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Redditi, Web e Trasparenza

L'Agenzia delle Entrate risponde al Garante della Privacy: tutto nel rispetto delle leggi vigenti

06 maggio 2008

La posizione di Vincenzo Visco, viceministro dell'Economia uscente, e di Massimo Romano, direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, sulla scelta di mettere online i redditi dei contribuenti italiani è stata chiara fin dall'inizio. Posizione che, secondo loro, sta nella parte della ragione e per la quale, sono convinti, riusciranno a dimostrare le ragioni davanti al Garante della Privacy e davanti al pubblico ministero. Sarà tutto dimostrato "con argomenti - ha detto Guido Calvi, legale di Visco - capaci di svelare una certa ipocrisia con cui tutta questa vicenda è stata affrontata e la pelosa indignazione che l'ha accompagnata. Visco è tranquillo e non potrebbe essere diversamente, visto che riteniamo che il reato che viene ipotizzato, il trattamento illecito di dati personali, non può conoscere destino diverso che non un'archiviazione. Va da sé che rispettiamo il lavoro di un magistrato responsabile e capace come il procuratore aggiunto Franco Ionta, ma è altrettanto chiaro che in questa storia le procedure sono state rispettate e che chi oggi le contesta nel dibattito pubblico dovrebbe avere almeno l'onestà intellettuale non di cavillare, ma di dire con chiarezza agli italiani che non vuole che un principio di trasparenza fissato per legge nel lontano 1973 venga applicato. Si abbia insomma il coraggio di riconoscere che quelle norme non vanno più bene e che, negli anni scorsi, quando pure sono state applicate qualcuno dormiva" (leggi).

Ebbene, l'Agenzia delle Entrate ha risposto alla richiesta di chiarimenti del Garante della Privacy in questa maniera: "Alla base della decisione c'è stata l'applicazione della normativa sulla predisposizione e pubblicazione degli elenchi dei contribuenti e di quella del codice dell'amministrazione digitale. Un insieme di disposizioni che disegnano un quadro di trasparenza fiscale al quale l'Agenzia ha inteso attenersi". "Il documento - prosegue il comunicato dell'Agenzia spedito al Garante - ripercorre l'evoluzione delle norme che hanno regolato la pubblicità degli elenchi. E la norma, nell'attuale assetto dell'amministrazione finanziaria, attribuisce al Direttore dell'Agenzia la fissazione dei termini e delle modalità per la formazione e la pubblicazione degli elenchi. Si tratta, dunque, di una valutazione amministrativa assunta dall'Agenzia delle Entrate nell'ambito della sua autonomia". "La forma di pubblicità dei dati reddituali prevista dal legislatore - viene ancora spiegato nella nota - consiste nella consultabilità dei dati da parte di chiunque. La ratio della norma è quella di favorire una forma di controllo diffuso da parte dei cittadini rispetto all'adempimento degli obblighi tributari. La scelta di Internet quale mezzo di comunicazione è stata fatta per adeguare i comportamenti dell'Agenzia a quanto stabilito dal Codice dell'amministrazione digitale varato nel 2005, che impone alla Pubblica Amministrazione di utilizzare come strumento ordinario di fruibilità delle informazioni la modalità digitale".

"Il Codice - continua l'Agenzia - tra l'altro, impone alla PA l'uso delle nuove tecnologie per promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini al processo democratico e per facilitare l'esercizio dei diritti politici e civili, sia individuali che collettivi, tra i quali si può inquadrare il diritto alla consultazione degli elenchi dei contribuenti. Si è ritenuto che le norme in materia di trattamento dei dati personali non precludano la diffusione dei dati reddituali tramite Internet, posto che la libera conoscibilità di essi da parte di chiunque è del tutto pacifica, come più volte affermato dallo stesso Garante". "La novità rispetto al passato - ha quindi sottolineato l'Agenzia delle Entrate - è rappresentata dal mezzo: Internet. Ma si tratta di una novità relativa in quanto occorre considerare come gli articoli abitualmente pubblicati dai giornali che riportano i dati reddituali dei contribuenti sono per lungo tempo liberamente consultabili sulla rete. In definitiva, la diffusione dei dati reddituali con modalità telematiche da parte dell'autorità pubblica costituisce un elemento di garanzia, trasparenza e affidabilità dell'informazione".

Infine l'Agenzia ha espresso piena fiducia "nelle valutazioni del Garante della Privacy e della magistratura in relazione alle azioni intraprese a seguito della pubblicazione degli elenchi dei contribuenti on line. Piena collaborazione è stata assicurata alla polizia postale che ha acquisito la documentazione relativa alla decisione dell'Agenzia di rendere consultabili gli elenchi tramite Internet".

Insomma, l'Agenzia delle Entrate ha ribadito che nella scelta fatta, e risultata tanto impopolare, non si è fatto altro che applicare la legge nel nome dell'assoluta trasparenza.
Intanto è al vaglio del pm della procura di Roma una prima informativa della polizia postale nell'ambito dell'inchiesta avviata. L'informativa è giunta a Piazzale Clodio e sarà valutata dal procuratore aggiunto Franco Ionta e dal pm Francesco Polino che hanno aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di violazione della privacy. Nella documentazione acquisita dalla polizia postale c'è il provvedimento amministrativo firmato da Massimo Romano, nonché la sospensione dell'Autorità garante della privacy con cui è stata sospesa la diffusione dei dati sugli elenchi dei contribuenti. Dati che continuano a circolare in rete per il "file sharing" fatto dai blog.
La polizia postale ha raccolto e trasmesso in procura anche copia degli atti del procedimento amministrativo seguito dall'Agenzia delle Entrate propedeutico alla pubblicazione in rete degli elenchi dei contribuenti, anche in base alla normativa sulla trasparenza. Di contro il parere acquisito dalla polizia postale dall'Autorità garante per la privacy contiene anche il mancato preavviso dell'Agenzia delle Entrate alla stessa Authority.

Al momento, secondo quanto si è appreso da fonti giudiziarie, non risultano iscrizioni sul registro degli indagati anche perché la documentazione della polizia postale dovrà essere integrata da altro materiale. In procura a Roma si attende anche l'esito dell’istruttoria dell'Authority e la relativa trasmissione della documentazione anche in relazione ad analoghe fattispecie verificatesi in passato.

[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it, l'Unità.it]

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06 maggio 2008
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