Referendum? Quale referendum?
Sondaggio Demopolis: a meno di 3 settimane dal voto del 17 Aprile solo il 23% dei siciliani è informato
In Sicilia solo un elettore su quattro afferma di essere informato sul referendum sulle trivelle.
È quanto si evince chiaramente dai dati del sondaggio dell'Istituto Demopolis che potrebbero pesare sul raggiungimento del quorum al di là dell’opinione prevalente che è contraria alla proroga delle concessioni. Infatti, è ampia la contrarietà dell'opinione pubblica siciliana alle estrazioni negli spazi di mare entro le 12 miglia dalle coste.
Ma, a meno di 3 settimane dal referendum, il fatto che solo 23% dei siciliani si dichiara informato sull'appuntamento elettorale fa riflettere.
Negli ultimi 16 anni l’indice di attenzione in tema ambientale è cresciuto di 20 punti: il dato, rilevato semore dall'Istituto Demopolis, era del 43% nel 2000 e raggiunge oggi il 63% con una crescita di oltre 10 punti negli ultimi 5 anni.
In questo clima di crescente attenzione all'ambiente, non stupisce che i cittadini, se chiamati in causa, manifestino ampie riserve sulle trivellazioni: esattamente il tema del quesito referendario del 17 Aprile, promosso da 9 Regioni (tra queste non figura la Sicilia, ndr) con il sostegno di diverse associazioni, che non riguarda comunque le attività petrolifere sulla terraferma, né quelle in mare a una distanza maggiore dalle coste.
Secondo il sondaggio condotto dall'Istituto diretto da Pietro Vento, il 74% degli italiani vieterebbe, alla scadenza, il rinnovo delle attuali concessioni per le estrazioni in mare entro le 12 miglia. Di parere diverso è il 26%, poco più di un quarto dei cittadini interpellati. Il dato raggiunge l'80% in Sicilia, ben oltre la media nazionale rilevata da Demopolis per il programma Otto e Mezzo (LA7): nell'Isola 8 cittadini su 10 si dichiarano contro le trivellazioni.
Di tenore del tutto opposto le ragioni di chi si schiera per il sì al divieto di rinnovo delle concessioni: i due terzi affermano che il mare e le coste italiane vadano protetti da qualsiasi rischio ambientale. Il 43% teme possibili danni per il turismo, ritenuto fondamentale per lo sviluppo del Paese; per oltre un terzo dei cittadini, intervistati da Demopolis, la politica energetica italiana dovrebbe puntare in modo più deciso sulle fonti rinnovabili.
Prescindendo dalle convinzioni in materia, la validità o meno del referendum si gioca - come sempre - sul raggiungimento del quorum del 50%. E a circa 3 settimane dal voto, l'Istituto Demopolis ha misurato il grado di conoscenza dei cittadini.
"Appena 1 elettore su 4 - spiega Pietro Vento, direttore di Demopolis - si dichiara informato sull'appuntamento elettorale. Il 34% ammette di non saperne assolutamente nulla; il 41% degli italiani sostiene di aver sentito parlare genericamente del referendum sulle trivellazioni, ma di non sapere che si voterà il 17 aprile". Il dato di conoscenza è ancora più basso nell'Isola: appena il 23% dei siciliani si dichiara informato sul Referendum.
Per amor di informazione, è bene ricordare che, se anche vincesse SÌ, sarà impossibile fermare le trivelle sino al 2022. È la data di scadenza della concessione di coltivazione più lunga, fra quelle produttive: si riferisce alle due piattaforme Vega, al largo di Marina di Ragusa, gestite da Edison ed Eni. Il referendum che blocca la ricerca e di estrazione di petrolio e gas non agisce sulle attività in corso. E lo sfruttamento dei giacimenti, anche nei mari siciliani, continuerà comunque per diversi anni.
Sono sette i permessi e le concessioni attualmente in vigore entro le dodici miglia dalla sponda meridionale dell’Isola. Due sono quelle di Gela, risalgono al 1967 e al 1980, e l’Eni può utilizzare rispettivamente fino all’agosto del 2017 e al giugno del 2020. Eni e Edison sono titolari di una concessione per il sottofondo marino all’altezza di Licata, accordata dal ministero nel 2014 e in vigore fino al 2034: le due piattaforme, Argo 2 e Cassiopea 1, per ora non sono produttive.
C’è poi il permesso dell’Audax a Pantelleria, 657 km quadrati attorno all’isola, ma è sospeso dal 2008 in attesa "di un idoneo impianto di perforazione per acque profonde".
A bloccarsi con la vittoria del sì sarebbero le richieste di ricerca ed estrazione non ancora approvate. Al momento, per quanto riguarda la Sicilia, sono dieci: un’istanza di coltivazione, sette istanze di permesso di ricerca e due istanze di permesso di prospezione. A fare compagnia ad Eni ed Edison, nel lotto delle società in attesa del sì del ministero, multinazionali quali Schlumberger, Transunion, Northern Petroleum.
[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it - articolo di Emanuele Lauria]