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Ruby e il bacio saffico con la Minetti

Le trascrizioni di quanto hanno detto il pm milanesi sul "caso Ruby": "Una ragazza che appariva più grande, ma solo una ragazza in difficoltà"

30 giugno 2011

Karima El Mahroug, Ruby rubacuori per intenderci, "racconta di essere stata coinvolta in un bacio saffico con la Minetti, aperta parentesi, e sappiamo da tutta una serie di fonti assolutamente indipendenti che il fruitore finale aveva interesse a questo tipo di condotte, quindi non è un'invenzione della ragazza, sicuramente, beh, la ragazza ci descrive atti sessuali cui la Minetti partecipa, ma che coinvolgono tutti gli astanti". E' questo uno dei passaggi dell'intervento che il procuratore aggiunto di Milano, Pietro Forno, ha fatto lunedì scorso davanti al gup Maria Grazia Domanico, durante l'udienza preliminare a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede, accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile perché all’epoca dei fatti contestati El Mahroug aveva 17 anni (LEGGI). La discussione è stata trascritta e il verbale è stato depositato.

Il riferimento al "fruitore finale" viene chiarito dal pm Antonio Sangermano in un'altra dichiarazione riportata nel verbale di udienza, quando il rappresentante della pubblica accusa parla di "serate organizzate presso la residenza del presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, quale fruitore finale in questa ipotesi accusatoria". Quindi, spiega in un altro passaggio il pm Forno, "è consentito affermare che la minore è stata coinvolta in atti sessuali che, nella misura in cui sono stati ricompensati, avevano una connotazione di tipo prostitutivo". Forno analizza, nel suo intervento, l'attendibilità di Ruby come testimone. "Per certi versi Ruby - dice il pm milanese - presenta anche delle connotazioni squisitamente minorili; chi ascolta la registrazione della prima audizione si rende conto che ci troviamo di fronte a una ragazza, una adolescente estremamente sofferente, estremamente in difficoltà, la quale, per altro, racconta una serie di fatti che sicuramente non sono la totalità di quello che lei ha intenzione di dire, e che danno una connotazione inequivocabilmente sessuale del suo coinvolgimento". Stando alla trascrizione dell'udienza è emerso che Ruby, quando è stata sentita dai pm in fase di indagini tra il luglio e l'agosto scorso, aveva l'aspetto "di una persona di età ben superiore ai 17 anni", ma ascoltando le sue parole i magistrati si sono resi conto anche "di essere di fronte a una ragazzina, un'adolescente sofferente e in difficoltà". Forno chiarisce che quel racconto di Ruby "è un atto che si è fermato a metà, per l'impossibilità materiale di proseguire nell'audizione". Secondo il magistrato sentire dei minori è un sorta di working progress, un conquistarsi la fiducia da parte del dichiarante nei confronti di chi l'ascolta. E nel caso di Ruby questo atto di fiducia in qualche modo si è interrotta nel momento in cui la minore ha deciso di scappare dalla comunità rientrando in contatto con l'ambiente da cui proveniva.

Nel caso Ruby "abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa, abbiamo l'arruolatore, abbiamo il fidelizzatore, e abbiamo, possiamo dire, l'amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location". Queste le altre parole trascritte ed usate dal procuratore aggiunto di Milano. Trascrizione, dunque, con che risolvono il "giallo" che si era creato attorno alla parole "bordello", che aveva suscitato anche molte polemiche e a cui era seguita una precisazione da parte dello stesso Forno.
Il procuratore Forno lunedì scorso in serata aveva precisato: "Non ho mai detto che Arcore era un bordello. Il termine bordello è stato utilizzato come riferimento storico alla divisione dei compiti previsto dalla legge Merlin". "Un bordello per compiacere Berlusconi", avevano invece sintetizzato le agenzie di stampa. Ed è stata subito polemica. "Dalle parole usate, ogni giorno che passa, il processo Ruby sembra sempre più una fiction di terz’ordine - aveva commentato indignata Jole Santelli del Pdl -. Alle prove e ai reati si sostituisce la fantasia e la morbosità". "Una personale e accentuata ricostruzione accusatoria" anche per Maurizio Paniz, capogruppo Pdl della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Pronta era arrivata allora la smentita di Forno. Una precisazione "penosa", secondo il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto.
Nelle trascrizioni dell'udienza si può leggere: "E qui abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa, abbiamo l'arruolatore, abbiamo il fidelizzatore, e abbiamo, possiamo dire, l'amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location, oggi si direbbe, della loro collocazione adeguata, che poi è anche una forma di retribuzione". Quindi, ha proseguito Forno, "un sistema strutturale e strutturato che spiega le imputazioni che sono state elevate agli indagati. E, come dicevo, queste imputazioni - si legge ancora - riguardano sia l'ipotesi di cui alla legge Merlin, sia al 600bis, nella misura in cui riteniamo ampiamente provato che la minore El Mahroug Karima è stata coinvolta in atti sessuali". Poco prima il procuratore Forno aveva spiegato che Nicole Minetti aveva, nell'attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione per i presunti festini a luci rosse ad Arcore, "un ruolo di tipo organizzativo", mentre Lele Mora era il "selezionatore" e Emilio Fede il "fidelizzatore".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

- Minetti: «Io tenutaria in un bordello? È falso» di G. Guastella

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30 giugno 2011
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