Salvatore Cuffaro rinviato a giudizio per aver favorito la mafia. Ma lui è pronto a ricandidarsi
Il processo al presidente della Regione Sicilia si terrà il primo febbraio 2005
Il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato rinviato a giudizio dal Gup Bruno Fasciana. Il governatore, nell'ambito dell'inchiesta sulle "Talpe alla Dda di Palermo", è accusato di aver favorito Cosa nostra. Il gup ha disposto il non luogo a procedere per il reato di violazione di segreto d'ufficio.
"Accolgo con moderata soddisfazione il fatto incontrovertibile che le accuse a mio carico siano state dimezzate dal Gup. Il processo sarà la sede naturale per dimostrare la mia completa estraneità agli addebiti rimasti ancora in piedi". Sono state queste le parole del presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, dopo il pronunciamento di ieri del Gup.
La Procura aveva chiesto il processo lo scorso primo settembre. Insieme a Cuffaro sono stati rinviati a giudizio tutti gli altri 12 imputati dell'inchiesta sulle talpe alla Dda.
Il processo si aprirà il primo febbraio davanti ai giudici del tribunale di Palermo.
Le accuse rivolte al governatore della Sicilia risalgono al giugno dello scorso anno, quando il governatore ricevette un avviso di garanzia per "concorso in associazione mafiosa". Le ipotesi di reato furono poi modificate in "favoreggiamento di Cosa nostra" e "rivelazione di segreti d'ufficio".
Sono due le inchieste che lo hanno coinvolto: la prima denominata "Ghiaccio 2", e la seconda "Talpe alla Dda". In entrambi i casi l'indagine riguarda politici, professionisti, imprenditori e rappresentanti delle forze dell'ordine.
Ricordiamo che l'indagine suelle ''Talpe alla Dda'' di Palermo riguarda la presunta realizzazione di una rete occulta di informatori che, secondo l'accusa, sarebbe stata allestita dall'imprenditore sanitario di Bagheria (PA) Michele Aiello per avere notizie sulle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Dopo quasi due anni, l'inchiesta finirà in un processo, il cui perno saranno i tre imputati ancora in stato di detenzione, e cioè l'imprenditore Michele Aiello e i marescialli Giorgio Riolo e Giuseppe Ciuro. Il primo accusato di associazione mafiosa e gli altri due di concorso esterno in associazione mafiosa.
Questi gli altri rinvii a giudizio: il medico Aldo Carcione; Roberto Rotondo, ex consigliere comunale di Bagheria (PA); il funzionario di polizia Giacomo Venezia; l'ex funzionario della Asl Lorenzo Iannì; Salvatore Prestigiacomo; Domenico Oliveri; Angelo Calaciura; Michele Giambruno; Adriana La Barbera, dipendente Asl e l'ex segretaria del pm Domenico Gozzo, Antonella Buttitta. Rinvio a giudizio infine per le società Atm e Villa Santa Teresa.
Secondo il pm Nino Di Matteo, presente in aula, "il non luogo a procedere ordinato dal gup per il reato di violazione di segreto d'ufficio non alleggerisce il favoreggiamento a Cosa nostra", di cui è accusato Cuffaro. "Il gup - afferma Di Matteo - ha ritenuto che la violazione di segreto d'ufficio fosse assorbita nel reato di favoreggiamento a Cosa nostra".
Di parere opposto l'avvocato Claudio Gallina Montana, che sottolinea come "il giudice ha dimezzato i reati contestati al presidente e in dibattimento dimostreremo l'estraneità relativa alle altre contestazioni".
"Affronterò - ha detto ieri Cuffaro - il processo con animo assolutamente sereno e con grande determinazione: sentimenti che nascono dalla certezza morale sulla natura trasparente del mio operato, come cittadino ed uomo di governo, e dal rispetto che nutro verso la funzione giurisdizionale e chi la esercita. In questo senso ho sempre avuto chiaro che occorre difendersi nel processo e non dal processo". "Mi batterò, dunque, con tenacia – ha concluso il presidente della Regione - per il riconoscimento delle ragioni che mi vedono totalmente estraneo alle accuse residue. La stessa tenacia con la quale mi spenderò, senza tentennamenti, sino alla conclusione del mandato, al servizio di una terra straordinaria e difficile come la Sicilia, che insieme a qualche forte amarezza offre tanti motivi di orgoglio a chi è chiamato a rappresentarla".
Il rinvio a giudizio di Cuffaro ha provocato l'immediata reazione di numerosi esponenti dell'opposizione, che da diverso tempo e in diverse occasioni, hanno sollecitato le dimissioni del Governatore che viene difeso invece dal Polo. Ma è lo stesso Cuffaro a ribadire che resterà al suo posto "senza tentennamenti" e "fino alla fine del mandato".
E la tranquillità e la sicurezza ostentata da Totò Cuffaro è tale da aver addirittura dichiarato diverse volte l'intenzione di ricandidarsi come governatore della Sicilia, e di non temere un nuovo confronto con il candidato del centrosinistra, Leoluca Orlando, già suo sfidante nelle passate elezioni, che lo hanno appunto visto vincitore.
"Se la sua coalizione lo vorrà ancora come candidato sarò pronto a sconfiggerlo nuovamente, ma alla fine di questa legislatura momento nel quale mi sottoporrò nuovamente al giudizio degli elettori". Ha detto Totò Cuffaro, parlando proprio di Leoluca Orlando. "Inadeguatezza politica e culturale - dice Cuffaro - è il giudizio che la maggioranza dei siciliani ha dato di Leoluca Orlando alle ultime elezioni regionali sanzionandolo con una pesante sconfitta che sembra ancora bruciargli".