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Rifiuti e ipocrisia

I deputati del Movimento 5 Stelle, ma non solo loro, chiedono chiarezza al governo siciliano sul piano rifiuti

13 luglio 2013

"Sulla gestione rifiuti la Regione faccia subito chiarezza". Il gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle fa sentire la sua voce dopo la querelle Marino-Confindustria (LEGGI) e pretende che "la Regione dichiari subito e chiaramente la sua pozione in merito, sgombrando il campo da qualsiasi ipocrisia".
"In Sicilia 
 - dicono i parlamentari 5 Stelle - ci sono una legge ed un piano rifiuti abbastanza recenti. Il governo deve avere il coraggio di rispettarli. Dal canto suo Crocetta deve mantenere fede a quanto detto in campagna elettorale non avvalorando l’idea dell’ampliamento delle discariche o della costruzione di impianti di valorizzazione energetica, che non è altro che un modo elegante per definire gli inceneritori. Il presidente deve soprattutto dimostrare di voler muoversi nella direzione indicata dalle direttive europee, che fissano precise gerarchie nelle distruzione dei rifiuti".

Per la parlamentare Claudia La Rocca il tema rifiuti è sempre stato trattato con ipocrisia. "La raccolta differenziata - dice La Rocca - non arriva al 10 per cento, e, prima di parlare di distruzione della materia, si dovrebbe cominciare a farla funzionare davvero, sempre che ce ne sia la volontà politica. Altrimenti dovremmo cominciare a chiederci cosa c’è dietro il flop delle isole ecologiche e alle gare per gli impianti di compostaggio che vanno sistematicamente deserte o che vengono rinviate. Noi ce lo chiediamo, tanto che nello spazio di pochi giorni abbiamo presentato ben tre atti parlamentari all’Ars. Speriamo che il governo non li faccia marcire".
"Per esprimere giudizi o suggerire indirizzi - afferma il presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino -, si dovrebbe essere super partes. Ci lascia molto perplessi, ad esempio, che arrivino indicazioni da chi detiene pezzi delle gestione dei rifiuti in Sicilia".

Quale sia il vero progetto di questo nuovo governo e, soprattutto, quali siano le differenze con i precedenti governi se lo chiede il deputato Angela Foti. "La Sicilia - dice - brancola nel buio. Dopo l’ingresso delle SRR i Comuni, nella confusione dettata dalla novità, cominciano a bandire gare senza che sia chiaro quali siano i principi da seguire, a partire dall’esclusione delle ditte che sono anche proprietarie di discariche, alla scelta del porta a porta come unico metodo di raccolta, solo per citare qualche esempio. Si sta procedendo solo ad autorizzare impianti a biomasse e discariche mentre sugli impianti di compostaggio c’è il nulla di fatto, mentre nessuna pianificazione è stata fatta sugli impianti per la frazione secca,  che porterebbero migliaia di posti di lavoro. Il M5S è convinto che l'unica strada da seguire sia la strategia  rifiuti zero che non è, come per qualcun altro uno slogan elettorale, ma un percorso concreto ed applicabile della normativa vigente".

DISCARICHE COLME E TARIFFE A PESO D'ORO
di Antonio Fraschilla (Repubblica/Palermo.it, 12 luglio 2013)

Sono volate parole grosse, ma dietro questo scontro all'arma bianca non ci sono solo quelle. Ci sono invece tanti, tanti soldi. Perché quando in Sicilia si parla di rifiuti, le cifre in ballo sono sempre a nove zeri. E nel durissimo botta e risposta sulla discariche tra l'assessore Nicolò Marino da una parte, e Confindustria e Legambiente dall'altra, la posta in palio vale oltre 1,1 miliardi di euro: la somma dei fatturati che i gestori delle discariche hanno in programma da qui ai prossimi anni e degli 80 milioni di euro in arrivo da Bruxelles e da Roma per realizzare impianti che riducano la fetta di spazzatura che oggi la Sicilia mette sottoterra.
Lo scontro nasce da una lettera inviata al Parlamento a firma del presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana, e del vicepresidente di Confindustria, Catanzaro, per chiedere lo stop al decreto legislativo che dà alla Regione poteri speciali per gestire l'emergenza rifiuti a Bellolampo e quella per gli impianti nel resto dell'Isola. In sintesi, grazie a questo provvedimento votato comunque da Camera e Senato, la Regione avrà ampi poteri e potrà derogare alle norme in materia di tutela ambientale e all'obbligo di bandi di gara per assegnare le risorse Ue. "Perché si deve derogare dalle norme in materia di tutela ambientale e di appalti?", dicono Confindustria e Legambiente. La riposta che arriva dall'assessorato di Marino è semplice: "Perché dobbiamo fare in fretta e se non si realizziamo questi impianti continueremo a gettare nelle discariche quantità enormi di rifiuti, facendo la fortuna dei privati, come Catanzaro".

In questa battaglia una cosa è certa: da dieci anni la Sicilia è in perenne emergenza e ancora oggi gli unici impianti di smaltimento definitivo dei rifiuti sono le vecchie discariche, con una raccolta differenziata che vede la Sicilia al 10 per cento rispetto all'80 per cento del Veneto.
Il governo Lombardo in dodici siti ha concesso tra il 2009 e il 2011 autorizzazioni ad accogliere rifiuti per la quantità- monstre di 13 milioni di metri cubi. La cifra più elevata di abbancamento, per 2,9 milioni di metri cubi, è stata autorizzata alla discarica di Siculiana, gestita da Catanzaro, che fa pagare una delle tariffe più basse, 63,3 euro a metro cubo. Sulla carta da qui ai prossimi anni il suo fatturato complessivo potrebbe arrivare a quota 186 milioni. Si parla, è bene precisarlo, di una cifra potenziale visto che gli ingrandimenti della discarica avvengono in maniera graduale e c'è da dire che Catanzaro è pronto a investire in impianti di trattamento dei rifiuti: ma da due anni attende una risposta dall'assessorato l'Energia, che non arriva. Marino ha già fatto sapere però che non darà l'autorizzazione alla stazione di trasferimento rifiuti che Catanzaro vuole realizzare a Terrasini. Altro motivo di attrito tra i due.

Al secondo posto per abbancamento autorizzato (1,8 milioni di mc) c'è la discarica di Motta Sant'Anastasia nel Catanese: qui, con una tariffa da 102 euro a metro cubo si parla di un giro di affari pari a 185 milioni. La Oikos è della famiglia di Salvatore Proto, che da decenni gestisce questo business. Subito dopo, nella classifica delle grandi discariche si piazza quella di Grotte San Giorgio, a due passi da Catania: ha avuto autorizzati conferimenti per 1,9 milioni di tonnellate e con una tariffa da 90 euro ha in programma un giro di affari pari a 173 milioni. A gestirla, da sempre, è la Sicula Trasporti della famiglia di Giuseppe e Salvatore Leonardi. Al quarto posto per possibilità di accogliere rifiuti c'è la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, gestita dalla Tirreno ambiente: società partecipata al 45 dal Comune di Mazzarrà e per il resto da privati come Ederambiente e Genesu. Quest'ultima discarica ha avuto autorizzati nel 2009 conferimenti per 1,7 milioni di metri cubi e fa pagare una tariffa di 90 euro: volume d'affari, 155 milioni.
I privati insomma gestiscono le discariche più importanti e hanno avuto approvati negli anni maggiori quantità di conferimento rispetto a quelle pubbliche, quasi tutte in via di esaurimento. Il risultato? Visto ad esempio che la discarica di Trapani è quasi satura, Marsala conferirà i rifiuti nel Catanese e nel cuore della Sicilia viaggeranno camion carichi di spazzatura. Come viaggiano adesso botti cariche di percolato dirette a Lamezia Terme, perché nelle discariche non sono stati fatti impianti di smaltimento di questo liquido inquinate. E i privati fanno affari d'oro.

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13 luglio 2013
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