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RIFIUTI DI SICILIA

La mafia, i termovalorizzatori bloccati, la Valle del Dittaino e il dietrofront del Gruppo Catanzaro

09 ottobre 2010

Ieri il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, parlando in conferenza stampa della mega-discarica che dovrebbe sorgere nella Valle dei Dittaino e contro cui si sono schierati commercianti, imprenditori e cittadini di Enna, ha detto: "Sulla discarica di Enna ho saputo qualcosa solo ieri, l'assessore farà una verifica attenta e sono convinto che scopriremo importanti novità". Così
"In Sicilia l'emergenza rifiuti è di natura finanziaria e non organizzativa, un disordine architettato per gridare all'emergenza e costruire il sistema dei termovalorizzatori che viene massacrato dalla relazione della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Pecorella che su 290 pagine ne dedica 130 alla Sicilia", ha aggiunto il governatore. "Mi hanno accennato alcuni passaggi della relazione Pecorella - ha detto ancora Lombardo - ma la leggerò con attenzione, la commissione ha fatto proprie molte delle perplessità che avevamo espresso sui termovalorizzatori". "Le nostre discariche hanno una capacità di 5 anni", ha poi precisato Lombardo.

Intanto il procuratore capo della Procura della Repubblica di Nicosia, Fabio Scavone, ha aperto un fascicolo d'inchiesta sul progetto di costruzione della mega discarica alla Valle del Dittaino. A far scattare l'inchiesta sarebbe stata la denuncia di un gruppo di imprenditori. Sembra che la Procura voglia accertare se nel rilascio delle autorizzazioni del comune di Assoro (EN), della provincia e del Genio civile di Enna siano state rispettate le norme a tutela dell'ambiente o se esistano vincoli sull'area. La Procura ha già acquisito copia delle autorizzazioni.

Ma, il Gruppo Catanzaro non è più interessato, in queste condizioni, a investire nella Valle del Dittaino nell'ennese. Questa la sintesi di un lungo servizio pubblicato dal Giornale di Sicilia nel quale è intervenuto uno dei tre fratelli Catanzaro, Giuseppe, leader degli industriali agrigentini, vicepresidente di Confindustria Sicilia e già impegnato sul fronte antimafia e antiracket. Dopo le polemiche sollevate nei giorni scorsi a proposito della realizzazione di un impianto di trattamento e trasformazione dei rifiuti nel territorio del comune di Assoro, i fratelli Catanzaro hanno deciso di dire stop al progetto che prevedeva un investimento di quasi 50 milioni di euro, 120 posti di lavoro nella fase di cantiere e 60 posti di lavoro una volta che l’impianto fosse entrato in funzione.
Il progetto, che era stato presentato nel 2007 e aveva già ottenuto 16 autorizzazioni da parte di altrettanti enti pubblici, ha registrato nei giorni scorsi una dura opposizione di una parte della comunità locale. Dura la presa di posizione di Giuseppe Catanzaro: "Lo Stato a Enna - dice – si è arreso a pochi capipopolo che hanno solo l’interesse a intercettare appalti, voti e clientele. Quel territorio è destinato a subire per sempre l’azione di chi tutela interessi poco chiari. Qualcuno ha paventato un rischio Campania ma l’unica cosa che veno in comune con la Campania sono gli interessi opachi che ci celano dietro certi capipopolo con la cravatta a righe". Nel pezzo del Giornale di Sicilia si racconta anche che proprio lì, nella stessa area in cui doveva sorgere l’impianto di Catanzaro, era già stato autorizzato dalla Regione siciliana un altro impianto, proposto dall’Altecoen, società che della famiglia Gulino, uno dei quali è stato anche indagato per i suoi affari con le famiglie mafiose.
A capo della protesta contro il Gruppo Catanzaro si è schierato il senatore del Pd Mirello Crisafulli. Dice Catanzaro: "Vedrete, ad Assoro arriverà chi realizzerà una vera discarica. E allora certi capipopolo faranno come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Anche i dirigenti della locale Confindustria sono sensibili a tutelare la pagnotta a seconda di chi è l’imprenditore interessato: le discariche di alcuni per i capipopolo di oggi non inquinano mentr e gli impianti di trattamento di altri sì”.

La mafia a un passo dalla gestione del sistema dei rifiuti attraverso i termovalorizzatori - "In Sicilia le organizzazioni mafiose sarebbero state a un passo dalla gestione del sistema dei rifiuti attraverso i termovalorizzatori". E’ quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, di cui l’ex assessore regionale all’Energia e ora alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo, ha letto alcuni stralci in conferenza stampa assieme al governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Citando la relazione, l’assessore Russo ha detto: "Tutti gli elementi inducono a ritenere che la gara per i termovalorizzatori fosse caratterizzata da un forte condizionamento delle organizzazioni di stampo mafioso".
"Alla fine del processo incentrato sulla raccolta differenziata, si farà una scelta se realizzare i termovalorizzatori o strutture a tecnologia avanzata in ragione della quantità di rifiuti a basso impatto ambientale, nel rispetto della salute pubblica ed in economia”. Queste, infine, le parole del prefetto Giosué Marino, assessore all’Energia della Regione siciliana, sempre in conferenza stampa a Palermo.

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Cinquelire.info]

 

 

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09 ottobre 2010
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