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Rivoluzione Civile: tra desistenza e accoglienza di "reietti"

Sul presunto patto di desistenza col Pd, mentre in Emilia Romagna il capolista si chiama Favia

15 gennaio 2013

"Io non ho ricevuto nessuna richiesta da Bersani in questo senso". Lo ha detto il candidato premier di "Rivoluzione Civile", Antonio Ingroia ieri sera a "Otto e mezzo", su La7, commentando un possibile accordo di desistenza con il Pd. "Non mi pare che ci siano in questo momento presupposti per un accordo di questo tipo, certamente per noi l'avversario, il pericolo politico - ha aggiunto -, sono l'affermarsi dei principi contenuti nel berlsuconismo e nel montismo; parlare di patti di desistenza mi pare prematuro".
La precisazione di Ingroia hanno fatto seguito alle dichiarazioni del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "Dario Franceschini mi ha contattato questa mattina a nome del Pd e mi ha proposto un accordo di desistenza, cioè mi ha chiesto di non presentare le nostre liste in regioni chiave quali la Sicilia, la Campania e la Lombardia. Credo siano molto preoccupati per la continua crescita della nostra lista Rivoluzione civile".

Ma il capogruppo alla Camera dei democratici nega qualunque accordo: "Nessuna proposta di patto e nessuna desistenza - ha detto Franceschini - Le cose che ho detto a Orlando sono le stesse che ho detto pubblicamente in diverse interviste. Mi pare fin troppo evidente come non vi sia alcun spazio per una qualsiasi forma di accordo politico con la Lista Ingroia". "Ho fatto una semplice constatazione aritmetica più che politica - ha continuato Franceschini - per come è fatta la legge elettorale al Senato, nelle regioni in bilico, come Lombardia, Sicilia e Campania, la presenza della Lista Ingroia rischia di far vincere la destra, rendendo il Senato ingovernabile. Tutto qui", ha concluso.

Sulla possibilità di un accordo con la lista di Ingroia è intevenuto anche Nichi Vendola: "Non tocca a me decidere sull'ipotesi di un patto perché la lista Arancione non corra in alcune regioni per favorire la vittoria del centrosinistra". "Tocca a Bersani decidere - ha aggiunto - ma penso che un colloquio con un'area della società civile ed esponenti della sinistra vada costruito, mi sembra assolutamente normale che si dialoghi".

Intanto, ad aderire alla Rivoluzione Civile di Ingroia anche Giovanni Favia, il grillino cacciato per aver parlato dell’assoluta mancanza di democrazia all’interno del MoVimento 5 Stelle. "Ingroia rappresenta il rinnovamento, con credibilità - ha detto Favia, capolista alla Camera di Rivoluzione Civile in Emilia Romagna -. Non è solamente un uomo di comunicazione come può essere Grillo, ma un uomo di azione, di concretezza, che basa la sua attività politica sulla Costituzione". "Con Ingroia i valori e i punti programmatici sono praticamente gli stessi - ha detto ancora Favia - quindi c’è coerenza per quanto riguarda la proposta politica. Ho molta più libertà di prima, perché Ingroia mi ha garantito massima libertà e ho massima stima di Ingroia. La cosa che mi ha convinto di più è che tutti i capilista di questo progetto saranno della società civile".
"Sono stato per anni il loro vanto, quello che loro chiamavano la "punta di diamante", e adesso divento il nemico da battere. Non me ne sono andato via dal Movimento 5 Stelle per passare in un altro movimento, io sono stato cacciato", ha aggiunto Favia, intervenendo ad Agorà su Rai Tre. "Nemmeno lascio il Consiglio regionale per il Parlamento - continua Favia - io ho deciso di dimettermi dal Consiglio regionale a maggio, eletto o non eletto, perché sono stato espulso: non ho più il network territoriale dei consiglieri comunali, perché, se lavorano con me, vengono espulsi, e non ho più il simbolo. Non sono, come tentano di dipingermi, un politico di lungo corso attaccato alla poltrona, perché sono da tre anni nelle Istituzioni".

L’adesione di Favia al movimento di Ingroia, ha scatenato la "vendetta" di Beppe Grillo che su YouTube ha caricato quelle da lui rinominate "Le perle di Favia", vecchie interviste dell’ex consigliere.
Il video, pubblicizzato da Grillo via Twitter, è preceduto da una presentazione in cui il candidato Favia viene presentato in un manifesto elettorale che lo ribattezza 'Favialaqualunque': campeggia con i vestiti sgargianti del Cetto di Antonio Albanese all'interno di un manifesto con lo slogan: "Prima mi voti, poi ti dico se resto al mio posto". Il video è stato realizzato da "Nikilnero", il videomaker fedelissimo del capogruppo dei Cinque Stelle a Bologna Massimo Bugani, in rotta da tempo, anche personale, con Favia.

Ma Favia non ci sta a farsi prendere in giro da Grillo: "Sentirsi dare del Laqualunque da Grillo fa sorridere, mi preoccupa però la capacità di manipolare l'informazione in rete, e ribaltare la realtà, che ha lo staff di Grillo e i suoi influencer. Mi allarma anche come un Movimento credibile possa trasformare in così poco tempo un consigliere di cui si è sempre vantato, improvvisamente, nel nemico da combattere. Ora il dileggio inizia a diventare spiacevole con quel che mi stanno scatenando attorno". E precisa: "Non ho lasciato la Regione per andare in Parlamento, ho deciso di farlo solo dopo che Grillo mi ha espulso. E ho già detto che, eletto o non eletto in Parlamento, mi dimetterò comunque da consigliere regionale". Per Favia, in questa vicenda, "chi ha tradito i cittadini sono Beppe Grillo, Casaleggio e i miei antagonisti locali che li hanno fomentati, inizialmente per beghe da condominio. Con l'espulsione, ha tagliato le gambe al mandato con cui rappresentavo i cittadini: non potendo usare il logo, le battaglie sarebbero depotenziate e, radicalizzando il confronto interno, mi ha tolto il network territoriale, i consiglieri comunali che ora temono anche loro l'espulsione dal M5S se lavorano con me. E un consigliere regionale non può lavorare senza consiglieri comunali".

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica.it, Corriere.it]

 

 

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15 gennaio 2013
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