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Roberto Scarpinato è il nuovo Procuratore generale di Palermo

Il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha deciso: 19 i voti favorevoli e 4 gli astenuti

07 febbraio 2013

E' Roberto Scarpinato il nuovo Procuratore generale di Palermo. Lo ha deciso il plenum del Csm, con 19 voti favorevoli e 4 astenuti (il togato indipendente Nello Nappi e i laici di centrodestra Ettore Albertoni, Niccolò Zanon, Filiberto Palumbo).
Scarpinato era rimasto l'unico candidato in corsa per la poltrona di Pg a Palermo, dopo che, questa mattina, l'altro candidato, Libertino Alberto Russo, è stato nominato dal plenum presidente di sezione della Cassazione.
Zanon e Palumbo hanno spiegato la loro astensione, sottolineando che "non si tratta di sfiducia nei confronti di Scarpinato, ma perché è rimasto l'unico candidato". L'iter della nomina del pg di Palermo è stato infatti molto lungo: tale poltrona è vacante dal novembre 2011, da quando Luigi Croce lasciò l'incarico.

A presentare la domanda per il posto erano stati inizialmente, tra gli altri, anche il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo e il capo della procura di Messina, Guido Lo Forte. Messineo decise poi di revocare la domanda nello scorso dicembre, dopo l'apertura di un'indagine a suo carico a Caltanissetta per rivelazione di segreto d'ufficio. Lo Forte, invece, ha ritirato la domanda qualche settimana fa.

Dopo il monito rivolto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Csm, con il quale si criticavano proprio i ritardi sulle nomine dei direttivi, Palazzo dei Marescialli con la delibera approvata oggi va finalmente a ricoprire una delle poltrone importanti degli uffici giudiziari italiani.

Nato a Caltanissetta 61 anni fa, in magistratura dal 1977, Roberto Scarpinato Scarpinato è stato fino a oggi procuratore generale a Caltanissetta. Inizialmente ha prestato servizio presso il Csm e nel 1988 è stato assegnato alla Procura della Repubblica di Palermo, dov'è entrato nel pool antimafia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In quegli anni, dopo il suo ingresso nella Dda nel 1991, ha seguito processi come quelli per gli omicidi del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, del segretario regionale del Pdc, Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo, del segretario della Dc palermitana Michele Reina, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente Domenico Russo.

Scarpinato fu tra i protagonisti del caso che scoppiò in Procura a Palermo dopo la strage di via D'Amelio, quando otto sostituti contestarono il capo dell'ufficio, Pietro Giammanco, da loro accusato di aver isolato Falcone. Giammanco chiese poi al Csm di essere trasferito. Al suo posto s'insediò come procurato Giancarlo Caselli il 15 gennaio del 1993, lo stesso giorno della cattura del boss corleonese Totò Riina. Sotto la sua guida, la Procura avviò le inchieste per mafia a carico di Giulio Andreotti e dell'ex dirigente del Sisde, Bruno Contrada. Nel processo Andreotti, Scarpinato fu poi tra i Pm in aula assieme a Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli.
Un'altra delle sue inchieste, denominata "Sistemi criminali", e riguardante i retroscena delle stragi mafiose del 1992 e del 1993 non approdò invece mai a un processo.

Diventato procuratore aggiunto, Scarpinato nel 2005 assunse il coordinamento del Dipartimento mafia-economia, comprendente anche il settore delle misure di prevenzione antimafia. Sotto la sua direzione, furono compiuti  sequestri di beni in Italia e all'estero per un totale di circa tre miliardi e mezzo di euro.

[Informazioni tratte da AGI, Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it]

 

 

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07 febbraio 2013
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