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Riparte la caccia all'"oro nero" nel Canale di Sicilia

Le compagnie petrolifere americane pronte a tornare con le loro trivelle nel "Mare Nostrum"

18 gennaio 2011

Le compagnie petrolifere americane non mollano la presa e tornano ad annunciare la caccia al petrolio nel Canale di Sicilia. Se sulla scia del disastro ecologico americano, causato da una piattaforma Bp nel Golfo del Messico, questa estate, la politica si era schierata per difendere a spada tratta il "Mare Nostrum" e i siti patrimonio dell’Unesco come la Val di Noto, oggi sembrerebbe che nemmeno il decreto "anti-petrolio" , varato il 26 agosto scorso dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riuscirà a proteggere l’area marina ricca di fauna, flora, vulcani sommersi e aree archeologiche. Secondo quanto riportato dai bollettini dell’inglese Northern Petroleum le piattaforme, installate a 13 miglia da Pantelleria, dovrebbero entrare in azione entro marzo 2011, nel rispetto del decreto che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa.

"Un miglio a mare non sposta assolutamente nulla – spiega Mario Cavaleri dell'Associazione Marevivo -. Noi siamo per una politica di riduzione dei consumi. Abbiamo posto la necessità di un accordo con tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo che, in quanto mare chiuso, rischia un disastro ambientale molto più grosso di quello del Messico. Un incidente come quello – spiega Cavaleri - condannerebbe le sponde per decenni. La politica, per altro, nei convegni e nelle dichiarazioni di intenti che riguardano le trivellazioni vede tutti d’accordo, poi però, non si capisce come, si arriva ugualmente a perforare".
Il permesso della Petroleum, che scadeva nel 2010, a maggio è stato rinnovato dallo stesso ministero dello Sviluppo Economico che qualche tempo fa aveva negato l’autorizzazione ad una compagnia petrolifera citando il parere negativo dell’assessorato regionale all’Ambiente. L’assessore Gianmaria Sparma ribadisce la posizione del suo assessorato: "In gioco c’è il nostro ecosistema marino. Se questa volta la Northen dovesse entrare in azione guideremo l’espressione pubblica per fermare questo scempio".
L’allarme degli ambientalisti si incentra soprattutto sulla sicurezza: nessuna tutela è stata pensata per evitare che piattaforme petrolifere possano nascere su pendici di vulcani, lungo faglie sismiche, banchi corallini, zone di riproduzione per migliaia di specie marine.
La Hunt Oil Company ha avanzato una richiesta di permesso a poche miglia di uno dei paradisi dei sub: l’isola Ferdinandea, di cui ad agosto si è sentito parlare a causa dell’esplosione di una sacca di metano. Ancor più complessa, infatti, è la situazione del mare agrigentino. La vicenda legata alla Val di Noto ha avuto inizio nel 2004, quando la Regione siciliana, presieduta allora da Salvatore Cuffaro, concesse alla Panther Oil Company i permessi per le trivellazioni nella zona. Nel 2005 esplose la protesta dei residenti che portò il governo regionale a bloccare i permessi nelle aree Unesco, ma, a distanza di pochi mesi, il Tar accolse il ricorso degli americani. A seguito di un appello lanciato da Andrea Camilleri sul quotidiano la Repubblica, nell'estate del 2007, furono raccolte oltre trentamila firme di cittadini contrari alle speculazioni sul territorio. I petrolieri sembravano aver rinunciato all'affare, ma nel frattempo, ricorsero ancora una volta al Tar. Il 27 ottobre 2010 il Consiglio di giustizia amministrativa ha annullato il ricorso vinto in primo grado dall'amministrazione comunale per bloccare l'attività di ricerca della società texana dando il via libera, dunque, alle trivelle. L'"ultima spiaggia" sembra essere il "Piano d’azione Mediterraneo" (Map) del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep). Un piano per la creazione di una rete di aree marine protette nel Mediterraneo ratificato da 16 Paesi nel 1975, e rinnovato a distanza di 30 anni con la Convenzione di Barcellona, da 22 Paesi tra cui l'Italia. [Informazioni tratte da Italpress, Corriere del Mezzogiorno.it]

Torna l'allarme trivelle nel mare siciliano
di Lorenzo Tondo (Repubblica/Palermo.it, 12 gennaio 2011)

Sul mare siciliano torna a stagliarsi il profilo delle trivelle. Dopo gli annunci estivi della politica che promettevano di difendere il mare "costi quel che costi", si prepara la primavera dei cercatori di petrolio. Che annuncia una invasione di piattaforme off shore nel Canale di Sicilia.
La Northern Petroleum, compagnia battente bandiera inglese, sta già limando le sue trivelle e in un comunicato informa i suoi investitori sulle imminenti operazioni a poche miglia da Pantelleria. Le piattaforme, che secondo quanto riportato dai bollettini della società potrebbero già entrare in azione entro il primo trimestre del 2011, confermano i timori manifestati negli ultimi mesi dalle associazioni: il decreto anti-petrolio, firmato e fortemente voluto dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, emanato lo scorso 26 agosto, non servirà a proteggere le nostre acque. La Northern lo sa e lo scrive: "La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa - si legge nel comunicato - avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia".

"Il decreto ha il merito di salvaguardare le coste - spiega Mario Di Giovanna, portavoce di StoppaLaPiattaforma - Ma purtroppo questo non basta. In caso di fuoriuscita di petrolio non saranno certo poche miglia a salvarci. E poi ad oggi nessuna tutela è stata pensata per evitare che piattaforme petrolifere possano nascere sulle pendici di un vulcano, lungo le faglie sismiche, sui banchi corallini o sopra le innumerevoli zone di riproduzione di moltissime specie di pesci".
Il permesso della Petroleum, rilasciato nel 2004, sarebbe dovuto scadere nel 2010 - le autorizzazioni di ricerca in Italia hanno una durata di 6 anni - ma il ministero dello Sviluppo Economico, lo scorso maggio, ha concesso alla Northern l'ennesima proroga.
"La Regione ha le mani legate - dice l'assessore all'Ambiente Gianmaria Sparma - I nostri pareri non sono vincolanti. Il ministero dello Sviluppo Economico qualche tempo fa ha negato l'autorizzazione ad una compagnia petrolifera citando il parere negativo del nostro assessorato. Ma se questa volta la Northern dovesse entrare in azione, ancora una volta guideremo l'espressione pubblica per fermare questo scempio. In gioco c'è il nostro ecosistema marino".

Tutto da rifare dunque. La primavera delle trivelle è oramai alle porte. Atwood Eagle, la contestatissima trivella dell'Audax che, in barba al no della Regione e a quello dei sindaci, dall'11 luglio scorso galleggia a 13 miglia dalle coste di Pantelleria, dopo un temporaneo abbandono dell'area, tra qualche mese potrebbe riprendere i sondaggi. Shell, dal Canale di Sicilia, ha già detto di aspettarsi 150mila barili al giorno, mentre la Bb, forte dell'accordo con la Libia, sta già riscaldando i motori. Il decreto anti-petrolio potrebbe non salvare nemmeno il mare agrigentino, dove la Hunt Oil Company ha avanzato una richiesta di permesso a poche miglia dall'Isola Ferdinandea, una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino: il regno di Empedocle, l'Etna marino, il gigante sommerso che fa ancora tremare i fondali. Lo ha scoperto Mimmo Macaluso, esperto di geotecnica, che avverte: "Lo scorso agosto si è verificata l'esplosione di una sacca di metano nell'area oggetto di ricerca. Immaginate se lì ci fosse stata una piattaforma". Secondo i dati delle associazioni ambientaliste, sarebbero più di cento i permessi di ricerca richiesti o vigenti nel Mediterraneo. Molti dei quali interessano proprio la Sicilia.
Eppure, secondo gli ambientalisti, un modo per fermare le trivelle c'è. Si chiama Mediterranean Action Plan, creato sotto l'egida dell'UNEP (United Nation Enviroment Program), il piano prevede la creazione di una rete di Aree Marine Protette nel Mediterraneo. Tra queste, la più importante è proprio il Canale di Sicilia, da qualche anno oggetto del desiderio dei petrolieri.


- CHI HA PAURA DELL'ORO NERO (Guidasicilia.it, 04/08/10)

- La Sicilia non vuole trivelle nel suo mare (Guidasicilia.it, 26/08/10)

 

 

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18 gennaio 2011
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