Rifiutare il cibo per rifiutare se stesse. In aumento il fenomeno dell'anoressia nelle bambine
Già malate a dieci anni, spesso per emulare le madri
La depressione, gli attacchi di panico, l'anoressia e la bulimia, sono quelli che possiamo ritenere mali della contemporaneità.
I casi di anoressia e di bulimia poi sono in aumento. Molto preoccupante è soprattutto l'abbassamento dell'età delle donne che ne soffrono: questi gravi disturbi alimentari infatti non riguardano più soltanto la fascia d'età compresa fra i 15 e i 30 anni, ma cominciano a diffondersi anche fra le bambine.
L'allarme viene lanciato dall'Aba, l'associazione per la ricerca sull'anoressia e bulimia, nata a Roma 15 anni fa, uno dei pochi osservatori al livello nazionale del fenomeno.
''Nell'ultimo anno abbiamo registrato un'impennata del 55 per cento delle richieste di aiuto al nostro numero verde - denuncia Fabiola De Clercq, presidente e fondatrice dell'Aba -: tre casi su dieci riguardano bambine al di sotto dei 13 anni''.
Ma non si tratta solo di richieste di aiuto. ''Che si stia abbassando l'età di chi soffre di disturbi alimentari è un dato che rileviamo anche dall'esperienza dei pediatri che lavorano nelle scuole'', nota Francesco Comelli, psichiatra e consulente dell'associazione.
Il diffondersi di gravi forme di baby-anoressia e di baby-bulimia è confermato anche a livello clinico. ''Si tratta di un fenomeno relativamente recente'', spiega Maria Gabriella Gentile, responsabile del Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale milanese Niguarda, dove sono sempre più frequenti i casi che riguardano bambine di età compresa fra i sette e i dieci anni. ''È un problema che conosciamo: abbiamo avuto la possibilità di osservarlo già da qualche anno nel mondo anglosassone. Negli ultimi tempi sta facendo la sua comparsa anche in Italia. Per questa ragione stiamo allestendo sezioni speciali proprio dedicate alla cura delle bambine''.
Un ottimo punto d'osservazione è il Centro studi sul comportamento alimentare del San Raffaele-Turro: il 30 per cento dei pazienti della struttura proviene infatti da tutta l'Italia. Qui, nell'ultimo anno e mezzo, sono aumentati i casi ''veicolati'' dai reparti di pediatria: su venti persone con problemi di anoressia e bulimia almeno 3-4 hanno meno di 14 anni. In aumento il numero delle bambine che manifestano problemi di anoressia nervosa prima dello sviluppo sessuale.
La baby anoressia può avere radici molteplici, spiegano in coro psichiatri e psicologi: c'è chi parla di ''genesi multifattoriale'', nella quale si combinano cioè fattori ambientali e genetici. Altri individuano le cause nell' ''attrazione precoce verso modelli adolescenziali'', addirittura in forme di ''sfasamento fra l'età fisiologica ed età psicologica''. ''È molto pericolosa la confusione dei ruoli fra gli adulti e bambini - spiega la professoressa Gentile -. Facciamo l'esempio della moda. Non c'è più molta differenza fra il modo di vestire delle madri e quello delle figlie, che dunque tendono agli stessi modelli estetici. E questo, in soggetti deboli, può provocare sofferenza''.
Per la psicoterapeuta Stefania Mandelli le forme gravi di disturbi alimentari hanno spesso a che fare con una situazione di solitudine e sofferenza a livello familiare. ''Le bambine - racconta Fabiola De Clercq - hanno imparato dalle loro madri a mangiare e a vomitare. Spesso sono figlie di donne che mangiano e vomitano da vent'anni senza aver mai preso coscienza del loro problema. C'è anche da dire che pochi conoscono la diffusione di massa dell'anoressia e della bulimia''.
Secondo un'indagine condotta recentemente per l'Aba da Anna Maria Speranza, ricercatrice del'università La Sapienza di Roma su un campione di oltre 3.000 persone, è la bulimia nervosa la forma di patologia alimentare più diffusa in Italia. A soffrirne è il 68 per cento di chi ha disturbi alimentari. Meno diffusa l'anoressia nervosa che riguarda il 22 per cento. L'indagine sottolinea anche che sono in aumento i casi associati alla depressione e soprattutto all'abuso di sostanze alcoliche e di farmaci. [Diana Fichera, Corriere della Sera]