Ratatouille
Pixar e Walt Disney per una lungometraggio spettacolare, divertente. Da grand gourmet
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RATATOUILLE
di Brad Bird
Remy è un topolino della campagna francese, ha la passione per le cose buone e il sogno di diventare un vero cuoco. Lascia la provincia per trasferirsi a Parigi, nei sotterranei di uno dei più importanti ristoranti della città, reso famoso dal grande chef Auguste Gusteau. Per Remy la vita è dura, ogni giorno rischia di prendersi un coltello nella schiena, un mestolo sulla testa, una forchetta su un orecchio, ma le cose sembrano cambiare quando Remy incontra lo sguattero Linguini e nell'aggiustare una sua zuppa crea un nuovo piatto che viene elogiato dai maggiori critici culinari di tutto il mondo...
Anno 2007
Nazione USA
Distribuzione Buena Vista
Durata 110'
Regia e sceneggiatura Brad Bird
Tratto da un racconto di Brad Bird, Jim Capobianco e Jan Pinkava
Musiche Michael Giacchino
Genere Animazione
La critica
''Il più bel film mai uscito dai computer della Pixar, che sforna solo gioielli, è una fiaba fantastica e a suo modo realistica costruita su un gioco magistrale di contrasti. Parla di cibo, ma ha come eroe uno degli animali più repellenti per noi umani, un topo (e topo di città, dunque di fogna, non sorcetto di campagna stile Mickey Mouse). E' un film d'animazione, ma si basa su un lavoro di inchiesta solido come una corazzata che ha tenuto per mesi uno stuolo di yankee presumibilmente pessimi mangiatori fra i fornelli della haute cuisine francese per carpire usi, gesti, ruoli, mentalità (e odori, colori, sapori, ricette). Infine è una celebrazione e insieme una presa in giro dell'arte più arrembante nel nostro ipernutrito Occidente: la gastronomia, propagata da un numero così folle di film, libri, riviste, tv, nonché di festival e mostre dedicati a ogni possibile commistione (cibo e cucina, cibo e arte, cibo e sesso, eccetera), che è inevitabile chiedersi cosa nasconda questa ossessione. Magari partendo proprio da 'Ratatouille'. (...) Torna in mente anche il vecchio trucco di Cyrano, che suggeriva al corteggiatore aitante ma incolto le parole con cui sedurre la sua bella. Solo che 'Ratatouille', democratico e postmoderno, non canta le gioie dell'amore (adulte e individuali), bensì quelle della tavola (collettive e senza età). Di qui, oltre al divertimento, l'allegria che infonde nello spettatore (meravigliosa la madeleine che converte il critico-vampiro). Specie se è in grado di apprezzare il poderoso lavoro di sintesi (fisiognomica, urbanistica, culturale), compiuto dagli animatori. Che sfruttano ogni dettaglio materiale, dalle cucine al bateau-mouche sulla Senna, per rendere viva e concreta questa avventura virtuale. Bel paradosso: un film tutto generato al computer che ricrea l'esperienza più corporea che ci sia.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
''Maledetti topastri. Se c'è un topos nel cinema d'animazione, è rappresentato sicuramente dall'onnipresenza e dall'eclettismo dei roditori. Ora arriva Remy, ultimo eroe targato Pixar con 'Ratatouille', gioco di parole tra il vocabolo ratto in francese e il nome di un piatto nizzardo tipico a base di verdura. L'ennesima sfida vinta con i rivali della Dreamworks-Aardman. (...) La Pixar e i suoi alfieri hanno ormai assunto una consapevolezza e una sicurezza che si sono viste finora solo nel miglior Walt Disney. Non hanno bisogno di stupirci con effetti speciali o colpi di scena, ci regalano storie "tonde" e ben congegnate, di grande solidità, che bastano a se stesse. Nulla sembra forzato, il film è naturalmente adatto a bambini e genitori, a cui insegna molto, senza essere pedante, ridendo e riflettendo. Ci dice che i pregiudizi sono pericolosi e spesso a doppio taglio. Ci racconta il conflitto di classe e arriva anche a bacchettare i critici. Perché tra i tanti esilaranti comprimari, buoni e cattivi, si staglia Anton Ego, (re)censore di ristoranti e pietanze spietatamente snob e di cattiveria inaudita. Lavora a lume di candela in un ufficio a forma di bara. La vera sfida, il nostro ratto, la lancia proprio a lui. L'unico alla sua altezza, con la sua stessa finezza di palato e forse, seppur nascosta, la medesima capacità di sognare. Sarà lui a pronunciare (nell'originale con la straordinaria voce di Peter O'Toole) la frase più bella del film: 'C'è più dignità in un'opera d'arte mediocre che in una mia stroncatura, che pur è divertente da scrivere per me e da leggere per voi'. Touchè.''
Boris Sollazzo, 'Liberazione'
''Vince il furbo e umile Remy, socialmente un Figaro di Beaumarchais, la cui simpatia azzera il resto. E' un topo che non dimentica gli amici, alla fine li ospita in cucina per soddisfare le crudeltà del critico Ego, vittima di una finale 'madeleine' proustiana. E' una delle migliori trovate di un film che, anche se un po' lungo (due ore), è una riserva di intelligenza variopinta, sull'onda del credo americano che invita a seguire i sogni a tutti i costi, valida anche per il regno animale.''
Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera'
''Se Hollywood sta riscoprendo il binomio cinema & cibo e in particolare il coté delle possibili interferenze del piacere di cucinare (o di mangiare) nella sfera dei sentimenti, della problematica coesistenza della sublimazione creativa di chef e gourmet e delle ragioni del cuore, ora 'Ratatouille' (che è il nome di un gustoso piatto francese a base di verdure) mette in cortocircuito topi e pietanze ricercate, il simbolo della repellenza animale e l'espressione massima della raffinatezza culinaria. Non a caso la vicenda è ambientata a Parigi, culla anche di gourmet e di chef, e i geni della Pixar/Disney hanno mobilitato il meglio dei tecnici e della tecnologia d'avanguardia per catturare anche i numerosi detrattori dei topi, veri protagonisti della storia. Il topo gourmet che sogna di diventare chef acquista così - secondo la migliore tradizione della trasfigurazione antropomorfica disneyana - un'anima e quella umanità, quello spessore morale, quella fragilità e vulnerabilità che lo rendono accettabile al pubblico divertendolo e coinvolgendolo. Per ottenere ciò, però, era necessario un estremo realismo tridimensionale che restituisse la sgradevolezza del ratto ma rendesse verosimile e credibile il suo assalto ai totem dell'alta gastronomia. (..) Con perizia tecnica e grande dimestichezza tridimensionale ma anche con un occhio alla commedia epica keatoniana, i registi Brad Bird e Jan Pinkava ci trascinano in un tourbillon di gag visive, accelerazioni e movimenti acrobatici negli spazi (comprese le fognature parigine), di pregevoli interazioni dei personaggi con gli ambienti, di contrasti tra i teneri ratti e le deformazioni espressioniste dei cattivi. Il cartoon si fregia della consulenza del celebre cuoco americano Thomas Keller e del coinvolgimento di attori come Ian Holm e Peter O'Toole, voci dell'autoritario responsabile della cucina Skinner e del critico Anton Ego, mentre tra gli interpreti della versione italiana c'è anche il famoso chef Gualtiero Marchesi.''
Alberto Castellano, 'Il Mattino'