Sarkozy e i problemi con la Commissione europea sui rimpatri dei Rom
Accanto al presidente francese il premier Silvio Berlusconi: "L'asse Francia-Italia darà scossa alla Ue"
"Non è questo il modo in cui ci si rivolge ad una grande nazione". Dopo essersi dichiarato "stupefatto" per l'annuncio dell'apertura di una procedura d'infrazione da parte della Commissione Europea per l'espulsione dei rom, il governo francese critica i toni delle durissime dichiarazioni rilasciate ieri dal vicepresidente dell'esecutivo Ue, responsabile per la Giustizia e i diritti fondamentali, Viviane Reding, nella conferenza stampa in cui ha annunciato l'avvio della procedura.
"Il tono che ha usato... non è questo il modo in cui ci si rivolge ad una grande nazione", ha detto ieri in un intervista alla radio Rtl Pierre Lellouche, sottosegretario per gli Affari Europei che ha definito poi un "errore marchiano" il riferimento della Reding al periodo della Seconda Guerra Mondiale.
La Reding, per la quale la discriminazione contro i rom da parte della Francia è "una vergogna", ha infatti detto di essere "sconvolta da una situazione in cui sembra che alcune persone sono rimosse da uno Stato membro della Ue solo per la loro appartenenza ad una minoranza etnica: credevo che l'Europa non avrebbe mai dovuto assistere a questa situazione dopo la Seconda Guerra Mondiale".
Sono "dichiarazioni inaccettabili", ma non vogliamo imbarcarci in "polemiche" con la commissione Europea e il parlamento di Strasburgo. Così fonti della Presidenza francese, citate da Le Monde, hanno commentato invece le parole di Viviane Reding. Le stesse fonti hanno parlato di "dichiarazioni inusuali" da parte del commissario europeo, ma hanno aggiunto che serve "un dialogo calmo per affrontare a fondo le questioni".
Il presidente Nicolas Sarkozy, che inizialmente aveva invitato tutti a moderare i toni e a smettere di alimentare "una sterile controversia", ha poi provocato il commissario Reding: "Che faccia venire i rom nel suo Paese, che li accolga nel Lussemburgo" ha detto, secondo quanto raccontato da alcuni senatori che erano con Sarkozy a una colazione di lavoro.
Sulla questione è intervenuta anche la leader dell'opposizione socialista, Martine Aubry. "L'immagine della Francia è rovinata e non solo in Europa - ha dichiarato - è una vera vergogna per il nostro paese perseguire uomini e donne perché appartengono ad una specifica etnia e non perché hanno commesso dei reati".
Nessun passo indietro si registra però da Bruxelles. La posizione della commissaria Ue alla giustizia e cittadinanza Reding "è quella dell'intera Commissione e del presidente Barroso". Lo ha precisato la portavoce dell'esecutivo di Bruxelles Pia Ahrenkilde Hansen. La decisione sull'apertura o meno della procedura d'infrazione nei confronti di Parigi non è comunque ancora stata presa, ha ricordato la portavoce, ma arriverà "entro due settimane come annunciato dalla commissaria Reding".
Il commissario Reding ha poi voluto fare una precisazione su quanto detto. "Mi dispiace per le interpretazioni - ha detto - che distolgono l'attenzione dal problema, non ho in alcun modo voluto stabilire un parallelo di quel tipo, avevo solo manifestato l'impressione che delle persone fossero espluse da un Paese membro solo per la loro appartenenza a una minoranza etnica. Penso che l'Europa non debba essere più il terreno di azioni del genere dopo la seconda guerra mondiale".
Il presidente dell'esecutivo Ue, Jose Manuel Durao Barroso, e la Commissione Ue difendono a spada tratta il commissario Reding.
"La decisione di avviare una procedura d'infrazione contro la Francia per l'espulsione dei Rom è stata presa con il sostegno del collegio dei commissari e mio personale, dopo consultazioni con me" ha chiarito il presidente Barroso. "La posizione della Commissione è chiara: la legge comunitaria deve essere rispettata, è proibita la discriminazione fondata sulle origini etniche, questo è uno dei valori fondamentali alla base dell'Ue e noi facciamo quanto necessario per assicurare il rispetto di questi principi", ha rivendicato il numero uno dell'esecutivo di Bruxelles, che ha poi ammesso come siano state "equivocate" alcune dichiarazioni rilasciate "a caldo" dalla Reding. "La Reding non voleva stabilire alcun parallelismo tra quanto successo durante la Seconda guerra mondiale ed il presente", ha precisato Barroso, secondo cui "questo è il momento del dialogo: la Commissione concluderà la sua analisi entro due settimane e spero che questo sarà fatto nella massima trasparenza e nel massimo rispetto del diritto comunitario". "Noi faremo tutto quanto in nostro potere - ha ripetuto il presidente della Commissione - perché questo è non solo un nostro diritto, ma un nostro dovere secondo i Trattati".
Anche il cancelliere tedesco, Angela Merkel è intervenuta sul caso, dicendosi d'accordo con la Reding "nella sostanza, ma non nei toni". Poi, il monito degli Stati Uniti: "La Francia e gli altri Paesi rispettino i diritti dei rom", ha detto una fonte del Dipartimento di Stato americano.
A schierarsi con la Francia e con il suo presidente Sarkozy, il premier italiano Silvio Berlusconi. "La questione dei rom non è l'unica con cui l'Europa deve confrontarsi: vi è anche l'immigrazione clandestina" ha detto Berlusconi intervistato dal quotidiano 'Le Figaro', ed ha evidenziato come l'Italia sia particolarmente esposta a questo problema e come "l'Europa non abbia ancora completamente compreso che non si tratta di un problema esclusivamente francese o italiano, o greco o spagnolo". "Il presidente Sarkozy, invece, ne è pienamente cosciente. Noi speriamo - ha detto ancora - che la convergenza franco-italiana aiuti a scuotere l'Europa e ad affrontare il problema attraverso politiche comuni".
Per Berlusconi la commissaria europea ai diritti dei cittadini Viviane Reding "avrebbe fatto meglio ad affrontare la questione (della politica francese dei rom ndr), in privato con i dirigenti francesi prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto". [Adnkronos/Ing]