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Ritrovati a Bronte (CT) i resti della villa romana del III sec. d.C. individuati da Paolo Orsi nel 1905

22 febbraio 2006

Per circa un secolo nessuno ha saputo più nulla di quella importante scoperta che l'archeologo Paolo Orsi aveva confermato nel lontano 1905, quando in territorio di Bronte (CT) fu rinvenuta una bella villa romana, impreziosita da un pavimento a mosaico.
Per circa un secolo gli studiosi si sono domandati in quale parte del territorio brontese si celassero le imponenti mura e le ceramiche che Orsi aveva individuato, promettendo un'approfondita campagna di scavi che, però, non iniziarono mai.
Adesso a riportare alla luce l'antica Villa ci hanno pensato gli uomini della Guardia di Finanza che, dopo un'accurata attività di indagine e grazie all'aiuto della Soprintendenza di Catania, sono riusciti ad individuare i resti di una Villa romana dalle misure e caratteristiche molto simili a quella descritta da Orsi.
L'altro ieri, l'importante ritrovamento è stato presentato dal colonnello Agatino Antonio Sarrafiore, attualmente alla guida del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, insieme al comandante della tenenza di Bronte, maresciallo Carmelo Cicero, ed al sindaco Pino Firrarello, che hanno consegnato alla Città del Pistacchio l'ulteriore testimonianza della sua storia che affonda le radici fino al secondo terzo secolo dopo Cristo, periodo in cui secondo gli studiosi la Villa fu costruita.

Come ha raccontato il sindaco Firrarello, la presenza dei romani sul territorio ''è testimoniata da Benedetto Radice nelle sue 'Memorie storiche di Bronte', dove racconta di un luogo dove sono stati scoperti due mosaici romani del basso impero, istoriati di animali e figure umane. Attorno furono misurati le mura di un edificio composto da tre vani, anch'essi ornati da pavimenti in mosaico policromo''.
I tre ambienti ed i mosaici furono descritti anche da Paolo Orsi, nella relazione che tenne e pubblicò nel 1905, nei fascicoli XI-XII dell'Accademia dei Lincei. ''L'ambiente - scrisse Orsi - è decorato di un pavimento in opera musiva policroma, formato di tasselli marmorei, silicei, calcarei, testacei e di lignite fossile; il campo è diviso da tenie in medaglioni e in riquadri ottagonali...''.
Purtroppo gli scavi non iniziarono mai e l'intero complesso con passare del tempo fu dimenticato e forse sepolto. Solo nel 1991 il prof. Massimo Frasca dell'Università di Catania, scoprendo una grande quantità di tegolame e ceramica acroma e con superficie rossa, tipica del periodo romano, ha ipotizzato che li potesse sorgere complesso abitativo di età romana.
La Guardia di Finanza adesso ha trovato un'antica Villa e tutti si augurano che si tratti di quella scoperta nel 1905 e fotografata da Paolo Orsi.

''Prima di sostenere che si tratti della Villa descritta dall'archeologo Paolo Orsi bisognerà scavare'', ha però spiegato Maria Grazia Branciforti, sovrintendente ai Beni culturali di Catania, durante la cerimonia di presentazione del sito. ''Certo è che ci troviamo di fronte ad un complesso abitativo dell'età romana imperiale che potrebbe essere una residenza signorile o un complesso rurale di notevole importanza. Abbiamo infatti, notato dei muri, dei pezzi di un'antica macina, un piccolo altare per i sacrifici e tanti cocci di tegole e di contenitori per le scorte alimentari. È ben visibile poi l'orientamento dei muri che finiscono per incrociarsi l'un l'altro, e per finire lo strato dei cocci sul prato è uniforme e tutto della stessa epoca''.
''Attendiamo adesso una relazione dettagliata redatta insieme con la Soprintendenza affinché si finanzi la necessaria campagna di scavi'', ha aggiunto il sindaco di Bronte di fronte alle rocce rinvenute qua e la all'intero del rigoglioso uliveto, in contrada Erranteria a due passi dal Castello Nelson, di proprietà di un contadino che proprio lì, in campagna, ha costruito la sua casa e vive con la sua famiglia.

Guardando attentamente quelle rocce che si stagliano fra il verde del prato e grazie alla precisa spiegazione dellal'archeologo Paolo Orsi dottoressa Branciforti, si sono riusciti a distinguere i muri dalla particolare ed antichissima malta, riconoscendo così non solo quel piccolo pezzo di parete, ma anche le altre rovine, i tanti cocci sparsi a terra, l'antica macina ed il piccolo altare risalenti all'epoca romana.
Tutti si augurano che si tratti dell'antica Villa impreziosita da un bel mosaico descritta dall'archeologo Paolo Orsi nel lontano 1905. Per adesso dobbiamo accontentarci di un'area di interesse archeologico che si estende per circa 2.500 metri quadrati, trasformando contrada Erranteria da semplice area agricola a territorio di interesse archeologico.
La Villa descritta da Orsi comunque sarebbe composta da tre vani, ornati da pavimenti in mosaico policromo che, se il terreno negli anni non ha subito stravolgimenti, dovrebbe essere solamente nascosto dalla terra. Secondo Orsi l'ambiente più grande a forma rettangolare è grande 4 metri e 95 per 4 metri e 10. Poi una stanza più piccola, con il pavimento a mosaico che apre ad un ambiente circolare dal diametro di 2 metri e 10.

Fonte: Agenzia Internazionale Stampa Estera

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22 febbraio 2006
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