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Ruotolo, Licandro, Marano e la Falcone...

Ecco i nomi di quattro "rivoluzionari civili" di Ingroia impeganti in Sicilia orientale

24 gennaio 2013

Il giornalista Sandro Ruotolo, la sindacalista della Fiom e candidata alla presidenza della regione nelle scorse elezioni regionali siciliane, Giovanna Marano, il numero due del Pdci ed ex componente della Commissione parlamentare antimafia, Orazio Licandro, l'avvocato Anna Falcone, docente universitaria precaria: un campano, due siciliani, una calabrese (di origini siciliane) come cifra e simboli di una lotta per la legalità e contro le mafie che al Sud e ormai in tutto il Paese tolgono il diritto al lavoro e al futuro.
Sono i quattro candidati alla Camera dei deputati nella circoscrizione della Sicilia orientale i cui nomi costituiscono la testata di lista (dopo Antonio Ingroia) di "Rivoluzione Civile - Ingroia", che ieri mattina a Catania durante una conferenza stampa hanno illustrato gli obiettivi di questo nuovo movimento in cui stanno insieme società civile e partiti (IdV, Comunisti italiani, Rifondazione comunista e Verdi) guidati dall'ex pm palermitano. Una lista - come ha spiegato Mimmo Cosentino, della segreteria regionale di Rifondazione comunista - "alternativa al berlusconismo e al montismo", che sono "due facce della destra sociale e politica" e perché la terza repubblica non sia caratterizzata dal montismo e quindi dal "dominio dei poteri forti" ai quali opporre invece quella che Ruotolo ha definito "la bella politica".

A partire - ha fatto notare il giornalista - da "una lista vera", con nomi e volti della società civile e dei partiti legati al territorio, e questo malgrado una legge elettorale come il porcellum che è "la bestia nera" di cui "tutti hanno detto che volevano cambiarla per ridare la parola ai cittadini, ma hanno fatto in modo che i cittadini non avessero diritto di parola". Ruotolo ha ricordato come i padri costituenti avessero previsto i partiti, il Parlamento, le organizzazioni sindacali e "si saranno rivoltati nella tomba" nel vedere "lo scempio della Seconda Repubblica", con le igieniste dentali, i Fiorito, gli assessori votati dalla 'ndrangheta in Lombardia, fino al vizio del poker online del consigliere regionale, pagato dagli italiani. "Noi - ha assicurato il giornalista, che è secondo nella testata di lista - siamo garanti di un ritorno della passione in politica, della politica al servizio dei cittadini, perché l'idea che la politica sia un posto di lavoro è aberrante, soprattutto in un momento di difficoltà dei cittadini".

In particolare quei sette milioni di poveri certificati dall'Istat oltre che i disoccupati in numero sempre crescente, al servizio dei quali "Rivoluzione civile" vuol mettersi, come "unica vera alternativa al montismo - ha detto Giovanna Marano -: pericolo insidioso che può portare al tracollo del Paese con la sua impronta liberista".
Marano ha ricordato come il presidente del consiglio abbia fatto "marcire" le industrie del Paese, assecondando Marchionne attraverso l'azzeramento dei diritti dei lavoratori e la "modifica delle relazioni industriali", mentre "Rivoluzione Civile" può rappresentare l'equità, il progresso sui temi dell'istruzione, il ripristino dell'articolo 18.
Quindi ha sottolineato come soprattutto i candidati siciliani punteranno sui tre temi centrali del lavoro, della legalità e della pace: battendosi, per esempio contro il Muos che "scalfisce il diritto alla salute" dei siciliani ma fa anche dell'Isola, trent'anni dopo Comiso e le battaglie di Pio La Torre contro la militarizzazione, ancora una volta una base per i processi di colonizzazione in cui assecondare gli interessi del mondo occidentale.

Di Pio La Torre ha parlato anche Orazio Licandro, ricordando con orgoglio che il figlio del segretario del Pci assassinato nell'82, Franco La Torre, è candidato con Rivoluzione Civile e dando appuntamento al 20 febbraio prossimo a Comiso "nel nome di Pio La Torre" per dire ancora una volta no alla militarizzazione della Sicilia, "piattaforma militare per nuove politiche imperialiste" e rivendicare invece - citando Braudel - che sia "crocevia culturale".
Anche Licandro ha fatto notare come parlino chiaro le storie dei candidati di Rivoluzione Civile (ha fatto i nomi del coordinatore della Tavola della Pace, Flavio Lotti, e della vicepresidente di Libera Gabriella Stramaccioni) e soprattutto le provenienze di chi è nella testata di lista: "Da Napoli alla Sicilia - ha spiegato - è una sfida alle organizzazioni criminali. Siamo qui per questo, per combatterle dentro e fuori le istituzioni" aggiungendo che non è "solo questione di codice penale" perché c'è "una zona grigia" da eliminare che è quella della malapolitica, della corruzione, della collusione. Quindi è tornato sulla questione culturale, sul fatto che non si può risollevare il Paese con i tagli all'istruzione e costringendo i giovani ad andare via: "Lavoro, pace cultura, istruzione - ha concluso - sono intrecciate intimamente".

Dei giovani costretti ad andare via ha parlato anche Anna Falcone collocandosi all'interno della "prima generazione scippata del futuro", che ha visto il tradimento della promessa di lavoro sancita nella Costituzione italiana e adesso rivendica una "democrazia compiuta" e dunque anche il rifiuto di essere "falsamente rappresentati". E ha ricordato - come fa spesso Antonio Ingroia - che il programma di Rivoluzione Civile è la Costituzione italiana. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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24 gennaio 2013
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