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Rapiti in Somalia due volontari italiani

Si tratta della siciliana Iolanda Occhipinti e del pistoiese Giuliano Paganini

21 maggio 2008

Due volontari italiani della ong Cins (Cooperazione internazionale nord sud) sono stati rapiti da un gruppo armato nelle prime ore di stamane in Somalia, intorno alle 5.30 locali (in Italia 4.30), esattamente ad Awdhegle, 65 km a sud di Mogadiscio.
Si tratta di Iolanda Occhipinti, di Ragusa, e Giuliano Paganini, di Pistoia, sequestrati insieme ad un loro collega somalo, Abderhman Yusuf, nella regione della bassa Shabelle. La notizia diffusa da fonti locali è stata confermata delle autorità italiane.
Secondo quanto hanno raccontato alcuni anziani locali, uomini armati, pare sei, a bordo di tre fuoristrada, hanno fatto irruzione alle prime ore del mattino nell'albergo dove alloggiavano i volontari. "Ho sentito una sparatoria per circa cinque minuti... sono corso via e ho visto gli italiani e il loro collega bendati con uomini armati che gli camminavano accanto", ha detto un anziano della città ad una agenzia di stampa tedesca.
"I rapitori, dopo aver neutralizzato le guardie, sono entrati all'interno degli uffici, hanno messo una benda agli occhi ai tre e li hanno portati via", ha detto un rappresentante dell'ong. Un responsabile locale della sicurezza ha assicurato che le forze dell'ordine stanno cercando di localizzare gli ostaggi e "sapere chi sono i rapitori e dove hanno portato" i tre cooperanti.
Sempre secondo fonti locali, sembra che i cooperanti avevano già subito un tentativo di rapimento nell'albergo il mese scorso, durante il quale erano morti due guardie del corpo e un assalitore.

Nella tarda mattinata c'è stato un primo contatto - indiretto - tra la Cins e i sequestratori dei due italiani. Le prime indiscrezioni parlano di un sequestro a scopo di riscatto, e non di un atto di terrorismo. "I nostri volontari stanno bene, non hanno subito violenze. Siamo fiduciosi in una rapida liberazione", hanno detto dall'ong. Una responsabile della Cins spiega che alla base del sequestro "pare ci sia stato un equivoco: i rapitori erano convinti che i cooperanti stessero costruendo una Chiesa".
L'organizzazione è in costante contatto con le famiglie, con l'Unità di Crisi della Farnesina e con le autorità somale.

Giuliano Paganini, 66 anni, è un agronomo e vive a Pistoia con moglie e figlia. Era in Somalia da marzo e il suo rientro in Italia era previsto per i primi di giugno. Alle spalle lunghi anni trascorsi a lavorare in Africa.
Iolanda Occhipinti, 51 anni, originaria di Ragusa, è infermiera professionale ed era partita per la Somalia l'inverno scorso. La donna, che è sposata e ha due figli, nel 2007 è stata insignita del titolo di Cavaliere della stella della solidarietà italiana presso l'ambasciata d'Italia a Sanaa, nello Yemen, una delle poche donne cooperanti a ricevere tale onore. In Somalia col Cins si stava occupando soprattutto dell'amministrazione del progetto.
L'ostaggio somalo è Abderahman Yusuf Arale, il responsabile della sede locale del Cins che opera in Somalia dal 1995 nei settori dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare.
La ong Cins, impegnata in progetti di sviluppo agricolo nella regione, oltre l'ufficio di Mogadiscio ha tre sedi distaccate a Bulo Burti, Hargeisa e Xuddur.

Quella dei rapimenti è una pratica tristemente diffusa in Somalia. Di solito si concludono con il pagamento di forti riscatti. Tra gli "osservati speciali" c'è soprattutto il gruppo 'Shabaab', una formazione jihadista attiva contro gli esponenti del governo federale di transizione. Ma sotto la lente d'ingrandimento dell'intelligence ci sono anche tutte le varie componenti della guerriglia somala, proprio con riferimento alle "possibili minacce in direzione di obiettivi occidentali e di organismi umanitari".
Nel Paese, devastato dal conflitto tra il governo federale transitorio, sostenuto dalle truppe etiopi, e un'opposizione che ruota soprattutto attorno all'Unione delle Corti islamiche, sono ancora in corso due sequestri, non ancora risolti. Un cittadino britannico e uno keniano rapiti in aprile (il primo sembra sia rimasto ferito nell'agguato), e un keniano preso prigioniero la scorsa settimana. Di solito i rapimenti si concludono con il pagamento di forti riscatti. E anche in questo caso, sostengono fonti dell'agenzia dei missionari Misna, la molla del sequestro sarebbe economica.

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Repubblica.it e La Sicilia.it]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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21 maggio 2008
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