Rigore e strategia
La nuova finanziaria siciliana si preannuncia particolarmente rigorosa, mentre la richiesta di mutuo è tornata indietro
La giornata di ieri all’Ars non è stata tra le più tranquille. In Aula, dopo la ripresa dei lavori al termine della riunione di maggioranza, convocata dal presidente Rosario Crocetta, il governo e la sua maggioranza sono stati battuti sul disegno di legge sul mutuo da due miliardi che è stato rinviato in Commissione bilancio.
Il vertice di maggioranza - "È stato un incontro molto positivo e non avevo dubbi". Cosi Rosario Crocetta alla fine dell’incontro con la maggioranza sulla bozza di finanziaria. Il governatore si è presentato ai cronisti con a fianco l'assessore all'Economia Alessandro Baccei: "Tutte queste polemiche tra me e Baccei sono state solo una invenzione giornalistica, per una settimana del resto non ho pronunciato parola per un problema di salute".
Poi sulla manovra ha affermato: "Stiamo portando avanti una grande progetto di riforma che presuppone scelte di rigore e una strategia globale per lo sviluppo mettendo in sinergia fondi regionali, statali e comunitari e in linea con le indicazioni contenute nel Dpef".
Crocetta si è detto convinto che "Roma avrà un atteggiamento positivo" perché "il nostro piano di riforme non sarà da meno rispetto a quello del governo nazionale sul piano del rigore per segnare discontinuità col passato".
Infine ha annunciato che venerdì sarà a Roma per incontrare il sottosegretario Graziano Delrio, assieme all'assessore Baccei, per sottoporgli la bozza di finanziaria e discutere delle rivendicazioni della Regione in materia fiscale in virtù delle prerogative statutarie.
Il riordino del "sistema tasse" - Riordino in vista per il sistema di tasse e tributi gestito in proprio dalla Regione. È questa la linea dell'assessore Baccei, che nel Dpef 2015-2017, al vaglio delle commissioni parlamentari dell'Ars, ha indicato la strada del riordino delle entrate erariali, che in via generale, tra dirette e indirette, continuano a diminuire.
Complessivamente le imposte dirette sono diminuite di circa 86 milioni di euro (-5,3%), mentre le imposte indirette risultano pressoché stabili (+0,58%, pari a 7 mln in più). Per quanto riguarda invece i tributi propri nel periodo gennaio-maggio del 2014, raffrontato con lo stesso periodo del 2013, il Dpef evidenzia un decremento di circa 6 mln (-1,1%), in particolare sull'Irap la flessione è del 6,1% pari a -24 mln, mentre l'addizionale Irpef risulta in calo di 1 mln (-0,8%), anche se, si legge nel documento, "siffatte rilevazioni non risultano attendibili, e comunque provvisorie, alla luce dei meccanismi di riversamento dalle contabilità speciali alla tesoreria regionale". Segno negativo anche sulle tasse delle concessioni governative regionali, -6,6% (pari a meno 143.290 euro).
Nel Dpef Baccei ha scritto: "L'andamento delle entrate tributarie in Sicilia manifesta nel periodo gennaio-maggio 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013, complessivamente una costante decrescita, in particolar modo su quei cespiti che riflettono i redditi disponibili quale il gettito Irpef che continua a risentire del decremento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente del settore privato e delle ritenute sui redditi dei lavoratori autonomi". I dati sono evidenti. Imprese con sede legale in Sicilia: -5,61%, meno 30 milioni di euro circa; imprese con sede legale fuori dall'isola -12,84%, 31 mln di euro in meno; redditi lavoratori autonomi -8,58%, meno 12 mln.
Nell'ambito dei tributi propri le indicazioni di Baccei sono chiare: "Tutti i dipartimenti regionali saranno sollecitati ad effettuare una ricognizione degli eventuali provvedimenti che, in virtù dei mutamenti intervenuti nel quadro delle competenze istituzionali e amministrative, vengono oggi rilasciati nell'esercizio di funzioni amministrative regionali e che, in quanto non contemplati dalla vigente legislazione, sfuggono a tassazione, sebbene per la loro natura possono configurare il presupposto impositivo del tributo in argomento. Di contro si chiederà ai predetti rami dell'amministrazione regionale di segnalare quelle voci di tassa superate dall'evoluzione della normativa di settore".
Il mutuo tornato in Commissione - Governo e maggioranza ieri sono affondate: il disegno di legge sul mutuo da 1.7 miliardi è infatti tornato in commissione dopo una richiesta del Movimento Cinque Stelle e un voto d'aula per "alzata e seduta" che ha lasciato strascichi e polemiche.
All'inizio dei lavori ha preso la parola il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi chiedendo di "sospendere la seduta per alcuni minuti, per permettere alle forze della maggioranza di raccordarsi sui lavori d'aula". Subito è intervenuto il presidente di turno Antonio Venturino: "Mi sembra che da più parti ci sia la richiesta di un rinvio, a questo punto è forse più opportuno rinviare direttamente a domani".
Da quel momento si sono succeduti numerosi interventi in ordine sparso: Marco Falcone (Fi) ha sottolineato che il rinvio all’indomani sarebbe stato improponibile dal momento che con l'inizio delle votazioni per il presidente della Repubblica, l'Ars si troverà privata di tre deputati indicati come "grandi elettori" (tra cui lui stesso, ndr). Poi è stata la volta dell'assessore alla Salute Lucia Borsellino, che a nome del governo ha chiesto il rinvio della seduta a martedì prossimo. Quindi il capogruppo del Movimento Cinque Stelle Valentina Zafarana che ha chiesto il formale rinvio del ddl sul mutuo in commissione. A quel punto il presidente Venturino ha aperto la votazione per "alzata e seduta", che si è conclusa con l'approvazione della richiesta dei grillini.
Sul ritorno in Commissione del mutuo il capogruppo M5S, Valentina Zafarana, ha così commentato: "E' la prova che quando si mette mano al regolamento anche le opposizioni hanno voce e la democrazia trionfa. Il mutuo ora torna in commissione come volevamo. Le imprese vanno pagate, per carità, ma la politica dei debiti per pagare altri debiti porta solo allo sfacelo. Si avviino prima le riforme strutturali".
"Questa decisione - ha detto il deputato Salvatore Siragusa - è sostanzialmente il de profundis di questo governo che non ha una maggioranza, dilaniato tra la politica del rigore propugnata da Baccei e la lapalissiana intenzione di quasi tutti gli altri di mettersi a difesa del fortino di atavici e insopportabili privilegi. Le uscite di Baccei hanno fatto storcere il muso a parecchi e oggi gli hanno presentato il conto".
"Si mettano in campo - ha aggiunto Giorgio Ciaccio - le riforme che consentano a questa martoriata terra di uscire dal tunnel in cui l'hanno infilata decenni di scriteriata politica clientelare. Noi abbiamo un pacchetto di proposte che siamo disposti a discutere e che prevedono tagli reali e non finti proclami. Bisogna usare l'accetta e non il tagliaunghie con si è fatto finora, facendo pagare sempre il prezzo della crisi ai cittadini e alle imprese".
- Quando il morto piange... (Guidasicilia.it, 27/01/15)