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Riaperte le indagini sulla strage di Ustica

La Procura di Roma adesso seguirà la pista suggerita dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga

23 giugno 2008

Il 27 giugno 1980 un DC9 Itavia in volo da Bologna a Palermo ''cadde'' tra l'isola di Ponza e l'isola di Ustica causando la morte di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio.
Un cedimento strutturale dell'aereo fu la causa cui immediatamente venne attribuita la ragione del disastro che apparve quindi nella contestualità del suo verificarsi agli occhi dell'opinione pubblica soltanto uno dei ricorrenti incidenti che funestano il traffico aereo...

La Procura di Roma ha riaperto l'indagine sulla strage di Ustica. Dopo 28 anni.
A darne notizia è stato il Tg3 spiegando che la riapertura è avvenuta dopo le dichiarazioni del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, uno dei massimi custodi di tanti misteri d'Italia. La procura romana ha ascoltato anche Giuliano Amato, che nel 1980 ricopriva la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
L'iniziativa dei pm Maria Monteleone e Erminio Amelio fa seguito, dunque, alle dichiarazioni di Cossiga secondo il quale ad abbattere il Dc9 dell'Itavia il 27 giugno del 1980 (l'aereo partito da Bologna e diretto a Palermo, con a bordo 81 persone, si squarciò in volo e precipitò a largo dell'isola di Ustica), sarebbe stato un missile "a risonanza e non a impatto" lanciato da un Mirage, un aereo della marina militare francese.

L'apertura della nuova indagine - di cui ha dato notizia il Tg3, dopo l'archiviazione disposta del giudice istruttore Rosario Priore - verificherà anche attraverso una rogatoria con la Francia, fatta anche per identificare i responsabili militari transalpini, le dichiarazioni del presidente emerito della repubblica. Cossiga nel febbraio dello scorso anno spiegò a vari emittenti, radiofoniche e televisive che "furono i nostri servizi segreti che, quando io ero Presidente della Repubblica, informarono l'allora Sottosegretario Giuliano Amato e me che erano stati i francesi, con un aereo della Marina, a lanciare un missile non ad impatto, ma a risonanza. Se fosse stato ad impatto non ci sarebbe nulla dell'aereo".
Cossiga spiegò inoltre ai media che "i francesi sapevano che sarebbe passato l'aereo di Gheddafi. La verità è che Gheddafi si salvò perché il Sismi, il generale Santovito, appresa l'informazione, lo informò quando lui era appena decollato e decise di tornare indietro. I francesi questo lo sapevano e videro un aereo dall'altra parte di quello italiano e si nascose dietro per non farsi prendere dal radar".

Nel gennaio dello scorso anno la prima sezione penale della Cassazione chiuse definitivamente una vicenda giudiziaria parallela a quella della strage, ovvero il processo ai generali dell'aeronautica sui cosiddetti depistaggi. La suprema corte dichiarò inammissibile il ricorso avanzato del Procuratore generale della Corte d'Appello di Roma che aveva chiesto una riformulazione della sentenza d'assoluzione, che avrebbe lasciato uno spiraglio per il risarcimento. I generali dell'Aeronautica Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, accusati di aver omesso al governo informazioni sul disastro avvenuto 26 anni fa, e quindi  di aver compiuto despistaggi sulla vicenda, furono assolti, in maniera definitiva "perché il fatto non sussiste". [Leggi "Un finale tristemente scontato" (Guidasicilia.it, 11/01/07)].

[Informazioni tratte da Adnkronos e ANSA]

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23 giugno 2008
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