Rinviata l'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia
Nell'aula bunker del carcere Pagliarelli, il gup Piergiorgio Morosini ha spostao il procedimento al 15 novembre
Proprio mentre in Sicilia si contano i voti per il rinnovo dell'Assemblea regionale siciliana, alle 9 in punto è cominciato, nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, l'udienza preliminare del procedimento sulla trattativa Stato-mafia.
Sono dodici gli imputati su cui il giudice per le udienze preliminari Piergiorgio Morosini dovrà decidere se accogliere la richiesta di rinvio a giudzio avanzata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm Lia Sava, Antonino Di Matteo e Francesco Del Bene.
Un’udienza brevissima quella di oggi. Infatti, dopo le richieste di costituzione di parte civile, il gup Morosini ha rinviato al 15 novembre, nell'aula bunker dell'Ucciardone, l'udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia per dare modo alle parti di consultare i nuovi atti depositati dalla Procura.
Il magistrato ha dato atto dell'istanza di ricusazione a suo carico depositata dal legale di uno degli imputati. Sulla richiesta si pronuncerà la Corte d'appello. Il procedimento, come prevede la legge, può proseguire fino alla decisione, poi dovrà fermarsi fino alla pronuncia della corte d'appello sulla ricusazione. Dei 12 imputati erano presenti solo l'ex ministro Nicola Mancino e Massimo Ciancimino. Collegati in videoconferenza i boss Bagarella, Riina e Cinà. Per la procura c'erano l'aggiunto Ingroia, Nino Di Matteo e Lia Sava.
L'udienza si è tenuta a porte chiuse, come prevede il codice di procedura penale. Lo ha deciso il Gup, davanti al quale si era posto il problema di consentire l'accesso dei mezzi di informazione, rendendo pubblica l'udienza. La richiesta era stata avanzata dai giornalisti, in considerazione della rilevanza pubblica della vicenda.
"È stato rispettato il codice che, sull'udienza preliminare, ha regole stringenti. Nessuna parte vuol nascondere nulla", ha commentato al termine della prima udienza il giudice Morosini che oggi ha escluso che il pubblico e la stampa possano partecipare al procedimento in quanto una parte precettuale, il legale dell'ex ufficiale dei carabinieri Giuseppe De Donno, ha negato il consenso all'udienza pubblica. "Consapevole del rilievo pubblico della vicenda - ha spiegato il giudice - ho chiesto ai presenti se c'era il consenso per tenere un'udienza a porte aperte ma, pur avendo tutti mostrato sensibilità al tema ci sono stati alcuni rilievi e non è stato possibile tenere un'udienza a porte aperte". Il gup non ha escluso che nel prosieguo del procedimento ci possano essere sviluppi diversi.
Sono nove le richieste di costituzione di parte civile. A chiedere di partecipare all'udienza sono il Governo, il Comune di Palermo, il Centro Pio La Torre, il Partito di Rifondazione comunista, i familiari dell'eurodeputato Dc Salvo Lima (del delitto, inserito nel procedimento sulla trattativa, è accusato il boss Bernardo Provenzano), l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, come vittima della calunnia contestata a Massimo Ciancimino, Salvatore Borsellino, per il movimento delle Agende Rosse e come familiare del magistrato ucciso dalla mafia e il sindacato di polizia Coisp: sulle istanze, illustrate dalle parti, il gup Piergiorgio Morosini si è riservato di decidere.
E proprio stamattina un piccolo presidio del popolo delle Agende Rosse, guidato da Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato assassinato dalla mafia, ha esibito uno striscione davanti all'aula bunker.
"Provo una grande emozione: questa potrebbe essere l'ultima udienza da procuratore aggiunto a Palermo", ha detto il procuratore aggiunto Antonio Ingroia appena arrivato al bunker di Pagliarelli. Ingroia nei prossimi giorni partirà per il Guatemala dove ricoprirà un incarico per l'Onu. Ai giornalisti che gli chiedevano come contribuirà d'ora in poi all'indagine sulla trattativa ha risposto: "Non investigativamente. Da lì è un po' difficile, ma contribuirò perché cresca un movimento per la ricerca della giustizia e della verità su uno degli episodi più bui della storia recente". Ingroia ha definito il suo trasferimento "un passo avanti per combattere anche la mafia internazionale".
Al termine dell'udienza preliminare, l'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino, che nel procedimento è accusato di falsa testimonianza, ha detto soltanto: "Questo è un processo che può essere frazionato in più parti". I suoi legali hanno chiesto al gup di stralciare la sua posizione da quella degli altri imputati. Mancino non ha voluto rispondere ai giornalisti che gli chiedevano se rifarebbe le telefonate al'ex consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, finite agli atti dell'inchiesta, che tante polemiche hanno sollevato. Ai cronisti che gli chiedevano se sarà presente alle prossime udienze l'ex ministro ha detto: "Verrò quando sarà necessario".
I NOMI DEI 12 IMPUTATI: i boss mafiosi Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà e Giovanni Brusca, il colonnello dei Carabinieri Giuseppe De Donno, il generale Mario Mori, il generale Antonio Subranni, il senatore Pdl Marcello Dell'Utri, l'ex ministro Calogero Mannino, l'ex Presidente del Senato Nicola Mancino, Massimo Ciancimino.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]
- Trattativa Stato-mafia: il Governo sarà parte civile (Guidasicilia.it, 27/10/12)