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Rivoluzioni vere. Rivoluzioni presunte

Davide Faraone al Governatore: "O si cambia o si va al voto". Crocetta: "C'è chi gioca a scassare"

20 gennaio 2014

Un documento in 10 punti per lanciare la campagna per il congresso regionale del Pd, in calendario il 16 febbraio, ma soprattutto sfida il governatore Rosario Crocetta. Davide Faraone, leader dei renziani in Sicilia, lo dice chiaramente: "O si cambia o si va al voto".
Attaccato dal governatore, che "si considera l'unico rottamatore" nell'Isola e che aveva auspicato le dimissioni del delfino di Renzi per il suo coinvolgimento nell'inchiesta sulle 'spese pazze' all'Assemblea siciliana, Faraone è passato al contrattacco: "Ci prepariamo al congresso regionale e ovunque sentiamo parlare di rimpasto. Rimpasto, rimpasto, rimpasto. L'unico rimpasto che noi dobbiamo augurarci è un rimpasto di idee e di programma nella politica regionale".
Quindi la stoccata al "rivoluzionario" Crocetta: "Fino ad oggi niente rivoluzione, solo tanta continuità con un passato che non ci piace". E allora "o si cambia o in Sicilia meglio tornare al voto, questo galleggiamento non serve a nessuno".

I dieci punti del documento di Faraone sono una sorta di lista della spesa "delle cose da farsi subito e delle cose che dovrebbero farsi in un tempo un po' più lungo, 4 anni non di più": una nuova geografia politica, meno costi della politica, meno burocrazia con una Regione trasparente e accessibile con un clic, con la cultura si mangia, jobs act Sicilia, formazione e innovazione, diritti-garanzie e servizi pubblici per 'la sfida del welfare perfetto', mobilità e città da vivere, il mare e la terra, fiscalità.
"A quanti mi chiedono: si fa il rimpasto? Chi è il candidato segretario? Chi diventa assessore? Ecco - ha detto Faraone - a tutte queste domande io vorrei rispondere con una voce sola: il nostro candidato, il nostro assessore, sono le nostre proposte per imprimere una svolta alla politica siciliana, un'accelerazione necessaria all'agenda di governo".

Il documento dei 'renziani' sarà arricchito e discusso in un incontro pubblico. "Nessuno si senta escluso - ha sottolineato Faraone - è un documento aperto, politico, che diventerà un vero e proprio documento tecnico. L'obiettivo è cambiare la Sicilia subito, rendendo semplice il sistema ed efficaci le organizzazioni e i territori, incentivando la voglia di fare e rendendo la Sicilia terra di ricchezza. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto".
Nella parte conclusiva del documento, una 'frecciata' che sembra indirizzata a Crocetta (nel documento, Faraone non cita espressamente il presidente della Regione siciliana, ndr), che lo aveva invitato a dimettersi per il suo coinvolgimento nell'indagine sulle spese pazze all'Assemblea siciliana: "Aspettiamo serenamente che si chiudano le indagini della magistratura, sapremo chi erano i pazzi e chi no. Massima fiducia, se qualcuno ha rubato è giusto che paghi. La cattiveria degli sciacalli è pari alla cattiveria dei mafiosi, noi siamo diversi da loro".

La risposta di Crocetta non si è fatta attendere e, come un fiume in piena, il governatore in una nota si è "svuotato lo stomaco".
"Ciò che sta avvenendo in questi giorni sembra un gioco quasi surreale. Emerge un’indagine della magistratura che interessa diversi parlamentari della vecchia legislatura e, in un gioco che ha dell’incredibile, si attacca il presidente della Regione che non c’entra nulla". "Personalmente sono della linea che le indagini della magistratura vadano sempre rispettate e che nessun giudizio si debba inserire attorno ad esse. Sul piano personale sono pienamente convinto e fiducioso che diverse persone coinvolte nell’indagine ne potranno uscire tranquillamente, questo rientra nella normalità, ma sono altrettanto convinto che il presidente della Regione non debba esprimere né giudizi di assoluzione né di condanna, non ho il ruolo per farlo, né i titoli. In questo campo sono, come tutti i cittadini, sottoposto alla legge. La vicenda mi addolora profondamente. Sono convinto che la posizione dei parlamentari coinvolti nelle indagini cambi da persona a persona e in uno stato di diritto le responsabilità siano individuali. C’è chi viene accusato di avere comprato un’auto per sè e ci sono persone alle quali vengono contestate fatturazioni per l’organizzazione di un convegno. Dal punto di vista morale e politico mi sembrano cose diverse, dal punto di vista giudiziario gli unici a poter dare un giudizio, sono appunto i magistrati".

"Si è sollevato un polverone - prosegue la nota di Crocetta - su alcune mie dichiarazioni che non hanno riscontro nella realtà. Nel corso della conferenza stampa sulla finanziaria, infatti, mi venne chiesto se si poteva parlare di rimpasto mentre scoppiava il caso delle rimborsi all’Ars. Ho risposto che non mi sembrava opportuno politicamente, e ripeto politicamente. In quel preciso momento, in cui tutta la politica siciliana era frastornata, ritenevo inopportuno parlarne, tant’è che ho detto che occorreva discutere della vicenda con il segretario Renzi e con il ministro D’Alia". "Non ho mai sostenuto - puntualizza Crocetta - che Davide Faraone o le altre persone coinvolte nell'indagine sui rimborsi all'Ars si debbano dimettere da qualsiasi incarico. Sarebbe perfino la fine della democrazia, una indagine non legittima alcuna richiesta di questo tipo, però va rispettata: 'dura lex sed lex'. La questione politica è tutt’altro. Il tema che io ho posto è se quel giorno fosse quello più adatto per parlare di rimpasto, era assurdo parlarne. Spero di avere chiuso con questa polemica".

Crocetta poi aggiunge: "Andiamo ad altre valutazioni che entrano nel merito delle questioni. Può fare parte del governo attuale chi ritiene che sia legittima l’assunzione dei lavoratori "ex Spo"? Può fare parte della giunta chi ritiene che l’abolizione delle partecipate non sia una priorità? Chi non ritiene che la soppressione delle province sia necessaria? La composizione del governo deve essere coerente con il programma concordato con i partiti e con gli elettori. Si possono fare tutti i proclami che si vogliono, ma resta la realtà chiara e netta di un governo che quest’anno, dopo diversi anni, certifica e impegna i fondi europei in misura superiore a quella richiesta da Bruxelles e dal governo nazionale, è riforma questa o no? Un governo che ha avuto il coraggio, a proposito di burocrazia, di fare la più grande maxi rotazione che sia mai avvenuta in Sicilia. Che ha già presentato una proposta di legge sulla semplificazione amministrativa, inviata al presidente Ardizzone, che introduce il principio della responsabilità dei funzionari e dei dirigenti rispetto alle pratiche non esitate dei cittadini, che dovranno essere lavorate in tre mesi. Sicuramente il governo ha il potere di proporre leggi, ma non di approvarle. Si può accusare il governo di non aver fatto la riforma delle province, quando il governo stesso ha presentato già lo scorso aprile una legge sui liberi consorzi e fu proprio l’assemblea, a maggioranza, a chiedere un rinvio della trattazione di quella legge? Non credo proprio. Voglio ricordare ancora che il doppio voto di genere ha cambiato la Sicilia, e voglio ancora ricordare che da quando questo governo è in carica, il Partito Democratico è sempre andato avanti in ogni consultazione elettorale, trovandosi finalmente ad amministrare città grandi e piccole, in alcune delle quali non aveva mai governato".

"Il governo - dice ancora Crocetta - non piacerà ad alcuni, ma ha reso molti vantaggi al centrosinistra, voglio ancora insistere sull’ultima finanziaria, approvata grazie alla collaborazione dell’intero parlamento e della maggioranza, abbiamo dovuto sudare le famose 7 camicie per abolire i consorzi di bonifica, che da 11 diventano 2 (riforma epocale), le partecipate da 33 sono diventate 10. Voglio anche ricordare che in questi mesi sono stati risparmiati centinaia di milioni di euro in diversi settori ed in particolare in sanità, non tagliando servizi ma combattendo sprechi e ruberie. Nel campo della formazione abbiamo tracciato un solco netto nei confronti di corruzione e malcostume del passato e cacciato via enti che non pagavano i lavoratori".
"Non mi pare - aggiunge il presidente della Regione - che abbiamo visto tutto il sistema politico entusiasta attorno a queste cose, anzi c’è chi ha continuato ad avere rapporti con questi settori per ragioni politiche. L’unità politica del PD ha bisogno della mia testa? Io sono pronto, la sfida che io ho intrapreso non è contro il PD ma persino per rinnovare e rafforzare tale partito. Una sfida per una Sicilia che si liberi da consorterie, mafia e malaffare. Sul welfare, voglio far notare che la Sicilia ha introdotto per le coppie di fatto principi che non sono mai stati portati avanti dai governi di centrosinistra e ha introdotto misure di sostegno al reddito per i poveri. Si sarebbe potuto fare certamente di più, ma non con un buco di un miliardo e duecento milioni ereditato e che abbiamo dovuto coprire".

"Di fronte alla necessità di risanamento del debito abbiamo risparmiato lo scorso anno 2 miliardi e 400 milioni, senza attaccare lo stato sociale. E abbiamo continuato quest’anno prevedendo nuovi tagli di sprechi in finanziaria. Quest’anno il bilancio della regione tende a disavanzo 0, fatto storico. Voglio ricordare che dopo 25 anni per i precari siciliani potranno partire le procedure di stabilizzazione. Per la prima volta dal 2005, finalmente, questa Regione ha un bilancio definitivo approvato a gennaio, mentre prima si andava avanti in esercizio provvisorio, che non consentiva di fare una manovra complessivamente corretta. A qualcuno sembrerà poco, ma io voglio ricordare che sono entrato per la prima volta all’Ars nel novembre 2012. Tutto questo è stato fatto in pochi mesi assieme agli alleati, al PD e ai parlamentari di buona volontà, con un governo che non ha avuto la maggioranza sancita dalle elezioni e che ha incassato di volta in volta la fiducia da forze diverse. Dai grillini agli uomini e alle donne del centro destra. Qualcuno gioca a scassare? Io ho la coscienza a posto e non rifiuto il dialogo. I rafforzamenti nella giunta di governo non sono stati mai un tabù, però a condizione che questi diventino uno strumento per rafforzare il governo e non per seppellirlo. Insomma io voglio rilanciare un confronto leale e libero all’interno del programma concordato con gli elettori. E’ questa la vera sfida per la Sicilia".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Ufficio Stampa Rosario Crocetta, SiciliaInformazioni.com]

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20 gennaio 2014
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