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Riprendimi

Un film, dalla parte delle donne, sul ''precariato'' sentimentale dei giovani trentenni d'oggi

08 aprile 2008


 






Noi vi segnaliamo...
RIPRENDIMI
di Anna Negri

Una troupe di due persone sta girando un documentario su una giovane coppia, Giovanni e Lucia, attraverso la quale vuole mostrare l'aspetto meno spettacolare della vita dell'attore, quello dell'insicurezza economica e del precariato. Ma tale è la precarietà anche affettiva di Giovanni, che in una crisi che sa dell'adolescenziale, decide di lasciare moglie e figlioletto pochi giorni dopo l'inizio delle riprese del documentario. La troupe allora decide di usare questa separazione per raccontare come l'instabilità lavorativa della nostra generazione ne influenzi l'atteggiamento sentimentale.


Anno 2008
Nazione Italia
Produzione Claudio Amendola e Francesca Neri per Bess Movie 
Distribuzione Medusa
Durata 96'
Regia e Sceneggiatura Anna Negri
Con Valentina Lodovini, Alba Rohrwacher, Marco Foschi, Alessandro Averone
Genere Drammatico


Generazione 30, amore e sesso dalla parte delle ragazze

di Natalia Aspesi (Repubblica.it)

Molte trentenni si specchieranno in questa storia da cui forse sono passate o che temono le aspetti: giovane coppia con piccino apparentemente felice si sfascia all'improvviso perché lui ha bisogno di "ripensare a se stesso". Frase antichissima, che milioni di donne nel passato hanno dovuto ascoltare, stupefatte, da un uomo in fuga verso libertà, disimpegno e sua felicità (rappresentata da eventuale altra donna).
Ma 'Riprendimi' è una storia di oggi perché i trentenni che rappresenta sono labili e fragili, impazienti e soli, senza radici e costretti a non crescere da quella precarietà del lavoro che consente di vivere, inquieti, solo il presente: troppe le aspettative inculcate da pubblicità e fiction, così spesso la coppia subito si disincanta, non regge, perché mai come adesso i sogni di lei, i desideri di lui, sotto il peso della realtà, divergono, prendono altre strade. Come capita nel film a Lucia (Alba Rohrwacher) e Giovanni (Marco Foschi), giovani sposi con un figlio piccolo e la felicità già franata via, senza che lei se ne sia accorta. Da innamorata Lucia pretende uguale amore e uguali carinerie da Giovanni, che invece si è disamorato perché non era quella, domestica, familiare, modesta, la vita che le sue ambizioni pretendevano. E perché spesso i figli, oggi, con le loro necessità inderogabili, completano la famiglia ma desertificano il letto.
Lui è un attore, precario, di fiction televisive, che sognava quella celebrità che forse non avrà mai; anche lei, che lavora come montatrice, è precaria, ma si sa, per le donne, per le mamme, il lavoro non deve essere così importante. Sarà quindi soprattutto lei a doversi arrangiare tra lavoro e figlio, con il cuore pieno di rabbia per l'abbandono che le appare ingiusto e le amiche con cui confidarsi, anche loro pasticcione in amore.

Il film è un'opera soprattutto femminile, prodotto da Francesca Neri, a cui hanno lavorato molte donne, dalla regista Anna Negri, figlia di Toni Negri, che è autrice del soggetto in parte autobiografico, e cosceneggiatrice con Giovanna Mori, alle responsabili del casting, del montaggio, del suono, del costumi. Girato in digitale, ha avuto pure un budget femminile, cioè molto basso, 700 mila euro. Il titolo del film, Riprendimi, segnala il consenso, anzi il bisogno contemporaneo di diventare immagine e documento, di vedere la propria storia filmata da altri perché diventi fiction, quindi realtà, di tanti ragazzi di oggi, anche se per età Giovanni e Lucia non appartengono più alla YouTube Generation. Così i due sfigati documentaristi, Eros (Alessandro Averone) e Giorgio (Stefano Fresi), dal documentario sociale e politico sul precariato nel mondo dello spettacolo che volevano girare, si ritrovano a filmare melodramma e sentimento nella crisi di una coppia, a cui si appassionano, diventando i testimoni della fuga di Giovanni e del suo nuovo innamoramento per un'altra bella precaria, l'otorinolaringoiatra Michela (Valentina Lodovini), del dolore e della solitudine di Lucia e dei suoi tentativi di riprendersi il marito e il padre di suo figlio.
E' questa smania giovane di farsi immagine a rendere plausibile che Giovanni e Michela si lascino riprendere mentre fanno l'amore, s'immagina scomodamente soprattutto per lei, distesi sui gradini di casa, o che Lucia consenta al documentarista Giorgio di filmarla in camera da letto mentre si addormenta.

Non si sa se è esaltante, oppure scoraggiante, che un film ci ricordi come l'amore, o meglio un uomo, quell'uomo, sia assolutamente centrale per la vita delle donne (c'è pure un suicidio d'amore, episodio non indispensabile). Mentre per un uomo l'innamoramento è soprattutto sesso, e nel momento stesso in cui l'amore comporta responsabilità, un figlio, sopravviene a gelarlo la paura. Il fatto è che la storia, il film, l'ha scritta, l'ha girata una donna. Dalla parte di lei, ovviamente, oggi generalmente sperduta ma anche, e non si trova altra espressione pertinente, molto incazzata.

- Il film ha partecipato in concorso al Sundance Film Festival 2008 nella sezione World Cinema

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08 aprile 2008
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