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Risorse e intelligence per aiutare la Sicilia

Il premier britannico Cameron sull'emergenza profughi: la Gran Bretagna collaborerà con l'Italia

18 giugno 2015

L’Italia non è sola ad affrontare l’emergenza profughi. La Gran Bretagna collaborerà infatti a risolvere il problema lavorando insieme alla nostra intelligence.
L’annuncio è arrivato direttamente dal premier britannico David Cameron al termine dell’incontro bilaterale con il presidente del Consiglio Matteo Renzi a Expo.
"Abbiamo bisogno di un approccio globale per lavorare con i vostri servizi di intelligence in Sicilia dove noi metteremo gente e risorse per provare a interrompere i collegamenti" dell’immigrazione dal nord Africa ha detto Cameron.

"Abbiamo parlato della crisi dell’immigrazione - ha detto ancora Cameron -. Ci rendiamo assolutamente conto che è un tema sul quale lavorare insieme a livello europeo". Il Regno Unito, ha ricordato il premier britannico, è impegnato "con la Royal Navy nel Mediterraneo e con un grande programma di aiuti che stiamo aumentando per provare a stabilizzare quei Paesi", ha segnalato Cameron. "Concordiamo assolutamente che abbiamo bisogno di un approccio globale - ha aggiunto -. Per vedere un nuovo governo in Libia che dia la caccia alle bande criminali".
Quanto al supporto all’intelligence italiana andrà impiegato "per provare ad interrompere i collegamenti tra le persone che cercano di partire nel Mediterraneo" e approdano in Sicilia, la regione italiana che più delle altre ha bisogno di aiuto perché più delle altre si è adoperata a favore degli immigrati.

Con il premier britannico David Cameron "abbiamo discusso di immigrazione, ci sono posizioni anche diverse sulle singole scelte da adottare, che prenderemo nel prossimo Consiglio europeo ma c’è la condivisione che questo problema non è un problema solo italiano" ha spiegato successivamente Renzi.
"Le modalità con le quali affronteremo il tema dell’immigrazione - ha detto il presidente del Consiglio - sono oggetto di discussione in queste ore partendo dalla necessità di affrontare il problema direttamente in Africa tenendo conto che l’Africa non deve essere considerata un continente di serie B dalla comunità internazionale e anche su questo c’è convergenza con Cameron".

La Sicilia è la frontiera d’Europa, l’area più esposta del Mediterraneo, la più vicina alla Libia ed alle "avanguardie" del Califfato nero. I terroristi alle porte, insomma, e perciò la sorveglianza deve essere necessariamente aumentata con uomini e mezzi.
Nei giorni scorsi sono partiti proprio dal Regno Unito, attraverso il portavoce del governo "parallelo" di Tobruk gli allarmi sullo sbarco di "cani sciolti" sui barconi, infiltrati fra i profughi. Voci che sono state accolte con scetticismo in Italia. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha infatti ricordato che finora non c’è stata alcuna evidenza di uomini e donne "compromesse" con l’Isis o altre organizzazioni criminali, ma ciò non esclude, ha aggiunto il titolare del Viminale, che questo non possa accadere.

Si è fatta l’ipotesi che Tobruk avesse una propria convenienza a suscitare allarme in Italia, in modo da sollecitare aiuti - armi e risorse - per combattere l’Isis ed assicurarsi un ruolo di primo piano nell’area.
Tobruk ha manifestato un dissenso, invero contenuto, e poi in qualche modo sopito, su un intervento europeo in Libia, cui ha attribuito il carattere di una invasione straniera e di una ingerenza negli affari interni. In dichiarazioni successive, però, Tobruk ha ammorbidito la posizione. E poi tutto è finito, come sappiamo: nessuna decisione, flussi costanti e crescenti di migranti provenienti dalle coste libiche.

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18 giugno 2015
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