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Rimangono in carcere i due fratelli allevatori accusati dell'incendio letale nelle campagne di Patti (ME)

28 agosto 2007

Ieri mattina gli investigatori hanno effettuato nuovi sopralluoghi vicino all'agriturismo ''Il Rifugio del Falco'', distrutto dall'incendio che la scorsa settimana ha interessato le campagne di Patti, nel messinese, e che ha causato la morte di quattro persone, alla ricerca di eventuali altri elementi che possano essere utili alle indagini sui due fratelli allevatori Valerio e Mario Lamancusa, accusati di aver appiccato il fuoco. Nel pomeriggio il gip di Patti, Maria Rita Gregorio, ne ha convalidato il fermo. Ad entrambi, su richiesta dei pm titolari dell'indagine, Gaetano Scollo e Roberto Saieva, è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.
I due indagati, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, sono difesi dagli avvocati Mario Calderone e Antonino Todaro. Ha rinunciato invece al mandato la penalista Loredana Rigoli, iniziale legale di Valerio Lamancusa: ''Non ho trovato la collaborazione necessaria per effettuare le indagini difensive'', ha detto.

A portare gli investigatori ai due allevatori sono state le testimonianze di alcuni cittadini, che hanno raccontato di avere visto la loro auto - una Fiat Uno targata Torino - vicino al luogo in cui si è sviluppato l'incendio. Nella macchina, nascosta sotto la paglia, gli agenti del commissariato di Patti hanno trovato alcune scatole di fiammiferi. I Lamancusa hanno precedenti penali per violenza, danneggiamento, lesioni e tentativo di omicidio.
Dalle riprese video realizzate dagli operatori fuori dal commissariato Pattese mentre i La Mancusa venivano portati in carcere, emerge la frase completa pronunciata da Valerio che rivolgendosi ai giornalisti ha detto in dialetto ''V'avissiru abbruciari a tutti'', dovreste morire tutti bruciati, e mentre veniva fatto entrare sulla volante della Polizia ha aggiunto anche la minacciosa frase, forse rivolta forse a quanti hanno segnalato la sua auto, ''e cu avi a lingua longa'', augurando quindi di morire tra le fiamme anche a chi ''parla troppo''.

I due fratelli, che secondo i magistrati avrebbero compiuto l'infausto gesto ''per guadagnare terreno al pascolo'', sono vicini di casa di una delle quattro vittime, Tina Scafidi. La loro casa non è distante più di cento metri da quella della dipendente dell'agriturismo, morta carbonizzata a 39 anni.
Migliorano intanto le condizioni del sindacalista della Cgil Matteo Cucinotta, gravemente ferito nel rogo e ricoverato al Caldarelli di Napoli, e della figlia Valeria. Matteo Cucinotta, che nell'incendio ha perso la moglie Lucia Natoli e il fratello Costantino, stava festeggiando nell'agriturismo il suo compleanno.
L'altro ieri sera nell'ospedale di Catania, infine, è deceduto Giuseppe Bonpensiero, cuoco del 'Rifugio del falco', quarta vittima del rogo. ''Chiedo soltanto che la giustizia faccia il suo corso e che si individuino i responsabili. E' inumano vedere una persona ridotta a un cumulo di carne bruciata'', ha detto, parlando con i giornalisti, Vincenzo Bonpensiero, fratello di Giuseppe. Intanto Cgil, Cisl e Uil Messina hanno reso noto che si costituiranno parte civile nei procedimenti contro gli incendiari.

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28 agosto 2007
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