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Romano Prodi scrive a Gino Strada: ''Il governo non ha dimenticato l'Afghanistan né Rahmatullah Hanefi''

03 maggio 2007

''Caro Gino, tantissimi e sinceri auguri per l'ospedale di cardiochirurgia pediatrico che inauguri a Kartum. Di nuovo un gesto di straordinario coraggio e lungimiranza insieme ad una grandissima professionalità a favore dei bambini africani che onora il nostro Paese''.
Inizia così il messaggio che il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha inviato ieri al fondatore di Emergency, Gino Strada, per l'inaugurazione, oggi, di un centro altamente specializzato di cardiochirurgia nella capitale del Sudan.
''L'Africa - si legge ancora nel messaggio - ha bisogno di questo per conoscere un'Europa che vuole gettare ponti di giustizia e di solidarietà dopo la tragica stagione coloniale le cui conseguenze terribili sono, ancora oggi, del tutto evidenti. Riconfermo tutta la mia stima a te e alla tua organizzazione - scrive il Presidente del Consiglio - che è un esempio unico di intervento sanitario nei luoghi più devastati del Mondo''. ''Non dimentico certo l'Afghanistan e Rahmatullah Hanefi, il tuo collaboratore che si trova ancora in carcere. Ti posso assicurare - conclude - che continuiamo a fare il possibile e l'impossibile perché sia scarcerato. Spero che questo possa avvenire il prima possibile''.
 
Vogliamo ricordare che nei giorni scorsi Emergency aveva annunciato di aver sospeso le attività di tutti i centri di soccorso - tra cui i tre ospedali - che gestisce in Afghanistan per protesta contro la carcerazione del collaboratore afghano di Emergency Rahmatullah Hanefi, arrestato dalle forze di sicurezza afghane il giorno successivo alla liberazione dell'inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo.
Kabul ha detto di ritenere che Hanefi abbia responsabilità nel tragico epilogo del rapimento, costato la vita prima all'autista e poi al giornalista interprete di Mastrogiacomo, che in un primo momento sembrava fosse stato liberato con lui ma per il quale poi i talebani avevano chiesto in cambio la liberazione di altri detenuti, condizione che il governo Karzai non ha accettato.

''Purtroppo la lettera di Prodi non l'ho ancora vista - ha detto Strada da Karthoum - me ne hanno parlato. L'interessamento è naturalmente gradito ma sarebbe molto semplice risolvere il problema. Basterebbe dire al dittatorello (Karzai, ndr) sostenuto dal nostro paese, che l'Italia non è più disponibile a spendere un miliardo di euro all'anno se Hanefi non viene liberato in 15 minuti. Non è questione di processo, di avvocati, di giusta difesa. Se c'è un colpevole o un reato, responsabile ne sono anch'io e il signor Romano Prodi. La nostra classe politica non funziona. Dietro questa vicenda ci sono mani invisibili, ha detto qualcuno. Le mani saranno invisibili ma le uniformi a stelle e strisce sono visibilissime''.

Intanto da un intervista che Lorenzo Cremonesi, del Corriere della Sera, è riuscito a fare al mullah Dadullah, si è appreso che i talebani vorrebbero che Emergency rimanga in Afghanistan. Il mullah Dadullah è poi tornato sul rapimento di Daniele Mastrogiacomo e dei suoi due collaboratori: ''Io dissi che erano tutte spie e lo provano le nostre ricerche. Su (Sayed) Agha (l'autista, ndr) non avevamo dubbi e lo decapitammo per primo. Nel caso di Adjmal (Nashqbandi, l'interprete, ndr) concedemmo al governo Karzai di salvarlo liberando tre prigionieri talebani, anche se sapevamo che era una spia. Daniele fu liberato dopo che il governo afghano aveva accettato le richieste italiane'', cioè la liberazione di cinque talebani.
Nell'intervista il capo talebano ha negatp che Adjmal dovesse essere liberato insieme a Mastrogiacomo: ''Non venne fatta alcuna richiesta per Adjmal sino a che l'italiano fu nelle nostre mani''. Infine ha smentito che Hanefi sia un loro ''facilitatore''. ''Voglio aggiungere - dice - che l'ospedale di Emergency non è utilizzato dai nostri combattenti feriti, ma assiste la gente comune, spesso colpita dalle bombe Nato. Sarebbe triste se dovesse chiudere per sempre, anche se Emergency non è stata fondata da musulmani''. [l'intervista sul Corriere]

- Quello che il governo italiano poteva fare e non ha fatto per Ramath (MegaChip)

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03 maggio 2007
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