Ritrovato ieri il cadavere del ricco proprietario terriero di Partinico (PA) sequestrato un mese fa in una sua proprietà
Tutto anomalo e strano fin da subito, nella scomparsa di Pietro Licari, 68 anni, ricco proprietario terriero di Partinico (PA), svanito nel nulla il 13 gennaio scorso. Tutto strano, dall'improvvisa scomparsa avvenuta in una delle sue proprietà, alla prima telefonata fatta col suo cellulare (solo dopo qualche giorno), dai presunti rapitori che chiedevano per il suo rilascio un somma ''anomala'' per un riscatto, 300 mila euro. Gli inquirenti si sono mostrati prudenti fin dal primo momento, senza comunque scartare nessuna pista, in Sicilia del resto, avevano sottolineato gli investigatori, da tempo le organizzazioni criminali non compiono sequestri, in linea con una scelta tattica di Cosa nostra che mira a evitare la risposta dello Stato.
Tutto strano fino a ieri, giorno in cui il mistero si è concluso nella peggiore maniera.
Il corpo di Licari, è stato trovato ieri nelle stesse campagne da dove era stato rapito. La vittima è stata trovata dentro un pozzo.
Due le persone subito fermate dai carabinieri su ordine della procura di Palermo nell'ambito delle indagini sul sequestro e che sono state subito dopo tratte in arresto, inchiodati dalle intercettazioni ambientali. I due, giovani operai, avevano lavorato per il proprietario terriero. Giuseppe Lo Biondo, 18 anni, e Vincenzo Bommarito, 22 anni, sono stati interrogati a lungo fino a quando il primo ha confessato l'uccisione di Licari e indicato agli investigatori dove trovare il cadavere.
Gli investigatori, subito dopo la notizia del sequestro, un mese fa, ipotizzarono che Pietro Licari potesse essere stato rapito da persone a lui vicine, che conoscevano le sue abitudini e sapevano la reale consistenza economica dell'uomo. Ipotizzarono anche che i rapitori potessero aver ucciso l'uomo per agire con più libertà nelle fasi dell'ottenimento del riscatto, proprio per questo furono decine le battute di ricerca effettuate nelle campagne del palermitano soprattutto nei pozzi d'acqua in disuso e nelle cave.
Alcune settimane fa, dopo la prima richiesta di riscatto, i rapitori si erano rifatti vivi con i familiari di Licari. La procura che aveva chiesto e ottenuto il blocco dei beni del possidente ha chiesto poi al gip di sbloccare 300 mila euro, la somma richiesta fin dall'inizio dai rapitori, per consentire un contatto tra i familiari del rapito e i sequestratori e magari uno scambio.
Secondo le prime indiscrezioni, Pietro Licari sarebbe stato incatenato e sistemato nel pozzo che doveva essere un nascondiglio sicuro per diversi giorni. L'uomo infatti è morto giorni dopo il sequestro. Naturalmente le cause della morte e la data del decesso saranno stabilite dall'autopsia disposta dai magistrati.
- Un sequestro (se di sequestro si tratta) ''anomalo''... (Guidasicilia.it, 16/01/07)