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Riforma Moratti? Meglio la fame!

Continua la contesa tra il ministro dell'Istruzione e i docenti e i ricercatori della scuola italiana

15 giugno 2005

I governi Berlusconi - quello vecchio e quello nuovo -, saranno ricordati per un numero spropositato di fatti e vicende. Nel solco della più antica tradizione politica italiana, il teatrino della politica retto dal centrodestra sarà segnato negli annali come uno dei governi più contestati (per alcuni sarebbe giusto dire osteggiati) e che ha raccolto un numero impressionante di sospetti anticostituzionali all'interno delle legge proposte e approvate.
Una delle proposte di legge maggiormente contesta/osteggiata, ma diciamola tutta, odiata è quella sulla riforma scolastica del ministro Letizia Moratti (Legge 53, del 28 marzo 2003), che fin dalla sua primissima comparsa ha sconcertato, indignato e preoccupato insegnati e studenti.

Un disegno di legge, dicevamo, che ha avuto e continua ad avere una genesi travagliata. L'ultimo inciampo proprio ieri, sullo stato giuridico dei docenti universitari, il Governo infatti è stato battuto alla Camera, per le troppe assenze nei banchi della maggioranza e per un solo voto di scarto è stato approvato un emendamento dell'opposizione, che sopprime l'intero articolo uno della ''Riforma Moratti''.
Una bocciatura che non scomposto il ministro, che ha ribadito la netta volontà di andare avanti con il provvedimento. ''In quell'articolo - ha dichiarato il ministro minimizzando la bocciatura dell'articolo 1 - vi era solo una enfatizzazione di principi già previsti da altre norme'' e, proprio per questo, la sua bocciatura non inficia la sostanza del provvedimento. "Il disegno di legge - dicono i dirigenti del ministero - va avanti lo stesso''.

Contro il provvedimento sullo stato giuridico dei docenti - da oltre un anno alla Camera - si sono levate le proteste di docenti, rettori e ricercatori.
Questi ultimi hanno annunciato ieri uno sciopero della fame in 5 atenei ed altre iniziative di protesta in coincidenza con l'avvio della discussione del testo alla Camera, protesta che non sarà fermata dalla bocciatura dell'art. 1, visto i presupposti affermati senza replica dal ministro Moratti.

''Il nostro obiettivo - ha dichiarato ieri Marco Merafina, responsabile del Coordinamento nazionale ricercatori universitari (Cnru) - è far sentire con la massima forza il dissenso del mondo universitario nei confronti di una legge che sancisce la morte dell'Università moderna nel nostro Paese''.
Il Cnru, ha sottolineato Merafina, ''è molto preoccupato per l'accelerazione operata dal governo'' sul Ddl approvato a maggioranza dalla VII Commissione della Camera.
Una battaglia condivisa anche dal Crui, la conferenza nazionale dei rettori universitari.
''Il governo punta sul fatto che i contentini sparsi qui e là destinati ad una umanità varia fatta di lobbies ed elites, abbiano ridotto al silenzio le nostre proteste - si legge in un manifesto sottoscritto da 30 docenti universitari - noi diciamo NO alla proposta Moratti, un testo inadeguato e irrispettoso, e soprattutto respingiamo questo modo umiliante di trattare l'università''.
Uno dei punti di maggior contrasto riguarda la sospensione sine die dei concorsi per ricercatori: ''Con questo provvedimento - ha spiegato Merafina - i ricercatori, se lo vorranno, potranno assumere il ruolo di professore aggregato, che già svolgono nella pratica, mentre noi chiediamo il ruolo effettivo di professore universitario''.
I ricercatori chiedono, reputandola una condizione irrinunciabili, ''il riconoscimento del ruolo di professore per i ricercatori e l'unicità del contratto di ricerca dopo il dottorato, con un percorso di carriera unico per i docenti universitari nel quale l'avanzamento dipenda da giudizi di idoneità e non più da una serie di concorsi interni''.

I rappresentanti del Cnru ritengono inaccettabile l'atteggiamento del governo ''che va avanti con questo ddl senza ascoltare minimamente né le ragioni delle organizzazioni della docenza né quelle della Conferenza dei rettori''. Insomma, dialogo inesistente dal momento che, ha denunciato Merafina, ''è da ottobre del 2004 che chiediamo un confronto con il ministro Moratti, che non ci ha mai ricevuti''.
E per protestare contro il ddl, i ricercatori, oltre allo sciopero della fame, non effettueranno gli esami universitari dal 20 al 27 giugno, si asterranno dalle sedute di laurea per l'intero mese di giugno e si rifiuteranno di tenere corsi anche per il prossimo anno accademico, una misura già attuata lo scorso anno e che ha fatto registrare gravi difficoltà negli atenei.

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15 giugno 2005
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