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Salvatore Stefio rinviato a giudizio per ''arruolamento non autorizzato''

L'uomo, siciliano, è uno dei quattro ostaggi sequestrati in Iraq nel 2004

19 aprile 2008


Quattro anni fa il nome di Salvatore Stefio era solo quello di una persona che la guerra in Iraq aveva segnato a vita. Nell'aprile del 2004, infatti, Stefio insieme a Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Fabrizio Quattrocchi vennero sequestrati dai ribelli iracheni. Una vicenda che si concluse con l'assassinio di Quattrocchi e con la liberazione degli altri tre ostaggi dopo 56 giorni di prigionia.
Oggi Salvatore Stefio, 38enne siciliano della provincia di Enna, insieme al suo socio, Giampiero Spinelli (originario di Sammichele di Bari e amico di Cupertino), è accusato di aver arruolato, senza alcuna autorizzazione, gli ex ostaggi italiani e Didri Forese.
Stefio e Spinelli sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di "arruolamento o armamento non autorizzato a servizio di uno Stato estero" (art.288 codice penale), reato senza precedenti giurisprudenziali e per il quale sono previste pene fino a 15 anni di reclusione.

La magistratura barese ha contestato ai due di aver arruolato, tramite la "Presidium corporation" (società con sede alle Seychelles riconducibile, secondo l'accusa a Stefio), Didri Forese, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino affinchè militassero in territorio iracheno in favore di Forze armate straniere (anglo-americane, per la precisione), in concerto ed in cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri. Nell'ambito delle indagini coordinate dal pm Giovanni Colangelo (ora procuratore di Potenza), il gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis, su richiesta della procura, impose nell'ottobre 2004 a Spinelli il divieto di espatrio per sei mesi. Il provvedimento coercitivo fu però annullato dopo pochi giorni, il 18 ottobre, dal tribunale del Riesame, che accolse nel merito la tesi difensiva. Nel disporre il rinvio a giudizio il giudice De Palo ha respinto l'eccezione sollevata dai difensori degli imputati, Francesco Maria Colonna per Spinelli e Antonello Patanì per Stefio, che avevano sostenuto che la competenza ad indagare fosse della magistratura romana poichè i presunti arruolamenti erano avvenuti non a Sammichele di Bari (così come sostiene l'accusa) ma a Fiumicino, poco prima della partenza per l'Iraq. Secondo il giudice, l'accordo professionale è stato invece sottoscritto a Sammichele di Bari.
La 'Presidium corporation' fu definita dal gip di Bari  De Benedictis "un centro di addestramento ed arruolamento di mercenari".
Il processo comincerà il 3 luglio prossimo dinanzi alla Corte d'assise di Bari.

"Onestamente sono indignato", ha commentato Salvatore Stefio. "In ogni caso sono sereno. E' evidente che si tratta di una campagna diffamatoria non solo nei miei confronti, ma anche di chi ha condiviso con me la prigionia e di Fabrizio Quattrocchi, che è medaglia d'oro al valor civile alla memoria". Il difensore di Giampiero Spinelli, Francesco Maria Colonna, ha parlato addirittura di "processo politico": "Nell'inchiesta - ha spiegato Colonna - si sostiene che i ragazzi siano stati arruolati al servizio di uno Stato estero. Ma non è così, perché qui c'era chi si serviva di contractor per garantire sicurezza in determinate zone dell'Iraq e per compiere missioni in cui non si volevano impiegare i militari". "Gli Usa - ha detto ancora il legale di Spinelli - hanno stipulato contratti per 3.000 contractor per non impiegare i propri soldati. E il governo Prodi ha dedicato un capitolo di bilancio per ingaggiare contractor prevedendo in una Finanziaria uno stanziamento di 3,5 milioni di euro".

"Sono altri soldi buttati via per un percorso processuale che è più inquisitorio che altro, una caccia alle streghe che risulterà infruttuosa e inutile e che non porterà a niente", ha tagliato corto Maurizio Agliana. "Parlare di arruolamento è improprio perché coloro che svolgono attività nel settore della sicurezza privata sono professionisti che le società possono decidere di assumere o ingaggiare a progetto, ma non di arruolare".
Sulla stessa linea anche Umberto Cupertino: "Molti dimenticano che siamo vittime del terrorismo, non mercenari - ha detto - Noi eravamo operatori della sicurezza, dovevamo fare la scorta ad imprenditori. Purtroppo, ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato e siamo stati sequestrati".
"Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso", ha invece dichiarato Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio. "Speriamo che la verità venga alla luce una volta per tutte. Noi come famiglia siamo all'oscuro di qualsiasi cosa ed è noto che non sapevamo nemmeno che mio fratello si trovasse in Iraq".

[Nella foto Salvatore Stefio durante il blitz dei soldati americani, il giorno della liberazione]  

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19 aprile 2008
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