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Riceviamo e pubblichiamo... IL ''POLITEISMO'' ETNEO, di Empedocle scalzo

06 luglio 2005

In un qualunque dizionario della lingua italiana il termine politeismo, dal greco poly-theos, corrisponde all'antico culto pagano verso molti Dei.
Da un paio d'anni a questa parte sull'Etna, in Sicilia, il politeismo ha acquistato un nuovo e più lucente significato. Il poliedrico genius siculo ci ha messo di fronte ad un fenomeno di deificazione, per dogmi assoluti, dei poli sciistici.
Sissignore, le stazioni di sci, in Sicilia chiamate ''poli'', nome che, come il prezzemolo, va con tutto sono i nuovi ''Deus ex machina'' del sistema produttivo della moderna Trinacria. Ed era finalmente ora che qualcuno si accorgesse che sull'Etna lo sviluppo economico passa attraverso l'espansione dello sci da discesa, che a questo punto mi sembra arrogante, quasi da Lega Nord, continuare a chiamare ''alpino''.

Qualcuno può anche pensare che si tratti di uno scherzo. Persino Ficarra e Picone ci hanno fatto uno sketch nel loro ''Nati stanchi''. I nostri lungimiranti politici no, essi hanno cogitato tanto ed hanno capito che il modo più efficace per migliorare le condizioni economiche delle popolazioni che vivono sul versante nord-occidentale del vulcano etneo è quello di costruire delle nuove, fiammanti stazioni di sci. Aggiungendo un terzo polo sciistico, definito dell'Etna nord-ovest ai due poli sciistici esistenti a nord e a sud. Si perché, incredibile ma vero, sull'Etna, uno dei vulcani più attivi del mondo, nel centro del caldo Mediterraneo ci sono già due stazioni di sci. Poco importa se, per la cronica mancanza di neve funzionano poco e male. Poco importa che ci siano pochissimi sciatori anche nelle più innevate domeniche di Gennaio. Poco importa che gli impianti vengano ripetutamente distrutti dalle eruzioni anzi è addirittura meglio, tanto vengono ricostruiti con gli immancabili interventi pubblici.

I nostri valenti ed efficaci politici vogliono far nascere il terzo polo sciistico ad ogni costo. Anche senza una programmazione dei costi che, è lecito sospettare, saranno sostenuti dal pubblico. Anche se di ''posti di lavoro'' ne saranno creati pochissimi e forse meno. Anche senza considerare che quello è il versante più ripido dell'intero vulcano, esposto ai forti e secchi venti occidentali e d'inverno è sempre ghiacciato. Anche senza considerare che a sciare con quelle condizioni proibitive saranno solo gli sciatori veramente bravi (si sa la Sicilia è piena di Toni Valeruz). Anche se l'area destinata a tale terzo polo è l'unica isola ancora relativamente incontaminata in una montagna iper-urbanizzata. Anche se con la costruzione di un'ennesima inutile stazione di sci l'Etna uscirà della lista universale dei beni naturali candidati a diventare Patrimonio dell'Umanità e l'Italia perderà un'altra occasione. Anche a costo di cambiare la legge del Parco dell'Etna che definisce quelle aree come ''zona A'' di riserva integrale ad alto contenuto naturale e paesaggistico.

A dispetto di qualunque ragione pratica e teorica il Dio terzo polo s'ha da fare, ma siccome i punti cardinali sono quattro un nuovo Dio si è aggiunto sul versante est, così terzo e quarto polo sciistici sono le nuove divinità che popolano i progetti e le aspirazioni dei politici locali, che, con piglio degno dei più audaci predicatori americani propongono ''...cchiù polo ppitutti''.

Empedocle scalzo

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06 luglio 2005
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