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Resterà aperta fino a domenica 8 gennaio, la mostra sui ''Bambineddi di cira'' al Museo Civico di Salemi

03 gennaio 2006

Resterà aperta fino a domenica 8 gennaio nei locali del Museo Civico in via D'Aguirre, nel centro storico di Salemi, la mostra che per la prima volta raccoglie un nutrito repertorio di ''bambineddi'', ovvero sculture sacre realizzate con cera d'api che raffigurano il Bambin Gesù.
Ad organizzarla è stato il Comune in collaborazione con la Fidapa. Si tratta di veri e proprio oggetti d'arte, di pregiata fattura, la maggior parte dei quali databili tra l'inizio del '700 e la fine dell'800, realizzati da artigiani salemitani. I pezzi in esposizione provengono tutti da collezioni private. La mostra è visitabile, gratuitamente, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9,20 alle 13 e dalle 17 alle 20. Una sezione della mostra è dedicata ai presepi in miniatura realizzati anche questi da artigiani locali.
''L'allestimento della mostra di Bambinelli e presepi - dice Mirella Angelo - appare chiaramente volto alla promozione della coscienza dell'identità collettiva: l'attenzione al presepe e alla iconografia del Bambino Gesù (tra l'altro peculiare del territorio nelle forma della ceroplastica) rivela infatti un atteggiamento di interesse e di rispetto per lo specifico culturale, in consapevole controtendenza alla dilagante e vincente massificazione a cui esigenze di ordine esclusivamente economico hanno ridotto anche il Natale''.

Sulla tradizione dei ''bambineddi di cira'' la professoressa Enza Gandolfo Bellomo, studiosa di storia e tradizioni locali, ha scritto una introduzione che ne spiega le origini e anche i significati:
«Sin dall'antichità la morbida e duttile cera d'api, facilmente disponibile, veniva lavorata e modellata con le mani, mescolata con biacca per renderla più chiara e poterla colorare, adoperata per creare statuette di dei e maschere per i defunti.  La tradizione cristiana usava la cera per ricoprire il volto di un santo o modellare sculture sacre. Nel Medioevo e nelle epoche successive all'interno dei conventi e monasteri la laboriosità di suore e frati dava vita con pazienza certosina a statuette di presepe, angioletti e Bambinelli, come ex voto o oggetto di arredo ricercato.
C'erano una volta le botteghe dei cirari e dei bambiniddari dove si potevano acquistare splendidi esemplari; il Bambineddu, realizzato su un anima di sughero, stoffa e cartapesta, legno sostenuto da fili di ferro, era rivestito di pregiati abitini in seta, ricamati in oro. Raffigurato ora dormiente, ora seduto con le braccia aperte e col rosso cuore in mano, stava in mezzo a ghirlande di fiori variopinti in carta, in seta dipinta, o realizzati con la stessa cera o in pasta d'amido: elementi floreali come linguaggio simbolico del paradiso naturale e di una vita senza fine. Una teca o una campana di vetro, detta scaffarata, era la sua collocazione (e lo proteggeva dalla polvere).
Non mancava mai sull'antico comò delle dimore patrizie la campana con il Bambineddu. Ma anche sul cantarano delle case modeste c'era quasi sempre un Bambineddu di cira. A Salemi una delle poche famiglie depositaria dell'arte della ceroplastica si chiamava Cialona e sino angli anni '60 era possibile commissionare un Bambineddu per metterlo a sorteggio, secondo il voto. Lo si poteva acquistare anche nelle mercerie delle signorine Milana, che avevano mani d'oro e realizzavano opere d’arte con perizia e raffinatezza inimitabili»
(Enza Gandolfo Bellomo)

Comune di Salemi

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03 gennaio 2006
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