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Riaperte le indagini sul presidente Salvatore Cuffaro per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa

20 marzo 2007

La Dda palermitana, nella persona del procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, ha chiesto all'ufficio del gip la riapertura dell'inchiesta nei confronti del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Quest'accusa era stata archiviata nel 2003 su richiesta della stessa procura, all'epoca guidata da Piero Grasso, che aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Cuffaro per rivelazione di segreto e favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra nell'ambito del processo per le ''Talpe alla Dda di Palermo''.

La decisione di riaprire l'inchiesta è stata adottata al termine di un dibattito interno alla Dda del capoluogo siciliano, dopo che uno dei pm del processo alle ''talpe della Dda'', Antonino Di Matteo, aveva chiesto di contestare già nel dibattimento in corso l'accusa di 110 e 416 bis al presidente della Regione siciliana. A causa del dissenso degli altri tre pm del processo, l'aggiunto Giuseppe Pignatone e i sostituti Michele Prestipino e Maurizio De Lucia, la questione è stata rimessa alla Dda che ha deciso di chiedere l'apertura di un nuovo fascicolo.
Secondo quanto si apprende sarebbero stati i nuovi verbali del pentito Francesco Campanella, le nuove dichiarazioni del collaboratore Angelo Siino, le intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte nell'inchiesta ''Gotha'' (in particolare le conversazioni tra il boss dell'Uditore Francesco Bonura e il boss di Pagliarelli, Nino Rotolo), e altri elementi provenienti da altre indagini che hanno spinto la Procura di Palermo a chiedere la riapertura dell'inchiesta su Cuffaro.
Una parte delle nuove accuse a Cuffaro, comunque, è stata già riversata nel processo in corso, nel quale il governatore della Sicilia è imputato di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra.
Ad occuparsi del nuovo fascicolo sarà il gip Antonella Consiglio che ha ''ereditato'' le inchieste del collega Giacomo Montalbano, trasferito ad altri uffici.

Ironico il commento di Cuffaro: ''Hanno riaperto le indagini? Perché si erano mai chiuse? Basta vedere le cronache dei giornali per rendersi conto che le indagini, in questi sei anni, non si sono mai fermate. Con cristiana pazienza affronterò questa ulteriore prova e non verrà meno il mio rispetto per l'istituzione giudiziaria''.
''Qualche giorno fa - ha detto ancora Cuffaro - i miei legali avevano chiesto al Procuratore della Repubblica se le indiscrezioni pubblicate da alcuni organi di stampa, fra cui 'L'Unità', fossero vere. A questa richiesta veniva risposto che si trattava di notizie coperte da 'segreto istruttorio'. Come mai questa notizia coperta da segreto istruttorio viene oggi comunicata agli organi di stampa?''.

E alla notizia delle nuove indagini su Totò Cuffaro sono arrivate immediatamente le manifestazioni di solidarietà da parte dell'Udc, partito politico al quale appartiene il governatore. ''Apprendiamo con stupore della riapertura delle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa da parte della Procura della Repubblica di Palermo nei confronti del Presidente della Regione, Salvatore Cuffaro'', ha affermato in una nota il segretario regionale dell'Udc, Saverio Romano. ''Restiamo convinti della sua assoluta estraneità ai fatti che gli vengono contestati e siamo certi - ha proseguito Romano - che saprà dimostrarne l'infondatezza nelle sedi deputate. Per parte nostra combattiamo senza alcun tentennamento ogni logica mafiosa, difendendo quotidianamente la legalità. Vale per Cuffaro, come per ogni iscritto dell'Udc''.
Categoriche ed opposte le esternazioni dell'opposizione: ''Di fronte ad un fatto nuovo e grave come la richiesta avanzata oggi dalla Procura di Palermo, che ha deciso di contestare anche il reato di concorso in associazione mafiosa a un presidente della Regione già sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, è inconcepibile che Cuffaro continui imperterrito a governare l'isola'', ha affermato Rosario Rappa, segretario regionale di Rifondazione Comunista. ''Non entriamo nel merito dell'inchiesta - ha aggiunto -. È compito della magistratura decidere e chiarire i termini della vicenda in piena autonomia. Tuttavia, secondo Rifondazione comunista, in questa situazione Cuffaro dovrebbe trovare il coraggio di fare l'unico atto di igiene politica possibile: dimettersi''.

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20 marzo 2007
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