Riina a giudizio per la strage del Rapido 904
Il boss è accusato di essere il mandante dell'attentato del 23 dicembre 1984 che costò la vita a 16 persone
Il Giudice delle udienze preliminari di Firenze ha rinviato a giudizio il boss di Cosa nostra Totò Riina per la strage del rapido 904, con l'accusa di essere il mandante dell'attentato che il 23 dicembre 1984 costò la vita a 16 persone. Il processo si aprirà il 25 novembre 2014.
Riina è stato collegato in videoconferenza ma, durante l'udienza, si è limitato a conferire con il proprio difensore, senza rilasciare alcuna dichiarazione pubblica.
Nel procedimento si sono costituiti parti civili la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Interni, la Regione Toscana, l'Associazione fra i familiari delle vittime del treno rapido 904 e alcuni parenti di vittime dell'attentato.
Nel corso dell'udienza il pm Angela Pietroiusti ha sostenuto che Riina fu mandante della strage in quanto, in qualità di capo di Cosa nostra, era lui a decidere la strategia mafiosa. Il pm ha anche ricordato che nella trattativa 'minore' fra Giovanni Brusca-Bellini-Maresciallo Tempesta fra le richieste di Cosa nostra c'era anche l'attenuazione del regime carcerario per Giuseppe Calò, in carcere anche per le accuse legate alla strage del rapido 904.
Il rapido 904, partito da Napoli e diretto a Milano, esplose alle 19:08 in una galleria fra Firenze e Bologna. Per la 'strage di Natale' sono già stati condannati Pippo Calò, i suoi aiutanti Guido Cercola e Franco Di Agostino e l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn.
"Questo processo è una montatura", è stato il commento del difensore del boss, l'avvocato Luca Cianferoni, che ha oggi depositato al tribunale di sorveglianza di Bologna la richiesta di trasferimento in ospedale del capo di Cosa nostra, attualmente detenuto a Parma, perché "di salute non sta affatto bene".
"Sono moderatamente ottimista", ha detto Cianferoni, sottolineando come "a Palermo, Firenze e Caltanissetta stiano portando avanti stessi procedimenti sulle stesse vicende". Fra le testimonianze che hanno portato gli investigatori a coinvolgere Riina nell'indagine sul Rapido 904 ci sono quelle del pentito Giovanni Brusca che l'avvocato Cianferoni ha definito "non credibile". "Riina sta facendo il parafulmine d'Italia di tutto quello che si può immaginare - ha aggiunto Cianferoni - credo che la giustizia dovrebbe sì andare a fondo anche a distanza di tanti anni su fatti così gravi, nel rispetto soprattutto delle vittime, ma anche chiedersi, prima di andare dietro alle parole di un pentito che parla dopo tanti anni, se non ci sia un interesse personale".
Per il legale dell'Associazione fra i familiari delle vittime del treno Rapido 904, l'avvocato Danilo Ammannato, il processo "farà luce sulla strage. I familiari vogliono verità e giustizia". Il legale ha poi ricordato come la strage del Rapido 904 sia collegata al maxi processo e "ai 366 ordini di cattura di Falcone che colpirono il gotha di Cosa nostra".