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Riepilogo di un giorno di Memoria e di Orgoglio

Più di 20mila persone per ricordare Giovanni Falcone. Il procuratore Grasso: "Vedo Palermo!"

24 maggio 2010

Una splendida domenica di maggio. Una giornata chiara di sole e gioiosa. Una domenica di Memoria e Orgoglio per una folla immensa. Più di ventimila persone hanno riempito via Notarbartolo per unirsi davanti all'albero Falcone. Ventimila tra ragazzi, studenti da tutta Italia arrivati con le due 'navi della legalità', famiglie intere, vecchi e bambini e Palermitani. C'erano tanti, tanti Palermitani.
Tutti insieme riuniti per il momento che ha chiuso le celebrazioni del 23 maggio in ricordo delle vittime della strage di Capaci. Anche i residenti della zona erano affacciati dai balconi per assistere al momento del silenzio, alle 17.58, ora in cui diciotto anni fa cinquecento chili di tritolo fecero saltare in aria le auto in cui viaggiavano il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Mai così tanta gente radunata davanti all'albero il 23 maggio, come ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, con la sorella del giudice assassinato dalla mafia, Maria Falcone, davanti all'albero, che il procuratore stesso ha definito l'altare laico della memoria.

La sorella del magistrato assassinato ha ricordato: "Siamo più vicini alla verità sulle stragi di Capaci e via D'Amelio. Abbiamo ormai la certezza che a farle non fu solo la mafia. D'altronde Giovanni aveva detto che dietro alla mafia ci sono menti raffinatissime [...] Gli italiani hanno il diritto di sapere cosa ci fu dietro le stragi".
E non è mancato l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha inviato un messaggio alla Sicilia e all'Italia tutta: "A diciotto anni dal barbaro agguato di Capaci, il ricordo dell'appassionato, eroico impegno di Giovanni Falcone nella difesa delle istituzioni e dei cittadini dalla sopraffazione criminale resta indelebile in tutti noi e costituisce prezioso stimolo per la crescita della coscienza civica e della fiducia nello stato di diritto". Nel messaggio il Capo dello Stato ha poi sottolineato che "meritano il massimo sostegno le indagini tuttora in corso su aspetti ancora oscuri del contesto in cui si svolsero i fatti devastanti di quel drammatico periodo. Esse potranno consentire di sgombrare il campo da ogni ambiguità sulle circostanze e le responsabilità di quegli eventi, rispondendo all'ansia di verità che accomuna chi ha sofferto atroci perdite e l'intero paese".

Il procuratore Piero Grasso, durante il suo intervento nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, ha assicurato: "Andremo avanti a tutta forza, sebbene con strumenti inadeguati, per cercare la verità sulle stragi e dissolvere il buio sui tanti misteri irrisolti". "Falcone - ha voluto ricordare ancora Grasso - era inviso, odiato anche da tanti centri di interesse, era un magistrato scomodo paladino di una stabile strategia globale antimafia: non si sarebbe mai accontentato di un semplice ridimensionamento della struttura mafiosa". "Noi magistrati - ha detto ancora - crediamo che in Italia si possa riuscire a processare anche la mafia dei colletti bianchi, gli infiltrati nelle istituzioni, i corruttori, coloro che creano società fittizie per riciclare denaro sporco". Quindi ha voluto sottolineare: "Difenderemo il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale e dell'indipendenza della magistratura dal potere esecutivo, non come un privilegio di casta, ma come un valore funzionale all'efficienza della magistratura e un patrimonio insostituibile della democrazia".
L'intervento di Grasso ha suscitato l'entusiasmo dei tanti presenti. Un richiamo a un tema d'attualità nel giorno del ricordo della strage, quello del capo della Dna, che ha raccolto l'approvazione di Walter Veltroni - "sottoscrivo le sue parole", ha detto l'esponente del Pd - e ha obbligato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, seduto qualche sedia più in là, a una risposta immediata: "Il mio è un impegno pubblico: l'indipendenza e l'autonomia della magistratura non saranno mai messe in discussione". Sulle stragi della mafia, ha aggiunto il ministro della Giustizia, "daremo tutto il nostro sostegno ai magistrati e alle forze inquirenti che lavorano per accertare la verità e giustizia". "Non so se si è lontani o vicini alla verità - ha però aggiunto - perché non conosco gli atti riservati e conosco solo quello che viene pubblicato in relazione alle violazioni del segreto istruttorio, nascenti dalle propalazioni di notizie che dovrebbero essere segrete e che rappresentano un oggettivo aiuto alla mafia". Il ministro ha poi aggiunto: "Non si può intercettare tutto e sempre. Se si dice che più si intercetta più reati si scoprono, allora intercettiamo tutti gli italiani 24 ore su 24. Così scopriremo certamente tanti reati, ma avremo uno Stato di Polizia".

"Teoricamente il disegno di legge sulle intercettazioni non riguarda indagini antimafia ma ne restringe l'utilizzo nelle inchieste ordinarie; spesso però le indagini antimafia prendono spunto da inchieste ordinarie, per cui restringendo le intercettazioni su quest'ultime si rischia di intervenire anche sulle indagini stesse". Queste le spiegazioni del procuratore di Palermo Francesco Messineo, a margine delle celebrazioni nell'aula bunker dell'Ucciardone. Messineo riconosce che "c'é un interesse a proteggere la privacy, ma tocca al potere legislativo cercare la formula giusta per bilanciare questo interesse con la necessità di fare le indagini nel modo migliore". "Il 'progetto Mastella' – ha aggiunto Messineo – messo a punto nella precedente legislatura, realizzava un punto di equilibrio: prevedeva l’utilizzo delle intercettazione depositate quando scattava la misura cautelare; le parti non usate dal pm non venivano distrutte ma segregate e custodite dal procuratore della Repubblica. I difensori, se le ritenevano utili, potevano richiederle".
"A volte ci prende un po' di amarezza quando vediamo che non sempre del lascito di Falcone e Borsellino si è fatto tesoro, non sempre i modelli che vengono dalla politica sono all'altezza di questo 'testamento' e lascito. E questo da' molta amarezza". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia intervenendo all'albero Falcone. Quella di Falcone e Borsellino per Antonio Ingroia "è una eredità spirituale nonostante i cattivi esempi che vengono dall'alto". "Il governo dice che con il nuovo ddl intercettazioni non verranno intaccate le indagini antimafia. Purtroppo non è così, invece verranno danneggiate in modo grave", ha aggiunto Ingroia. "Sarà più difficile acquisire tabulati telefonici, fare intercettazioni ambientali, usare telecamere per videoriprendere i movimenti di persone sospettate di mafia". "Senza l'autonomia e l'indipendenza della magistratura non si possono fare nuove indagini in grado di far venire alla luce responsabilità e contiguità alte di pezzi dello Stato. Solo una magistratura autonoma dagli altri poteri può fare questo tipo di indagini".

Anche la politica, oltre la magistatura, ieri ha colto l'occasione per prendere una posizione e manifestarla. In visita nel capoluogo siciliano per promuovere la raccolta firme per i referendum che il suo partito propone, il capogruppo al Senato dell’Italia dei valori, Felice Belisario, ha detto che "mafia, 'ndrangheta e camorra hanno già lo champagne in fresco e sono pronti a brindare, il ddl sulle intercettazioni è il miglior regalo che il governo possa fargli. Il 23 maggio 1992 la mafia uccideva il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta – ha poi aggiunto – i vari Riina, Brusca e Provenzano sono stati tutti catturati anche grazie al contributo determinante delle intercettazioni. La stretta che il governo vuole imporre a questo fondamentale strumento d’indagine tornerebbe ad assicurare impunità alla criminalità organizzata, l’Italia dei Valori continuerà a fare opposizione intransigente in Parlamento e nelle piazze per impedire che questo accada. Non vogliamo – ha concluso Belisario – che i mafiosi possano davvero brindare a questo sconcertante regalo".

"Ha ragione il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso quando afferma che la magistratura deve essere indipendente dall'esecutivo, ma in uno Stato di diritto essa deve essere indipendente anche dalle forze politiche altrimenti viene meno la sua terzietà; ciò, purtroppo, non è la realtà di una parte della magistratura italiana", ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. "La storia autentica di Falcone è ben diversa da quella che oggi raccontano i giustizialisti di sinistra e anche alcuni di destra ad essi subalterni - ha continuato Cicchitto - Falcone è stato la quinta essenza del magistrato realmente autonomo da qualunque forza politica e ha condotto la lotta alla mafia in quanto tale, non per strumentalizzarla per fini politici", ha detto. "Per questo egli fu attaccato in vita da Leoluca Orlando, da Pizzorusso, dall'Unità, da Magistratura democratica. Poi Falcone fu trucidato dalla mafia con una tempistica straordinaria anche per condizionare l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Su di lui e anche sugli altri disse parole di verità Ilda Boccassini e di ciò le va dato atto. Falcone rimane un modello ineguagliabile di magistrato realmente autonomo. Anche per questo, la mafia e chi voleva la destabilizzazione totale della prima Repubblica, lo hanno assassinato ricorrendo, non a caso, a mezzi straordinari", ha concluso.

"E' necessario
- ha osservato il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, - evitare la retorica, ritirare il ddl sulle intercettazioni e sopperire alle carenze di organico e di risorse delle procure antimafia che indagano sulle stragi. Non c'é modo migliore per ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta". Nei giorni scorsi Lumia ha presentato un'interrogazione parlamentare in cui chiede al governo di adottare provvedimenti di urgenza per fornire alle procure antimafia di Caltanissetta, Palermo e Firenze uomini e mezzi adeguati. "Il governo - ha detto Lumia - dia seguito alle commemorazioni, affinché queste non diventino rituali sterili e demagogici, che offendono la memoria di chi ha dato la vita per combattere Cosa nostra. La lotta alla mafia ha bisogno di scelte serie e credibili, che chiamano in causa tutti a partire la responsabilità della politica". "E' questa - ha concluso l'esponente del Pd - la preziosa eredità che ci ha lasciato Giovanni Falcone e che noi abbiamo il dovere di onorare, con i fatti e non solo con le parole".
Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci, ha scelto di criticare il Guardasigilli: "Il ministro della denegata Giustizia, Alfano, dopo aver consegnato il suo nome al Lodo dichiarato incostituzionale, è adesso impegnato attraverso la legge sulle intercettazioni. Norma che impedisce ai magistrati di portare avanti le inchieste, vanificando la loro reclamata indipendenza, e imbavaglia la libera informazione, violando l'art. 21 della Costituzione". "Diciotto anni fa - ha ricordato Orlando -, veniva barbaramente ucciso dalla mafia insieme alla moglie e ai tre uomini della scorta. Ricordare quella strage è ricordare il sacrificio di quanti, come lui, hanno fatto della difesa della verità una ragione di vita sino a pagare con la morte. Commemorare questo giorno è un motivo di apprezzamento dei tanti magistrati e delle forze dell'Ordine ancora oggi impegnati contro ogni forma di criminalità organizzata, contro tutte le mafie e contro l'intreccio perverso tra uomini delle Istituzioni e criminali. Quel sacrificio è anche un monito perché ognuno faccia fino in fondo la propria parte, garantendo autonomia alla magistratura, ma anche operando nella politica dell'amministrazione e dell'economia con rispetto della legge e rigore etico". "Commemorare oggi quel sacrificio di vite umane - ha concluso Orlando - è quanto mai necessario a fronte di una politica che copre e difende i collusi e finisce col garantire impunità ai criminali".
"Non capisco come una giornata dedicata alla memoria e alla celebrazione di Giovanni Falcone, possa essere strumentalizzata e utilizzata come ulteriore occasione per attaccare l'operato del Governo". Il deputato del Pdl Nino Germanà ha commentato così le affermazioni di Leoluca Orlando. E Vincenzo Garofalo, anche lui del Pdl, ha aggiunto: "l'onorevole Orlando conosce le difficili realtà e le forti contraddizioni presenti in una città come Palermo, ha assistito al massimo sacrificio di Falcone, servitore dello Stato ed eroe siciliano; mi risulta perciò incomprensibile come abbia potuto snaturare questa festa del ricordo". "Le parole di Orlando - ha concluso Germanà - hanno trasformato questa giornata da un momento di riflessione ed impegno sociale in un momento di critica al ddl sulle intercettazioni e di polemica politica con il ministro Alfano, il cui operato si è sempre fondato su una dialettica costruttiva e grazie alle ottime capacità di mediazione ha saputo procedere alla composizione e alla sintesi di esigenze e bisogni dei cittadini, sempre nel rispetto del valore assoluto della nostra Carta Costituzionale".

Al di la delle parole, comunque (e per fortuna), c'è stato il calore dei giovani, l'inorgogliente tricolore delle centinaia di palloncini lanciati in aria all'arrivo delle due navi della legalità. "BENVENUTI A C'A'SA NOSTRA" recitava il grande striscione di benvenuto e poi tutti insieme, per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno cantato, ballato e riempito i cuori di una Palermo che si aveva paura non ritornasse così bella come ieri.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa]

 

 

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24 maggio 2010
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