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Scandali sotto l'ombrellone

Siamo in pieno regime di 'gossipolitica': il teatrino della politica diventa ''teatrino spazzatura''

04 luglio 2008

Ci scusiamo anticipatamente per il linguaggio che andremo subito ad utilizzare per aprire questo articolo, ma non troviamo altre formule linguistiche per dire che: i politici italiani sono dei maestri assoluti per mandare tutto a puttane!
Ecco, lo abbiamo detto e ci siamo tolti un peso dallo stomaco!
Sì, perché alla fine a prevalere su tutto è la stanchezza, la nausea, la repellenza... Uno alla fine non ce la fa più e, come Beppe Grillo insegna, non rimane altro che mandare un vaffanculo a tutti i signori del palazzo, e mandare affanculo tutti i loro discorsi, i loro magheggi, le loro promesse, la loro boria... tutto in malora.
Anche questa estate, col sole che picchia forte e le persone che non vedono l'ora di sdraiarsi sotto l'ombrellone, il gossip ha prevalso su tutto: come un terribile morbo che avviluppa qualsiasi cosa. Purtroppo sono tanti quelli conviti che l'unico desiderio degli italiani è quello di guardare le vite altrui dal buco della serratura, meglio se queste vite altrui sono quelle dei "potenti". Ma non è così (almeno ce lo auguriamo). Certo, la tentazione di crederlo esiste, se ci si rendo conto che una delle più grandi preoccupazioni del capo del governo è quella di fare una legge per "regolamentare" l'utilizzo delle intercettazioni, legge che minaccia anche la galera per quei giornalisti che si azzardano a pubblicarle sui giornali.

"Io ritengo che attualmente stiamo vivendo un momento di emergenza, perché siamo fuori da una società che ha comportamenti civili. Non credo che un Paese possa permettersi ciò che sta accadendo, è accaduto e si prospetta possa accadere. Vale a dire dei privati cittadini si vedono sottratti il loro diritto alla privacy con interventi violenti che possono portare ad un danno in certi casi irreparabile, anche alla loro immagine".
Queste le parole del premier, Silvio Berlusconi , appena un paio di giorni fa, che invocava un decreto legge ad hoc per "necessità e urgenza".
"Giovedì sera ho accettato di andare a 'Matrix' - ha annunciato lunedì scorso il Cavaliere - dove serenamente e pacatamente darò una risposta completa alla domanda sul tema della giustizia". Perché "credo che sia necessario che i cittadini sappiano dal loro presidente del Consiglio che cosa si cerca di far succedere in Italia in questo momento".

Miiii, e che cosa è che si cerca di fare succedere in questo momento in Italia?
Giovedì sera è stato ieri... sera, ma il "loro presidente del Consiglio" non ha svelato nessun arcano. Infatti
Berlusconi ha rinunciato alla puntata di Matrix e quindi ha rinunciato di fatto a dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità al popolo italiano.
Ad annunciare il ripensamento del Cavaliere è stato lo stesso conduttore della trasmissione, Enrico Mentana, dopo aver "saputo da palazzo Chigi che il presidente del Consiglio ha deciso di rinunciare alla puntata". Poco più tardi è arrivata l'ufficializzazione da parte del Premier. "Il governo - si legge nella dichiarazione del Cavaliere diffusa da palazzo Chigi - ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni deviando l'attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell'azione di governo".

Cedere il passo ad argomenti di gossip... Quindi niente "credo che sia necessario che i cittadini sappiano dal loro presidente del Consiglio che cosa si cerca di far succedere in Italia in questo momento", ma solo gossip...

Mentana, un pochetto stizzito, ha commentato ironicamente: "Berlusconi ha fatto il regalo di compleanno a Veltroni...", facendo riferimento al fatto che proprio ieri il leader del Pd ha compiuto gli anni. Quanto al comunicato di palazzo Chigi, Mentana ha aggiunto: "mi sembra chiaro e lineare: Berlusconi ha semplicemente detto: 'Non mi conviene'. Evidentemente il presidente del Consiglio ha valutato l'opportunità o meno di affrontare i temi caldi in questo momento".

Insomma, alla fine niente denuncia in diretta tv a Matrix e, almeno per ora, niente decreto. Non che Silvio Berlusconi sia meno persuaso della necessità di mettere un freno al "malcostume" delle intercettazioni sbattute in prima pagina. Il premier ha deciso che la battaglia andava perlomeno rinviata. Un po' perché oggi di quelle 'temute' conversazioni in mano alla Procura di Napoli (quelle che riguarderebbero Berlusconi, Saccà, starlettine, politici e altri ministrE del governo), non è venuto fuori nulla. Un po' perché, complice anche una triangolazione con Fini e Quirinale, si è deciso di tentare ancora una strada che potesse evitare lo scontro istituzionale.
Così, all'ora di pranzo la decisione di rinunciare all'intervista per raccontare la sua verità su processi e dintorni. E a tarda sera nella convocazione del Consiglio dei ministri di oggi il decreto sulle intercettazioni non figura. Attenzione, questo non esclude che il provvedimento possa essere inserito 'fuori sacco' o che comunque possa essere oggetto di una discussione nella riunione dell'esecutivo.
La decisione del governo di non inserire la questione intercettazioni nell'ordine del giorno del Cdm di oggi ha avuto la sua più "divertente" spiegazione nelle parole di Antonio Di Pietro: "Almeno adesso le cose sono chiare: loro facevano il decreto per impedire che venissero pubblicate queste intercettazioni. Hanno capito che non le pubblicano più e quindi non si fa più il decreto... questo la dice lunga sul modo di agire dell'attuale governo".

Infatti, ad alimentare il dibattito, ancora prima della rinuncia del premier a Matrix, ci aveva pensato il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi che, alludendo ai contenuti di quelle intercettazioni non ancora rese pubbliche, ha dichiarato: "Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo? Il dirimente tra pubblico e privato nella politica nel caso di un capo di governo è molto labile, credo che l'informazione debba prevalere". "Io sono rispettoso al massimo della privacy dei cittadini italiani - ha aggiunto Donadi - ma credo che nella vita di un uomo politico di privacy ce ne debba essere molto poca. Se poi quest'uomo politico riveste cariche istituzionali di massimo rilievo prevale quasi sempre il diritto dei cittadini ad essere informati".

Volente o nolente o... dolente, la provocazione del capogruppo dell'Idv ha subito indicato una possibile strada da percorrere per immaginarsi il contenuto di queste intercettazioni, o meglio un possibile nome da dare a politici e ministre: e quale nome se non quello di Mara Carfagna? Tirata in ballo, diciamo così, il ministro per le Pari opportunità non ha voluto rilasciare commenti ("Non mi occupo di intercettazioni, di gossip, di stupidaggini. Non fanno parte della delega del mio ministero, e quindi non me ne occupo"). Il suo collega di governo, Gianfranco Rotondi, ha invece assicurato che "l'Italia parla al telefono come Berlusconi e non come Eugenio Scalfari: gli italiani scherzano, alludono, dicono pure una porcheria ogni tanto, e gli piace così". "La cultura azionista del giornalismo italiano - ha aggiunto - impedisce la comprensione storica della Dc prima e del berlusconismo poi. Ora credono di illuminare con le intercettazioni le miserie di Berlusconi e, invece, per la gente saranno grandezze".
Illuminate, veramente illuminate...

[Articolo di F.M. - Informazioni tratte da Repubblica.it, Corriere.it, Adnkronos.com]

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04 luglio 2008
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