Il rapimento di Belluomo - sul quale la Procura di Roma ha aperto un fascicolo - si incrocia, almeno temporalmente, con quella di cinque giornalisti stranieri scomparsi nei giorni scorsi e ieri tornati in Turchia dopo esser stati sequestrati da miliziani siriani filo-regime. La vicenda ha coinvolto l'inviato di punta della Nbc, Richard Engel, e altri quattro giornalisti finiti nelle mani di un "gruppo armato legato al regime" nel nord della Siria. I cinque sono stati liberati, secondo la loro testimonianza, da una brigata di ribelli. Oltre a Engel, i quattro - di cui non si conoscono ancora le generalità - sono un turco, un giordano-britannico, un altro americano e un tedesco-siriano.

La famiglia di Belluomo: "Chiediamo il silenzio stampa" - La famiglia dell'ingegnere catanese chiede il"silenzio stampa" sul rapimento del congiunto. In casa sono quattro fratelli, una sorella e la madre malata. "Chiediamo ai giornalisti - afferma suo fratello Gianfranco - di rispettare la nostra scelta. Nostra madre, che è anziana, non sa ancora alcunché e stiamo evitando di farle guardare telegiornali o leggere quotidiani". "Sarebbe terribile e scioccante - osserva - se si presentassero cronisti a casa nostra, potrebbe stare male. Per questo invitiamo tutti a rispettare la nostra privacy. Noi lo sapevamo da giorni del rapimento, anche perché non avevamo avuto contatti con mio fratello, che si faceva sentire spesso. Speravamo che la notizia non trapelasse. Meno se ne parla meglio è per la soluzione della vicenda".
L'ingegnere Mario Belluomo "era sereno, e non ha mai mostrato paura o parlato di pericoli" sul luogo di lavoro. "Era andato in Siria da pochi mesi - aggiunge suo fratello - ma era tranquillo, nessuno di noi pensava potesse correre un rischio del genere anche perché fino all'altro giorno non ha avuto alcun problema".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Il sequestro dell'ingegnere Mario Belluomo (Guidasicilia.it, 18/12/12)

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19 dicembre 2012
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