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Sanitàssassina

Quando i luoghi e le persone che dovrebbero salvaguardare la nostra salute diventano carnefici più o meno colpevoli

08 gennaio 2007

Le inchieste di Fabrizio Gatti hanno smosso le acque - spesso già torbide - di molte questioni nazionali. Dai centri di permanenza temporanea, al caporalato nelle campagne, con i suoi travestimenti ha fatto piena luce su vicende di cui si sospettava l'esistenza, o meglio, di cui in molti speravano non ci fosse mai stata conferma. ''Trasformatosi'' in omino delle pulizie, il giornalista de ''L'espresso'' ha voluto stavolta vederci chiaro - e farci vedere chiaro - sulla situazione nella quale versa la sanità italiana. Infiltratosi nel ventre di uno degli ospedali più importanti della capitale, il policlinico Umberto I, quello che ha scoperto ha sconvolto, confermato i sospetti, creato un vero e proprio putiferio. Adesso, si spera, che la politica intervenga veramente, perché è in questa che gravano la gran parte delle responsabilità, e nel modo errato - a volte delinquenziale - in cui il sistema politico ha amministrato quello sanitario pubblico (leggi l'inchiesa su ''L'espresso'').

La malasanità, dunque, non è solo un malaffare siciliano, ma una piaga di tutto il Paese e che, comunque, non deve essere attribuito solo ed esclusivamente alla politica.
Pensiamo che, in Italia, le infezioni contratte dai pazienti d'ospedale provocano ogni anno tra i 4.500 e i 7mila decessi: un numero di vittime perfino superiore a quello degli incidenti stradali. Tali infezioni 4 volte su dieci sono portate ai pazienti dalla scarsa igiene di medici e infermieri che non si lavano correttamente le mani prima di visitare o intervenire. Qualcosa che ha dell'incredibile ma che risponde totalmente a verità. Insomma, oggi la medicina può intervenire eccellentemente con tecnologie avanzatissime, ma una persona può morire perché l'eccelso luminare di turno non si è lavato bene le mani.
Applicando le normali procedure d'igiene (lavarsi le mani, ma anche indossare guanti, pulire bene la pelle dei pazienti prima di inserire dei cateteri venosi o urinari e ridurre al massimo il loro tempo di applicazione), negli ospedali si riuscirebbe a ridurre di un terzo le infezioni, rivelano le ricerche.
Ad aggravare l'impatto delle infezioni ospedaliere c'è il fenomeno della farmaco-resistenza. Per combattere i batteri si utilizzano antibiotici. E a poco a poco in un ambiente così ristretto come il reparto la selezione darwiniana fa sviluppare i ceppi di microbi più robusti.
Un problema, comunque, non soltanto italiano e che viene risentito in tutta Europa.

Ora, essendo partiti dal presupposto che la malasanità, comunque, non è un problema che affligge solo la Sicilia, non parlare del divario che esiste tra la Sanità del Nord e quella del Sud, sarebbe sensibilmente scorretto. Infatti: da Bolzano a Palermo passa un abisso.
Da una parte mura umide e scrostate, bagni-tuguri, reparti abbandonati da decenni e fatiscenti fino all'invero simile, liste d'attesa... per l'aldilà; dall'altra camere a due-quattro letti (ognuna con il suo bagno), prenotazioni via e-mail, alloggi per le infermiere fuori sede. L'Italia rimane quel Paese spaccato in due da sempre, anche (sarebbe stato starno il contrario) per quel che riguarda le strutture sanitarie, almeno paragonando la situazione dell'ospedale Villa Sofia di Palermo e dell'ospedale regionale di Bolzano. In mezzo a queste due realtà opposte si può mettere il policlinico di Careggi, il più grande ospedale della Toscana, dove un grande cantiere di ristrutturazione non impedisce ai reparti di lavorare decorosamente.

Ospedale Villa Sofia di Palermo - Il degrado sta di casa qui, dove lettighe, fotocopiatrici e macchinari giacciono accatastati negli scantinati del pronto soccorso e un reparto (il Polichirurgico) è in attesa di essere terminato da 27 anni, abbandonato a se stesso e ormai trasformato in un enorme magazzino.
''E non è certo un caso isolato - spiega Renato Costa, della Cgil medici -, la situazione dei depositi e dei magazzini delle strutture sanitarie pubbliche della città, ad esempio, è identica ovunque. Le dimensioni dei nosocomi, ridotte rispetto a quelle della capitale e di altri grandi centri, fanno sì, però, che non si arrivi ai casi limiti segnalati dalla stampa per altre città. Qui i controlli sono più semplici e carenze igieniche sono frequentissime ma non nei locali a diretto contatto con i pazienti''.
Per Costa, il problema più drammatico della sanità palermitana è la ''stridente differenza fra il privato, accogliente e ben organizzato, e il pubblico che vivacchia in una appena dignitosa povertà. Per anni - spiega - non si è investito negli ospedali favorendo, così, indirettamente le case di cura private''.

Le condizioni igieniche dei nosocomi, non solo palermitani, ma di tutta l'isola sono al vaglio di una commissione di esperti istituita nel 2005. I risultati degli accertamenti verranno comunicati a febbraio all'assessore regionale alla Sanità Lagalla che li riferirà al ministro della salute.

Ospedale regionale di Bolzano - Qui le prenotazioni arrivano via e-mail. Il medico di base invia dal proprio studio le richieste per gli esami e il paziente viene poi contattato al telefono dagli operatori del centro prenotazioni, che fanno in modo di far svolgere nella stessa giornata i diversi esami. Metà delle stanze della struttura, che occupa un migliaio di infermieri e 500 medici, sono a quattro letti, mentre le altre sono a due posti o singole, tutte con i bagni all'interno.
Come spiega il direttore medico, Flavio Girardi, la massima attenzione è rivolta sia alla pulizia delle corsie, con apposite squadre che controllano i lavori dati in appalto e che applicano penali in caso di inadempienze, sia all'igiene delle sale operatorie e degli addetti. Una struttura della direzione si occupa infatti del controllo e dell'applicazione delle procedure, dai protocolli per la disinfezione delle mani degli operatori alla sterilità delle camere operatorie. Il servizio di cucina interno è certificato a livello Ue con ispezioni annuali e garantisce tre diversi menù. Tutto il personale per essere assunto deve conoscere sia la lingua italiana, sia quella tedesca e per le infermiere che vengono da fuori città sono state costruite due palazzine per gli alloggi.

Policlinico Careggi di Firenze - Un grande cantiere dove la ristrutturazione però non ferma l'attività del policlinico. Il più grande ospedale della Toscana, segnato da 23 cantieri aperti e fine lavori annunciata per il 2010, vive certamente alcuni disagi, ma niente che possa far pensare a degrado o abbandono. I padiglioni nuovi, accanto a quelli datati con gli infissi da rifare, danno il senso della trasformazione in atto. Lo dimostra il reparto di medicina generale, che sorge a ridosso di un grande cratere dove sorgerà un nuovo edificio. E a maternità la situazione è simile perché i piccoli nascono a ridosso di un altro cantiere. Ma nei reparti tutto appare in ordine, i corridoi e gli androni sono puliti, cestini ovunque, nei bagni regna l'igiene. L' impressione è confermata dai familiari dei degenti. ''Non ci lamentiamo, rispetto a quello che accade a Roma, qui è un altro mondo'', dicono. ''Ma problemi ci sono - sottolinea Massimo Baroni della Uil -: al nuovo san Luca i letti non passano bene dalle porte, ad esempio, ma non c'è incuria''. Anche nei sotterranei? ''A volte, quando piove forte, si allagano. Ma non sono in abbandono''.

Senza perdere d'occhio la malasanità siciliana...
Ancora all'ospedale Cervello di Palermo - La direzione sanitaria dell'ospedale ''Vincenzo Cervello'' di Palermo ha aperto una indagine interna dopo avere appreso del decesso di una donna di 61 anni che, giovedì scorso, aveva raggiunto il pronto soccorso del nosocomio per presunti problemi cardiaci, e i medici dell'area d'emergenza, secondo i familiari, l'avrebbero rinviata al reparto di cardiologia per una consulenza. Al termine della visita, le era stato consigliato di tornare a casa. Il direttore generale dell'azienda, Francesco Falgares, ha disposto un'indagine interna ''per verificare e conoscere i fatti e perseguire eventuali responsabilità''.
La donna deceduta, 61enni e da oltre 15 anni con una valvola del cuore sostituita, si è sentita male nel pomeriggio di giovedì 4 gennaio. ''E' andata in ospedale per accertamenti - ha raccontato il fratello - ma il cardiologo le ha detto che era tutto regolare, sebbene il medico del pronto soccorso sembrasse favorevole al ricovero. A casa, intorno alla mezzanotte, ha perso i sensi. E' stata accompagnata di nuovo in ospedale, ma il cardiologo, ancora una volta - ha raccontato ancora l'uomo - ha sostenuto che non c'era nulla da temere. Mia sorella è morta una o due ore dopo''. I familiari della pensionata hanno annunciato un esposto ''per accertare eventuali responsabilità dei sanitari, nella speranza che la magistratura apra un'indagine''. La direzione dell'ospedale ha deciso di avviare un'indagine interna, per accertare la verità e sgomberare eventuali dubbi sull'operato dei sanitari intervenuti sulla vicenda.

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08 gennaio 2007
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