Rubens e Caravaggio in Sicilia
di Vittorio Sgarbi
Rubens si immedesima a tal punto in Caravaggio da anticiparlo. Non lo ha visto, non lo ha incontrato, ma lo sta interpretando. E' uno dei più straordinari transfert della storia dell'arte. Così Rubens illumina prima di tutto il volto della Vergine, e poi, con diverse gradazioni, quello degli abbagliati, sconcertati pastori che assistono all'evento. Il nodo degli angeli, galleggianti nell'aria, richiama gli spericolati angeli in picchiata delle sette Opere di misericordia di Caravaggio a Napoli. Ma come poteva Rubens conoscere opere dipinte a Napoli o in Sicilia? Certamente doveva essergli arrivata l'eco di invenzioni tanto innovative. Se noi conoscessimo, di Rubens, soltanto la Natività di Fermo, ci configureremmo un pittore di stretta osservanza caravaggesca, «fiammingo ma da putto allevato in Roma». Vi sono in essa, infatti, una grande coerenza organizzativa e una perfetta unità di azione che, attraverso Caravaggio, aprono allo spazio barocco.
E' notevole che questo esordio italiano di Rubens avvenga quando ancora Caravaggio è vivo. Mentre Caravaggio viene rifiutato dai committenti nella Morte della Vergine, per avere rappresentato «con poco decoro la Madonna gonfia e con le gambe scoperte», interpretando le ragioni più autentiche del cristianesimo, Rubens lo capisce benissimo e ne condivide la visione. Così nel 1607 acquista il grande dipinto per il duca di Mantova. E' in quel momento che Rubens diventa Caravaggio.
A quattrocento anni di distanza, attraverso le opere nelle quali vive lo spirito degli artisti, Caravaggio e Rubens si incontreranno a Messina, cent'anni dopo il terremoto che, all'alba del 28 dicembre 1908, sconvolse la città. E minacciò di cancellare anche l'opera di Caravaggio che Rubens avrebbe voluto vedere. L'Adorazione dei pastori, appunto, dipinta per l'altar maggiore di Santa Maria la Concezione in contrada della Verza. Un'opera che sembra pensata per essere vista da Rubens. Un notturno, povero, con il gruppo dei pastori e san Giuseppe in adorazione della Madonna e del Bambino distesi a terra sulla paglia sotto la «capanna rotta e disfatta d'assi e di travi».
Finalmente Rubens incontra Caravaggio. Ma quando crede di averne rubato l'anima, Caravaggio è già più lontano; non si diverte con gli effetti speciali, con la luce che dal basso riverbera sul gruppo d'angeli come era stato nelle Opere di misericordia. Rubens si impegna, gioca con le luci strisciate, con i chiaroscuri. Caravaggio ormai non si compiace di virtuosismi «caravaggeschi». Ripensa il Vangelo e rinuncia a ogni artificio con una sconvolgente semplicità. Rubens esibisce una bravura esagerata, trionfante. Caravaggio anticipa miracolosamente la sensibilità dei «vinti» di Malavoglia.
Il confronto è aperto, a Messina, Museo regionale.