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Ritorno in nome del successo di George W. Bush? I soldati Usa cominceranno piano piano il loro rientro dall'Iraq

14 settembre 2007

George W. Bush, per l'ottava volta da quando è cominciata la guerra in Iraq (nel marzo 2003), ha fatto il suo discorso alla nazione. Dallo studio ovale della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti d'America, ha utilizzato la prima serata tv per annunciare quanto reso possibile dalla ''nuova strategia militare in Iraq''. Questa, che secondo il generale David Petraeus, ha funzionato, e di cui Bush è assolutamente convinto, ha permesso la diminuzione degli attacchi della guerriglia nonché quella della violenza settaria, di conseguenza si sono rese possibili le condizioni per cominciare a richiamare in patria i soldati. Attenzione però, ritiri massicci e precipitosi sarebbe sbagliati, e la guerra in Iraq, ancora, non ha limiti di tempo. Quindi, per il momento, potranno ritornare a casa, entro dicembre, 5.700 soldati.
''Il popolo americano potrà cominciare a vedere le truppe che tornano a casa'', ha detto Bush, e questo per merito del successo in Iraq: ''Più successo abbiamo, più truppe potranno tornare''.
Per Natale, dunque, faranno ritorno dall'Iraq 2.200 marines e una brigata dell'esercito di 3.500 soldati, a questi si aggiungeranno circa 30mila uomini entro l'estate 2008, nell'operazione di disimpegno delle truppe ribattezzata ''Return on successo'', disimpegno in nome del successo...

I democratici hanno già respinto la mossa di Bush, definendola insufficiente perché si limita a riportare il livello delle truppe alla stessa quantità di 130 mila già esistente nel gennaio scorso, proprio quando il presidente Usa aveva annunciato la sua ''nuova strategia'' di aumento temporaneo delle forze Usa in Iraq. I democratici intendono riprendere fin dalla prossima settimana i tentativi al Congresso per presentare leggi in grado di accelerare il rimpatrio delle truppe americane e in grado nello stesso tempo di ottenere il voto dei moderati repubblicani.
''Questa sera una nazione ansiosa di una svolta in Iraq ha ascoltato il piano del presidente - ha affermato il senatore Jack Reed, incaricato del discorso di risposta a Bush -. Ancora una volta il presidente ha evitato di dare un piano che metta fine a questa guerra o una ragione convincente per portarla avanti''. ''Abbiamo la responsabilità solenne di inviare i nostri soldati a combattere solo con una missione chiara e realizzabile - ha detto il senatore democratico - il presidente Bush stasera non ha fatto niente del genere: una presenza militare indefinita e illimitata in Iraq non è una opzione accettabile''.

Per George W. i democratici che sostengono ''che i progressi in Iraq arrivano troppo tardi, si sbagliano''. ''Non è mai troppo tardi per colpire al Qaeda. Non è mai troppo tardi per far avanzare la libertà. E non è mai troppo tardi per appoggiare le nostre truppe in una battaglia che possono vincere'', ha detto Bush.

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14 settembre 2007
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