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Rivolta di popolo?

Se la polizia si toglie i caschi davanti la protesta dei Forconi e con a questi marcia...

10 dicembre 2013

Niente code eccessive e disagi limitati in tutta la Sicilia per la protesta del Movimento dei Forconi iniziata ieri. Dopo gli sporadici tafferugli di ieri, a Palermo la situazione è tornata nella normalità. Non ci sono file ai distributori e anche il traffico non ha risentito dei sit-in improvvisati.
Notte tranquilla anche a Catania. Nessun blocco stradale, come annunciato dallo stesso movimento, è stato attuato nel rispetto di ordinanze emesse dal prefetto e dal questore. I caselli autostradali sono liberi e un presidio dei manifestanti è presente nella centrale piazza Università.
Sono tornati alla normalità anche i rifornimenti nelle aree di servizio che erano state svuotate di carburanti nei giorni scorsi durante una corsa di utenti all'approvvigionamento di gasolio e benzina. Nessun problema si è registrato nel settore della distribuzione.
Insomma, i Forconi, che l’anno scorso si erano dimostrati capaci di mettere in ginocchio un’intera regione, sono diventati un "modello" e la loro furiosa indignazione sembra sia stata esportata fuori dalla Sicilia. Infatti, se nell’isola i Forconi hanno deciso di seguire una linea di protesta soft (forse strategica?) nel resto d’Italia ieri è stata una vera e propria giornata campale che ha mostrato, inoltre, azioni inusuali che potremmo definire preoccupanti...

Preoccupa, ad esempio, la levata di caschi dei poliziotti. Un gesto che ha scosso tutti. La rete è impazzita grazie al tam tam dei video, la gente in piazza ha esultato e osannato i coraggiosi poliziotti che - sostengono alcuni - come segno di protesta hanno tolto il casco proprio dinanzi al palazzo della Regione a Torino dove poco prima c’erano stati scontri, bombe carta e quanto avrebbe potuto innescare tafferugli. I poliziotti hanno deciso di schierarsi dalla parte dei manifestanti?
Martino Morsello, storico ideologo del "Forconi pensiero" - come lui stesso si definisce -, nel suo ultimo messaggio-web, ringrazia le forze dell’ordine "per il gesto bonario della levata di casco". E poi annuncia: "Non passerà molto e anche loro passeranno con noi".
Dal Viminale spiegano che i tutori dell’ordine non hanno fatto l’inchino alla protesta, togliendosi il casco, ma hanno semplicemente osservato una pausa di riposo, gesto normale, cui sarebbe stato dato un significato che non ha. Siccome il casco se lo sono tolti in più piazze roventi, è probabile che il Forconi pensiero sia più vicino alla realtà del Viminale.

Nel pomeriggio un’Ansa spiegava: nessun segno di solidarietà da parte dei poliziotti nei confronti dei manifestanti, "una volta respinta la protesta, i poliziotti in servizio si sono tolti il casco su disposizione del funzionario responsabile, essendo venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l’utilizzo". Ma il gesto ha provocato un lungo applauso da parte dei cittadini presenti. "Siete come noi", ha urlato qualcuno di loro ai poliziotti. La circostanza é stata interpretata da alcuni - anche grazie all’immediato post di Beppe Grillo - come la volontà dei poliziotti di condividere le ragioni della protesta. Niente di tutto questo per la Questura di Torino, che parla invece di un "comportamento da considerare ordinario e correlato al venir meno dello stato di tensione e delle esigenze di ordine pubblico".
Sul "caso" dei caschi levati dagli agenti di polizia è intervenuto anche il sindacato di polizia Siap, con le parole di Pietro Di Lorenzo, segretario provinciale di Torino: "Che le forze di polizia siano parte integrante del popolo italiano e che, come tutti, soffrano il peso di una crisi devastante le cui cause sono da attribuire, anche, ad una classe politica inadeguata, non c’é alcun dubbio. Respingiamo, però, ogni tipo di strumentalizzazione sull’operato e sui gesti compiuti dalle donne e gli uomini impegnati a cercare di garantire, come sempre, il diritto a manifestare".

E’ pur vero che altre due sigle sindacali della polizia hanno invece espressamente dichiarato di aver aderito alla manifestazione: la UGL e la SIULP. Il segretario generale dell’Ugl Polizia di Stato, Valter Mazzetti ha infatti dichiarato: "Condividiamo e plaudiamo al gesto di quei poliziotti che si sono tolti i caschi in segno di solidarietà con quella parte dei manifestanti che ha pacificamente mostrato il proprio disagio per la grave crisi che attraversa l’Italia".
Mentre il segretario del Siulp, Felice Romano, ha sottolineato che "Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma".
E proprio Felice Romano prosegue nel suo comunicato ufficiale redarguendo i palazzi, il ministro della Difesa Angelino Alfano: Ecco perché il governo in primis e il ministro Alfano a seguire, bene farebbero al ascoltare il Sindacato e prima ancora i cittadini di questo Paese; giacchè la misura e colma e se non si inverte questa tendenza a chiedere sempre e maggiori sacrifici in cambio di nulla, a maggior ragione quando non si da il buon esempio cominciando a rinunciare i propri privilegi che sono tanti, anzi troppi, si ricordino il passaggio biblico nel quale si afferma: "terribile sarà l’ira degli onesti".

Ritornando in Sicilia e a Martino Morsello, che con Mariano Ferro guida la protesta siciliana su sponde diverse, l’"ideologo dei Forconi" non si ferma comunque alla levata di caschi della polizia. Entra a gamba tesa nelle ragioni della crisi economica che affama la Sicilia, il Paese e il resto del mondo. Attaccando anzitutto l’euro "che elimina tutti i popoli autoctoni come gli indiani furono eliminati dagli americani in nome del progresso".
Fatta la digressione, il Forconi pensiero si adatta alle contromisure assunte in Sicilia dai prefetti, che si aspettavano il bis di un anno fa quando l’Isola fu messa sottosopra dalla protesta. Volantinaggio, qualche raduno, ma niente blocchi stradali, intemperanze: tolleranza zero. "Questo è solo l’inizio", avverte perciò Martino Morsello, per non deludere le aspettative. "La protesta durerà a lungo".
Il Viminale, diretto dal ministro Alfano, siciliano come Morsello, ha stretto in una morsa i Forconi siciliani, ma non si è premunito altrove, così la ribellione dei Forconi, nata e cresciuta in Sicilia, è stata esportata in questa tornata nelle regioni del Nord, in specie a Torino, dove ci sono stati furiosi scontri con polizia e carabinieri, blocchi stradali, disagi per la popolazione e tafferugli in varie location.

La Sicilia non ha fatto notizia, perché a farla sono state le devastazioni, gli scontri furibondi, che si sono verificati altrove. A parte tutto poi, i Forconi non sono più il simbolo di una categoria, sono l’icona della ribellione e dei mille bisogni inappagati, delle difficoltà economiche e sociali, del futuro che non c’è. Sono stati "infiltrati" da teste calde in alcune piazze, estremisti di destra per lo più, ma anche aree antagoniste, incappucciati e violenti. I veri Forconi però sono giovani, disoccupati, imprenditori, autotrasportatori, senza casa. Poliziotti e Carabinieri. Tutto quanto insieme. E’ proprio questo che preoccupa, perché così cominciano le rivoluzioni. E parliamo di rivoluzioni vere, quelle nelle quali lo scontro e la violenza hanno una parte fondamentale. L’idea della rivoluzione affascina senz’altro, la grande tensione del popolo verso un cambiamento migliore. Però, è bene ricordare che se un popolo è costretto ad imbracciare i forconi, i bastoni, le torce… i fucili, significa che la democrazia di quel popolo ha fallito a discapito, purtroppo, della civiltà.

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10 dicembre 2013
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