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Ricordando padre Pino Puglisi

Nasceva 68 anni fa e moriva, ammazzato dalla mafia, 56 anni dopo nello stesso giorno, il 15 settembre

15 settembre 2005

Nasceva 68 anni fa e moriva 12 anni fa, Padre Pino Puglisi.
Nacque a Palermo il 15 settembre del 1937, e morì a Palermo ammazzato dalla mafia 56 anni dopo, il 15 settembre del 1993.
Trentatre anni di vita sacerdotale, gli ultimi dei quali da parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio, uno dei quartieri ''difficili'' di Palermo.
Un fine educatore e capace concretamente di incidere nella formazione delle coscienze, Padre Puglisi rivolse la sua attenzione in particolare verso i giovani e i bambini, la speranza di Palermo, la speranza per un futuro libero dalla cultura mafiosa.
Un'opera, una missione che Don Pino porta avanti, con coerenza e spirito francescano, che rafforzò proprio quando si trovò in uno dei quartieri del grande capoluogo siciliano più intaccati dalla mafia, quello di Brancaccio, il suo quartiere.

Il suo impegno era rivolto a promuovere il rispetto della dignità umana e per questo, da prete missionario, scelse di non fermarsi sotto l'ombra del campanile ma andare incontro alla gente del luogo per capirne i problemi e con loro battersi per l'affermazione dei propri diritti, e il rispetto della propria dignità. In quella zona ''invivibile'' del quartiere Brancaccio incontrò un gruppo di abitanti, il Comitato Intercondominiale, con i quali condivise un impegno sociale rivolto ad ottenere i servizi primari mancanti nel territorio. Una collaborazione che fu in grado di creare, nel quartiere fortemente condizionato dal potere politico-mafioso, una nuova coscienza religiosa e civile. Alla nuova realtà che stava formandosi il potere politico-mafioso decise di porre fine in modo cruento uccidendo con padre Puglisi la speranza di un quartiere che voleva cambiare pagina. 

Una scuola media per Brancaccio
Brancaccio per padre Puglisi era ''la borgata più dimenticata della città. Non ha una scuola media, niente asilo nido e nemmeno un consultorio o centro sociale comunale, ha solo una scuola elementare e una materna'', queste parole le aveva dette pochi giorni prima di morire ad una cronista.
Una scuola media, vecchia fissazione di padre Puglisi, unico modo per strappare tanti ragazzi alla manovalanza mafiosa.
Padre Puglisi denunciò più volte l'inattività del mondo politico e amministrativo, la stessa subita per molto tempo anche dal suo successore, don Mario Golesano. ''Lavoriamo da tre anni senza risultati'', dichiarava Puglisi; ''nelle anticamere di tutti i sindaci, Lo Vasco, Rizzo, Orobello, di tutti gli assessori, del prefetto, anche in Questura, anche alla Usl: a chiedere almeno una scuola media, un distretto sociosanitario e un po' di verde dove giocare e correre. Un posto per salvarsi

Le cento lettere di don Puglisi allo Stato
di Salvo Palazzolo

La storia travagliata della prima scuola media di Brancaccio è tutta in cento lettere. Tante ne scrisse in tre anni padre Pino Puglisi a coloro che avrebbero dovuto occuparsi di Brancaccio e non l'hanno fatto. Sindaci, assessori, prefetti, presidenti della Regione.
Chiedeva una scuola media, un distretto socio sanitario, una biblioteca, una palestra.
La prima lettera risale al '91, l'ultima al '93, poche settimane prima dell'omicidio: risposte non ne arrivarono. Se non dopo la sua morte.
Adesso, finalmente, Brancaccio ha i suoi servizi ''essenziali'', ha la sua scuola media (venne inaugurata, nel 2000, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi).

Su quelle 100 lettere non c'era solo la firma del parroco, ma anche quella dei componenti del comitato intercondominiale di via Hazon, un gruppo di cittadini decisi a cambiare lo stato delle cose nel proprio quartiere. Tre mesi prima del delitto Puglisi, furono minacciati: Salvatore Grigoli, il killer che il 15 settembre avrebbe sparato al sacerdote, bruciò le porte delle loro abitazioni.
L'ultima lettera ha i toni di una tragedia annunciata. Porta la data del 9 agosto '93, è indirizzata al presidente della Repubblica Scalfaro: ''Un anno è passato da quando le abbiamo scritto e nessuna risposta abbiamo ricevuto su un suo intervento che certamente Ella ha disposto. Tre dei componenti del comitato sono rimasti oggetto di un attentato. Nelle nostre famiglie la serenità non è più di casa. Ciò che resta della forza del comitato è praticamente niente perché ci siamo defilati; la paura che ha avuto il sopravvento rivela ancora una volta l'assenza delle articolazioni dello Stato''.

In quelle cento amare lettere, il testamento spirituale di don Puglisi: Sono ancora molti i giovani che scelgono la strada come maestra scrive il parroco al sindaco Aldo Rizzo, nel giugno del '92. ''Per il nostro quartiere chiediamo una scuola''. Da quel momento furono tante le lettere che arrivarono sul tavolo di molte istituzioni. A un altro sindaco, Manlio Orobello, e al commissario che si insediò in seguito. Don Pino e il Comitato non si scoraggiarono.
Il 27 aprile '93 tornano a scrivere al prefetto: ''Se non si realizzeranno in tempo i servizi necessari, questo contesto di degrado sarà capace di garantire ancora per molti anni comportamenti indecorosi, analfabetismo, evasione scolastica, manovalanza per la criminalità organizzata''. Il 5 agosto, una nuova lettera al prefetto. Inizia con un secco "Promemoria" e di seguito le richieste ancora senza risposta.
Il 15 settembre, padre Puglisi viene ammazzato. Al suo sicario dice: ''Me l'aspettavo''.

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15 settembre 2005
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