Regione Sicilia e Università di Palermo per la creazione della ''banca dati'' sui vitigni siciliani
Intanto sul mercato le varietà di uva ''apirena'' vanno per la maggiore in Germania e Gran Bretagna
Inoltre alcuni esperti del Ministero delle Politiche Agricole dopo aver effettuato un'analisi delle caratteristiche della pianta e del vino, studieranno la presenza di malattie in grado di abbassare la qualità di vini prodotti. La circostanza si verifica facilmente a causa degli innesti praticati da sempre nell'Isola. "Il progetto - chiarisce Rosario Di Lorenzo, dell'Università di Palermo - permetterà di recuperare vitigni di cui non conosciamo le capacità enologiche". Si effettueranno a partire dal 2005 i primi innesti, per arrivare entro i1 2008 alla banca dati che permetterà di competere con varietà molto diffuse come il Cabernet. La ricerca voluta dagli stessi produttori, è un vero toccasana per un mercato che ha bisogno di rinnovarsi. Sembra infatti, che le uve locali con semi stiano perdendo terreno rispetto alle varietà da tavola senza semi. L'Uva Italia, ad esempio, regina delle vendite che per un ventennio, che ha portato ricchezza e benessere in tutta la fascia sud-orientale della Sicilia, sembra destinata a sparire col tempo. L'uva è sempre buonissima ma c'è l'inconveniente di quei fastidiosi semini da sputare.
Le varietà di uva "apirena" cioè senza semi che vanno per la maggiore e che la faranno da padrone in un prossimo futuro sono la Sugraone, la Crimson e la Thomson, frutto di una raffinatissima selezione clonale. Ad importarle dalla California e scommettere su di esse sono stati, circa otto anni fa, i fratelli Franco, Giovanni e Vito Perrone, imprenditori di Castelvetrano, proprietari dal 1966, della tenuta dei baroni Iacona Cultrera di Montesano a Niscemi, contrada Carrubba, ricadente nella zona DOC del "Cerasuolo di Vittoria". Qui grazie al clima favorevole, all'assenza di vento, alla costanza della temperatura e della luminosità, i vitigni califoniani crescono rigogliosi occupando una superfice di 50 dei 170 ettari della tenuta. La produzione annua è sui 15 mila quintali, interamente venduti, dalla fine di giugno ad ottobre, in Germania e in Gran Bretagna.
L'uva seedless (in inglese: senza semi) dell'azienda agricola Perrone è richiestissima e prenotata dai rivenditori addirittura con un anno di anticipo. Si tratta infatti di un uva che difficilmente attecchisce al di fuori del suo ambiente naturale, la California. Sono stati fatti diversi tentativi nel Trapanese e nell'Agrigentino, ma sono tutti miseramente falliti.Gli altri 120 ettari della tenuta di contrada Carrubba sono coltivati a vigneto. Nero d'Avola, Frappato, Nerello Mascalese, Sangiovese, Syrah e Merlot i vitigni coltivati. Fino al 2001 la produzione era ceduta a varie cantine. Oggi i Perrone hanno fatto un salto di qualità decidendo di imbottigliare e vendere i loro vini compresi i bianchi Chardonnay, Inzolia e Grillo prodotti nei 20 ettari della proprietà, di Castelvetrano. Sotto la supervisione dell'enologo catanese Anastasio Caponnetto, i vini Perrone hanno cominciato ad conquistarsi la loro fetta di mercato persino in Giappone, specialmente per quanto riguarda i rossi, pieni di corpo e di sapore grazie alle condizioni uniche della tenuta che si trova in una vallata circondata da querceti secolari