Rinchiusi dentro un pozzo dopo aver preso bacchettate sulle mani. Il metodo educativo di una suora del Catanese
Racconti di tempi andati, di una scuola dove l'educazione veniva impartita ''con la forza'', quando una disubbidienza poteva costare un'inginocchiata sopra i ceci, dietro la lavagna, o un numero tot di bacchettate sulle palme delle mani. Racconti che facevano i nonni e ancora qualche adulto genitore, e ai quali spesso venivano aggiunti le spiegazioni dei trattamenti poco ortodossi che si potevano subire ritornando a casa, dalla propria mamma o dal proprio papà.
Racconti di tempi andati ritornati all'improvviso contemporanei con la vicenda avvenuta a Catania nell'Istituto di Nostra Signora di Lourdes a Valverde, comune di settemila anime in provincia di Catania.
Chi faceva perdere la pazienza a suor Tindara Amato, responsabile della scuola, prendeva gran bacchettate alle mani, veniva chiuso in uno stanzino buio o, addirittura, calato in un piccolo pozzo.
In dieci anni, almeno diciotto bambini sono stati maltrattati: lo hanno accertato i giudici del tribunale di Acireale che, sollecitati dalla denuncia di una gruppo di genitori, ha condannato la religiosa, che proprio oggi ha compiuto 74 anni, a ventiquattro mesi di reclusione, pena sospesa.
Suor Tindara ha sempre respinto l'accusa, ma la corte è stata più severa della proposta avanzata dal pm e contro una richiesta di un anno e mezzo di carcere, il tribunale ha sentenziato che la suora è punibile con una pena di due anni e dovrà risarcire i danni alle parti civili.
Ora toccherà alla corte d'appello giudicare il caso: i difensori di suor Tindara hanno già presentato ricorso in cancelleria.