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S C I O P E R O

Fiat Sicilia: i sindacati ipotizzano uno sciopero generale di tutti i lavoratori del gruppo a sostegno della vertenza di Termini Imerese

05 gennaio 2010

Fiat, sindacati e governo dovrebbero incontrarsi di nuovo intorno al 20 gennaio, a un mese di distanza dal vertice di Palazzo Chigi in cui Sergio Marchionne ha presentato il piano per gli stabilimenti italiani (LEGGI).
Fim, Fiom, Uilm e Fismic aspettano la convocazione del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ma nel frattempo valutano l'ipotesi di uno sciopero generale di tutti i lavoratori del gruppo a sostegno della vertenza di Termini Imerese.
Oggi a Torino, presso la palazzina Fiat del Lingotto, si incontreranno in un primo appuntamento le segreterie nazionali dei sindacati (parteciperanno i responsabili del settore Auto) e l'azienda. Si parlerà dell'entità del premio di risultato 2010 e dei permessi sindacali, ma sarà anche l'occasione per ritornare sui tempi più caldi. Oltre al futuro della fabbrica siciliana, di cui Marchionne ha confermato la chiusura, c'è sul tappeto il problema dei lavoratori a termine di Pomigliano non confermati dalla Fiat.
"Dovremo mettere in campo tutta la capacità propositiva e le azioni di lotta finalizzate al mantenimento del polo produttivo di Termini", ha spiegato il segretario nazionale della Fim Bruno Vitali. "Siamo pronti a discutere tutte le iniziative di lotta - ha detto il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo - per difendere Termini e porre al centro Mirafiori che è in pericolo". Per Eros Panicali della Uilm nazionale bisogna innanzitutto spingere per aprire il confronto con la Fiat.
"La Fiom - dice Enzo Masini, il segretario nazionale - riunirà il 7 a Termini Imerese la segreteria nazionale e le strutture delle città sedi di stabilimenti Fiat". "Lo sciopero - avverte il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - è il minimo, non c'è una guerra tra poveri, uno stabilimento contro l'altro. Ma non esiste un caso Termini, il problema è il futuro dell'Auto in Italia".

Tra i sindacati, insomma, la linea da adottare sembra, fino ad ora, unitaria. Lo scorso 29 dicembre a Termini Imerese si è svolta una riunione sulle prospettive dello stabilimento della Fiat e del suo indotto alla quale, oltre ai componenti del direttivo di fabbrica della Fim e delle strutture Fim provinciali e regionali, sono stati presenti il segretario nazionale della Fim Vitali, il segretario della Cisl regionale Maurizio Bernava e della Cisl di Palermo Mimmo Milazzo. "Alla luce di quanto emerso dalla riunione del 22 dicembre a Palazzo Chigi – hanno poi dichiarato le organizzazioni sindacali al termine dell’incontro – la Fim e la Cisl giudicano grave e inaccettabile la scelta della Fiat di procedere alla dismissione del sito produttivo, anche per i pesanti effetti sociali e industriali in una delle aree più deboli ed esposte del Paese. L’azione sindacale dovrà perciò mettere in campo tutta la capacità propositiva e le azioni di lotta finalizzate al mantenimento e al consolidamento del polo produttivo di Termini Imerese". Pertanto "si è deciso di intraprendere, nelle prossime settimane, una serie di iniziative che riguardano innanzitutto la richiesta dell’avvio urgente del tavolo di trattativa proposto dal Governo, con la presenza della Fiat e di tutti i soggetti istituzionali. Esso dovrà avere come obiettivo la salvaguardia totale del polo di Termini Imerese e della sua occupazione. Per fare ciò occorreranno progetti concreti per far crescere e favorire la competitività del sito così da immaginare anche uno sviluppo futuro. Se fosse necessario a sostegno di ciò la Fim e la Cisl proporranno azioni di mobilitazione dei lavoratori del Gruppo Fiat e di sciopero generale provinciale". In secondo luogo, c’è "la proposta di una riunione, da fare in tempi brevissimi, delle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm per provare a mettere a punto una piattaforma sindacale comune sulla questione di Termini Imerese, definendo le opportune iniziative di sostegno". E ancora: Fim e Cisl hanno concordato "la richiesta di un incontro preventivo con la Regione Sicilia per un primo esame delle proposte e risorse da mettere sul tavolo negoziale con Governo, Fiat e parti sociali" e infine "l’ipotesi di una grande assemblea pubblica con tutti i soggetti istituzionali per discutere e dare forza alle proposte sindacali".
Per Roberto Mastrosimone (nella foto), segretario della Fiom a Termini Imerese, "tutte le decisioni a Termini Imerese sono state prese, fin dal 2002, dagli operai. Pur ritenendo legittime le posizioni della Fim, ritengono che questo metodo vada rispettato: siano i lavoratori a decidere quali iniziative intraprendere per difendere lo stabilimento Fiat". Secondo l’esponente sindacale "è necessario riunire il consiglio di fabbrica della Fiat e poi organizzare un’assemblea con tutti i lavoratori diretti e delle aziende dell’indotto prima del 7 gennaio, quando è previsto il rientro nelle fabbriche". "Non dimentichiamo - ha aggiunto Mastrosimone - che io, Giovanni Scavuzzo (Fim) e Vincenzo Comella (Uilm) prima di essere segretari sindacali siamo operai della Fiat". Mastrosimone ha quindi rilanciato "l’idea di uno scontro forte e ad oltranza con la Fiat, senza fare sconti a un’azienda arrogante che calpesta la dignità dei siciliani". "Non possiamo inseguire la Fiat - conclude - bisogna agire adesso e in fretta per difendere la fabbrica che Fiat ha deciso di chiudere".

Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, in un'intervista a 'Milano Finanza', sostenendo che lo stabilimento di Termini non deve essere ridimensionato, ha affermato: "Mi auguro che a Termini Imerese possa rimanere la produzione di automobili. La Fiat considera antieconomico questo stabilimento, anche perché sostiene che cinque stabilimenti per l'auto in Italia sono troppi. Tuttavia abbiamo un po' di tempo per decidere, perché la produzione continuerà fino alla fine del 2011". Per Scajola "bisognerà anche vedere l'andamento delle vendite nel 2010. Io - ha sottolineato - non dispero che Fiat possa tornare sui suoi passi, anche perché le diseconomie dello stabilimento siciliano saranno annullate con gli investimenti in infrastrutture che il governo e la Regione Siciliana sono pronti a realizzare. Per cominciare a esaminare a fondo la situazione terremo subito, alla ripresa di gennaio, un tavolo tecnico con Fiat, sindacati e Regione". Nel frattempo, ha concluso il ministro, "cercheremo all'estero se ci sono interessi da parte di altri produttori a venire a produrre in Sicilia".

LA CHIESA STA CON GLI OPERAI - La Chiesa si schiera ufficialmente con gli operai della Fiat di Termini Imerese, nella vertenza contro la decisione del gruppo di Torino di non produrre più auto nella fabbrica siciliana a partire dal 2012. L'arcivescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo, che è anche presidente della Conferenza episcopale siciliana (Cesi), domenica ha incontrato una delegazione di sindacalisti e lavoratori. L'incontro, durato una ventina di minuti, è avvenuto nella sacrestia della Chiesa madre di Termini Imerese, subito dopo la messa officiata proprio da monsignor Romeo, che nella sua omelia ha parlato della Fiat. Con operai e sindacalisti, c’erano anche il sindaco Salvatore Burrafato con i suoi assessori, l'arciprete Francesco Anfuso e tutti i sacerdoti di Termini Imerese.
L’arcivescovo ha spiegato di conoscere bene la vicenda della Fiat e di averne discusso anche con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. "Non si può smantellare lo stabilimento con una storia importante alle spalle e cancellare le professionalità dei lavoratori", ha detto monsignor Romeo che ha sottolineato come "la Chiesa è collocata in maniera naturale dalla parte dei lavoratori".

Le parole dell'arcivescovo sono state accolte in modo positivo da Fiom e Uilm, presenti alla riunione. Proprio la Fiom nei giorni scorsi aveva lanciato un appello alla Chiesa chiedendo di prendere posizione sulla vicenda Fiat che coinvolge circa 3 mila famiglie nell’intero comprensorio di Termini Imerese. Padre Anfuso, assieme a preti e francescani, aveva risposto subito partecipando alla manifestazione che ha portato 10 mila persone in piazza, tra cui migliaia di studenti. Già in più occasioni monsignor Paolo Romeo aveva manifestato vicinanza ai lavoratori della Fiat di Termini Imerese, usando parole di incoraggiamento e di conforto anche nell’omelia pronunciata durante la messa di Natale, nella cattedrale di Palermo. "Siamo molto soddisfatti per le parole dell’arcivescovo - ha detto il segretario della Fiom di Termini Imerese, Roberto Mastrosimone – La Chiesa è vicina agli operai e lo sta testimoniando in modo chiaro. L’incontro con l’arcivescovo rafforza ancora di più, se ce ne fosse bisogno, il nostro impegno in difesa della fabbrica e dei lavoratori. Siamo grati anche a don Anfuso per le iniziative che ha messo in campo".

TATA: "NON SIAMO INTERESSATI A TERMINI IMERESE" - La indiana Tata, alleata di Fiat in India con cui ha costituito una joint venture, non è interessata a rilevare le linee di produzione di Termini Imerese. Lo ha reso noto il presidente della compagnia, Ratan Tata. In una conferenza stampa in occasione dell'inaugurazione del decimo "Auto expo" di New Delhi, Tata ha ammesso che l'ipotesi "è stata ventilata dai media", ma che "non la stiamo prendendo in considerazione".
La notizia di un possibile interessamento di due case automobilistiche indiane (Tata e Mahindra & Mahindra) alla fabbrica siciliana della Fiat era emersa durante la recente visita in India del ministro italiano dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. Se ne era fatto eco il quotidiano di New Delhi Business Standard che, citando collaboratori di Scajola, aveva sostenuto che "entrambi i costruttori automobilistici hanno manifestato il loro desiderio di acquisire le linee produttive (di Termini Imerese) e si ritiene che abbiano aperto separate trattative con la Fiat".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it, ilVelino.it]

 

 

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05 gennaio 2010
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