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Ritorna la minaccia del ''pollo''

Dopo gli ultimi casi accertati in Turchia l'allarme ''influenza dei polli'' ritorna con un seguito di timor panico

10 gennaio 2006

Il 2005 è stato anche l'anno dell'influenza dei polli. Dopo il brillante lavoro svolto dall'evoluzione in migliaia di anni insieme e quello, altrettanto brillante, svolto dal progresso, l'uomo contemporaneo si ritrovò ad avere paura da una minaccia che rispondeva al nome di: ''pollo''.
Iniziamo scherzando, ma a dir la verità sono ben pochi i motivi su cui scherzare. Nei mesi scorsi tutti gli organi di informazione mondiale riportavano allarmanti notizie sull'imminente, probabile pandemia aviaria in arrivo dai paesi orientali. Il virus H5N1, che sarebbe stato trasportato in Europa dagli uccelli migratori per la prossima primavera, fece la sua comparsa in Turchia già in autunno. Tale inaspettata circostanza creò parecchia confusione e, probabilmente, eccessivo allarme. Nel bailamme delle informative contrastanti, provenienti da importantissimi organi internazionali, quale fosse il reale, concreto pericolo rappresentato dall'influenza dei polli per l'Europa e l'Occidente non si riuscì a capirlo bene.

La paura, data dalla diffidenza, fece crollare il mercato del pollo. In Italia, per esempio, gli allevatori e i produttori di carne di pollo e di tacchino si ritrovarono nel giro di poche settimane ad affrontare una crisi improvvisa e inaspettata. Ai politici italiani, confusi tanto quanto la popolazione e incapaci di dare un informazione risolutiva e rassicurante, non rimase altro da fare che promuovere grandi magnate di pollo, rigorosamente italiano, nelle piazze, e immolarsi, loro per primi, addentando cosciotti dorati per dimostrare che ''i nostri polli possono andare a cresta alta''. Dall'Indonesia, intanto, arrivava notizia di qualche nuova vittima dell'H5N1.
Col passare delle settimane però, l'idea di quell'imminente pandemia che avrebbe mietuto milioni di morti, cominciò a stemperarsi: case farmaceutiche come la Roche, dando fondo a tutte le scorte di
''Tamiflu'', l'unico farmaco in grado di curare l'influenza aviaria, arriccchirono ulteriormente le loro già grasse casse; sulle tavole degli italiani fecero il loro ritorno petti e cosce succulenti; i politici non ebbero più bisogno di magnare in piazza dicendo ''er pollo taliano tanto è bbono che si squaglia solo a guardarlo''.
La convinzione che l'allarme influenza dei polli fosse stata architettata ignobilmente per fare arricchire le case farmaceutiche, prese piede sempre di più.

Purtroppo, però, nei giorni scorsi, come fulmine a ciel sereno, dalla Turchia sono arrivate notizie che hanno subito riacceso la preoccupazione. La morte, causata proprio dall'influenza aviaria, di due fratellini e della loro sorellina, che vivevano in un villaggio al confine con l'Armenia, ha riportato il panico e la confusione nell'intera Europa.
E la preoccupazione aumenta di ora in ora per l'estendersi di casi di influenza aviaria tra gli uomini in Turchia. Sono risultate positive al virus H5N1 altre sei delle persone ricoverate nei giorni scorsi in Turchia per sospetta influenza aviaria. Altre 21 persone, stando a quanto riferisce la stampa turca, sono ricoverate nell'area di Istanbul per sospetta influenza aviaria.
Per ora sono quindi 15 i casi accertati di contagio umano con il virus aviario H5N1 in Turchia. Dei primi 9, tre si riferiscono a persone della zona di Ankara, un uomo di 64 anni e 2 bambini di 5 e 3 anni della stessa famiglia. Nel loro caso il contagio sarebbe avvenuto perché i bambini giocavano con i vestiti usati per l'abbattimento dei polli. Gli altri due casi provengono dall'area di Bayazit e sono ricoverati nell'ospedale di Van: si tratta di due bambini della stessa famiglia (un maschio di 9 anni e sua sorellina di 3 anni) che sono in condizioni gravi in cura presso il reparto di terapia intensiva. A questi nove casi, già noti, oggi il ministero della Salute turca ha precisato che ne vanno aggiunti quattro accertati al nord del paese, nelle province di Samsun, Kastamonu e Corum. Il quinto caso è stato invece scoperto a Van. Sono state toccate dal virus 15 delle 81 province turche.

La preoccupazione, così come il virus, immediatamente ha riattivato la sua propagazione. In Italia sarà firmato questa mattina il decreto che istituisce l'unità di crisi per l'influenza aviaria.
Infatti, un vertice al ministero della salute è stato convocato per oggi per fare il punto sulla crisi dell'influenza aviaria. Nel corso dell'incontro dovrebbero essere delineati i prossimi interventi per impedire l'arrivo del contagio in Italia e per stabilire se sono sufficienti le misure adottate fino ad ora. All'ordine del giorno, sembra, potrebbe esserci anche l'eventualità di uno stop dei viaggi degli italiani nelle zone a rischio, compresa la Turchia. Prevista anche una verifica incrociata con gli altri paesi dell'Unione europea su eventuali provvedimenti supplementari a quelli già in atto.
''La situazione è molto più preoccupante di quella che abbiamo lasciato alle nostre spalle nei mesi scorsi. Le notizie che arrivano dalla Turchia sono molto gravi'', queste le dichiarazioni del ministro della Salute, Francesco Storace, in un'intervista a Repubblica di qualche giorno fa. ''Sto contattando il nostro ambasciatore ad Ankara per offrire al governo turco la nostra assistenza sanitaria e biologica. Poi l'unità di crisi prenderà in esame la situazione e deciderà cosa fare''. ''Bisogna essere molto cauti nell'alzare il livello di allarme perché - ha precisato Storace- l'Organizzazione Mondiale della Sanità non ha decretato uno stato di pericolo superiore rispetto a quello che era stato segnalato nei mesi scorsi''. ''Nel caso in cui la situazione si dovesse aggravare agiremo in maniera autonoma sul fronte interno, anche se agire da soli ha degli effetti molto relativi, se i paesi dell'Unione che confinano con l'Italia non prenderanno decisioni analoghe''.

Una critica significativa all'operato del ministero della Sanità italiano arriva dall'ex titolare del dicastero della Salute, Girolamo Sirchia: ''L'Italia è impreparata contro l'influenza aviaria. Negli anni scorsi abbiamo scongiurato l'arrivo della Sars con misure straordinarie di sorveglianza, adesso invece stiamo commettendo errori gravissimi, primo fra tutti non fare subito nelle Asl le esercitazioni antipandemia''. Sirchia, in un'intervista al quotidiano La Stampa, ha così chiosato il suo commento: ''Non si sta facendo abbastanza, mentre il virus è ormai alle porte. Bisogna muoversi subito per isolare i possibili focolai perché non basta prenotare dosi di farmaci e vaccini per la cui produzione serviranno mesi''. Secondo Sirchia, infatti, ''l'Italia è tutt'altro che al sicuro. In Veneto ci sono già stati casi di contagio provocati da altri ceppi di virus aviari. Incombe il pericolo che l'H5N1 segua strade analoghe''. E, sempre secondo l'ex ministro, non basta neanche il coordinamento della Commissione Europea: ''Gli interessi nazionali prevalgono colpevolmente sulla difesa della salute pubblica, e il cordone sanitario è tutto da dimostrare''.

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10 gennaio 2006
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